Tutti gli articoli relativi a: memoria

"Una storia da compiere", di Aldo Schiavone

Italiani. Non è una questione di radici (quelle lasciamole agli alberi; se riferite agli umani, sono solo una brutta metafora). E nemmeno di incancellabili identità (una parola di cui abbiamo francamente abusato, in questi anni). Noi siamo solo il risultato – sempre provvisorio – di una storia. Un esito per molti versi incompiuto: che si può completare o disfare. Sta a noi scegliere. Il discorso con cui il Presidente Napolitano ha aperto a Quarto le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della nostra unità è, nella sua sobrietà, un testo esemplare. Sarebbe bello che venisse letto, nelle scuole, dai nostri studenti: che fosse oggetto dei loro pensieri e della loro riflessione. Vi senti dentro qualcosa di raro e di prezioso, ormai: la capacità di interrogarsi senza pregiudizi sul nostro passato, di rappresentarne, in poche battute, tutta la contraddittoria complessità e di proiettarla sull´oggi, sui nostri problemi e sulle nostre difficoltà. In due eleganti paginette, il punto culminante del Risorgimento – l´impresa di Garibaldi – viene trasformato, con lo studiato aiuto di una classica interpretazione di Rosario Romeo, …

"La nazione oscurata", di Guido Crainz

Non va sottovalutato il valore simbolico e politico delle affermazioni del ministro della Repubblica Roberto Calderoli. Non va sottovalutato il segnale che danno al Paese, proprio perché quel segnale viene dalla forza di governo che appare di gran lunga la più compatta, e sempre più determinante all´interno della coalizione. Certo, anche nelle celebrazioni del 1911 e del 1961 non erano mancati momenti polemici, alimentati dalle forze intellettuali e politiche che si sentivano in qualche modo ai margini del processo (repubblicani, socialisti e cattolici, nel 1911), o non si riconoscevano per intero nell´orizzonte culturale che improntava le celebrazioni (e che risentiva ampiamente, nel 1961, dell´egemonia politica della Democrazia Cristiana). Erano momenti di riflessione – talora anche segnali di delusione, come già nel 1911 – che dialogavano con un´impostazione “forte” e prevalente delle celebrazioni e dell´identità: non ne mettevano in discussione le fondamenta né la svilivano. Erano, insomma, posizioni nobili. Avevano a che fare con un´idea alta di nazione, facevano parte a pieno titolo di quel confronto culturale di cui le identità si nutrono. Non è così …

«Primo Maggio a Portella della Ginestra: il dovere della memoria, il futuro dei diritti», di Andrea Liparoto*

A Portella della Ginestra il Primo Maggio del 2010 un popolo di buona memoria si è dato appuntamento. Un popolo della storia, quella del sogno di una grande primavera di diritti massacrato ignobilmente. Portella della Ginestra, 63 anni fa. Circa duemila persone sono in cammino festanti. Donne, uomini, vecchi, bambini, sui carretti, a dorso di mulo, a piedi. E’ il Primo maggio. La speranza corre sui visi, all’orizzonte una Sicilia nuova, libera. Normale. ll 20 aprile 1947 il Blocco del Popolo (socialisti, comunisti, indipendenti) ha vinto le elezioni regionali capovolgendo gli esiti di quelle per l’Assemblea Costituente che aveva visto il trionfo della DC. La concessione delle terre incolte ai contadini – già stabilita col decreto Gullo nell’ottobre 1944 – non sembra più un miraggio, anche se è costata appena qualche tempo prima sangue. Ancora sangue. L’11 settembre 1945 a Ficarazzi (PA) viene ucciso Agostino d’Alessandro, segretario della Camera del lavoro; il 2 novembre 1946 a Belmonte Mazzagno (PA) tredici banditi uccidono i contadini Giovanni, Vincenzo e Giuseppe Santangelo che facevano parte di una Cooperativa …

A Rosarno con i migranti per i diritti e la legalità

Primo maggio a Rosarno per i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, teatro tre mesi fa di violenti scontri tra immigrati, impiegati nella raccolta degli agrumi, e parte della popolazione locale. La cittadina di Rosarno, nella piana di Gioia Tauro, è diventata ormai da decenni area di sfruttamento di migliaia di africani (ne arrivano almeno mille ogni anno) che per 20 euro al giorno raccolgono arance e mandarini, «prigionieri dei caporali», come sta emergendo anche dall’inchiesta Migrantes della procura di Palmi. I precari dell’Ispra sono stati invitati al Quirinale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la celebrazione della festa del lavoro. Il capo dello Stato ha fatto sapere di aver «seguito con attenzione» la vicenda dell’Istituto, e la lotta dei ricercatori precari che per 59 lunghissimi giorni sono rimasti sul tetto di via Casalotti. Sull’isola dei cassintegrati, all’Asinara, si celebra «la festa del lavoro che non c’è», una mini Woodstock sarda fino al 2 maggio, con artisti sardi e non solo. I cassintegrati hanno invitato tutti i centomila ‘supporter’ radunati su Facebook. Intanto, sul …

"Primo maggio: dove è la festa?", di Ilvo Diamanti

SI È aperta una stagione senza feste civili. Dove i riti della memoria, che danno senso e identità alla nostra Repubblica, vengono guardati – e trattati – con insofferenza e indifferenza, da una parte del paese. In particolare, dalla maggioranza politica di governo. Anzitutto il 25 Aprile, che il premier ha definito “Festa della Libertà”. Non della “Liberazione”. Quasi fosse una celebrazione del suo partito. D´altronde, ha sostenuto un amministratore del PdL, ci hanno liberato gli americani, non i partigiani, che erano comunisti. Abbiamo motivo di credere, inoltre, che anche il prossimo 2 Giugno susciterà fastidio in alcuni settori del centrodestra, in particolare nella Lega. Che vede nel tricolore e nella nazione i simboli di un passato da superare. D´altronde, le celebrazioni dei 150 anni dell´Unità d´Italia, ormai prossime, non sembrano al centro dell´attenzione di questo governo. Anche perché parlare di Unità d´Italia, in un paese tanto diviso, appare un ossimoro. Il Primo Maggio non si sottrae al clima del tempo. Al contrario. Non solo perché evoca le lotte del movimento operaio e sindacale. Una …

"Pio La Torre, 28 anni dopo: ma quanti ricordano?", di Giorgio Frasca Polara

La mattina del 30 aprile 1982, in un agguato mafioso (commissionato dalla cosca Riina-Greco-Provenzano, tutti acciuffati tanti anni dopo), erano assassinati a Palermo il dirigente e parlamentare comunista Pio La Torre ed il suo stretto collaboratore Rosario Di Salvo. Li avevano trucidati con raffiche di mitraglietta e diecine di pistolettate. Una infame vendetta contro l’uomo che con intelligenza, con determinazione e con enorme coraggio aveva voluto lasciare la segreteria nazionale del partito e si apprestava anche ad abbandonare il seggio a Montecitorio per tornare nell’Isola – lui che un ruolo di dirigente politico nazionale se l’era guadagnato con le grandi lotte contadine del dopoguerra, nella campagna contro la base missilistica di Comiso, nella intransigente battaglia contro il gruppo di potere dc che aveva massacrato la sua città e che a sua volta verrà ferocemente eliminato – e qui riassumere l’incarico di segretario regionale del Pci nella consapevolezza della gravità della situazione siciliana. Parlo della terribile stagione di attentati politico-mafiosi che spazza via presidenti di regione e prefetti, ufficiali dei carabinieri e vicequestori, altissimi magistrati e …

25 aprile, la festa macchiata dalla stupidità

Autorità contestate violentemente durante le celebrazioni della Resistenza a Roma e Milano. Il PD presenta un’interpellanza urgente sui mancati controlli. Si è celebrato l’anniversario della Liberazione dell’Italia dall’oppressione del nazifascismo, giorno in cui gli italiani, i partiti, i mezzi di informazione dovrebbero mettere da parte divisioni e polemiche per ricordare una giornata storica; ma non è stato così in due città simbolo della Resistenza: Roma e Milano. Ed è stato davvero per colpa di gesti stupidi. Durante la manifestazione a Porta San Paolo a Roma, la Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini è stata duramente contestata. Parte del pubblico ha iniziato a inveire contro di lei non appena si è avvicinata al palco, dove erano presenti anche il Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, e il Presidente dell’Anpi Massimo Rendina. Dopo le dure invettive rivolte dalla folla alla Polverini del genere: “Fascista, vattene a Casa Pound, ipocrita”, Nicola Zingaretti ha tentato di calmare gli animi e così anche il Presidente dell’Anpi che ha detto: “Rispettiamo le istituzioni libere e democratiche, le abbiamo volute noi”. …