Tutti gli articoli relativi a: memoria

«Ciao 'Bella Ciao'!», di Manuela Ghizzoni*

«Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor. O partigiano, portami via, ché mi sento di morir. E se io muoio da partigiano, tu mi devi seppellir. E seppellire lassù in montagna, sotto l’ombra di un bel fior. E le genti che passeranno mi diranno «Che bel fior!» «È questo il fiore del partigiano morto per la libertà!» O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!»   “Bella ciao” è l’inno più celebre della Resistenza. Un testo tanto semplice quanto potente, che parla di dignità e di libertà dall’oppressore, non invoca odio e tantomeno menvedetta e, forse, è per questo motivo che qualche Sindaco ritiene non possa essere cantato e suonato nel giorno della Festa della Liberazione. Da tempo assistiamo a provocazioni di questo tipo che ci indignano e che offendono la memoria delle vittime del nazifascismo, perché banalizzano la data del 25 aprile, in quanto la considerano priva di significato o, nel peggiore dei casi, la ritengono patrimonio esclusivo di una sola parte politica, così da delegittimarne la Costituzione che ne è …

Festa di Liberazione, festa di tutti

Non piangetemi,non chiamatemi povero. Muoio per aver servito un’idea. (parole scritte con la punta di uno spillo, sulla copertina di una Bibbia, ritrovata nei pressi del luogo dove fu fucilato) Guglielmo Jervis (ingegnere di 42 anni) Mia adorata Pally, sono gli ultimi istanti della mia vita. Pally adorata ti dico a te saluta e bacia tutti quelli che mi ricorderanno. Credimi non ho mai fatto nessuna cosa che potesse offendere il nostro nome. Ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui… fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché la libertà trionfasse. Baci e baci dal tuo e vostro Paggetto Irma. P.s. Vorrei essere seppellita a Sestola. Eccole, le ultime parole di uomini e donne che morirono durante la resistenza. Giovani italiani che combatterono perché l’Italia potesse tornare libera, combatterono non solo per il proprio destino, ma anche per quello del loro Paese e che Giacomoi in un’email ha voluto ricordarci. Un sacrificio che oggi dobbiamo ricordare, più che mai. A loro …

«Garibaldi, da santo a quasi terrorista», di Sergio Rizzo e Gianantonio Stella

La parabola di un’icona. L’800 adorava il condottiero, ora il dileggio leghista. Sui palazzi si scriveva: «Dormì qui per due ore». E si vendeva la pasta con il suo nome . «Così ho trasformato il Sud da terza potenza mondiale in povera colonia italiana: eravamo solo mille… ma siamo stati sufficienti ad arraffare tutto l’oro del Meridione, a smontare le industrie del Sud che davano lavoro a migliaia di operai e a trasferire queste ricchezze al misero Nord». Sono parole messe in bocca a Giuseppe Garibaldi in una cartolina della serie «Garibaldi? No grazie», con tanto di barra di traverso diffusa dai nostalgici del Regno delle due Sicilie. Direte: questa poi! E quando mai è stato il Mezzogiorno la «terza potenza mondiale »? A metà dell’Ottocento? Davanti o dietro gli Stati Uniti? Davanti o dietro l’impero francese? Davanti o dietro l’impero britannico? E dov’erano in classifica, per dire, l’Olanda che controllava immensi possedimenti coloniali o l’impero ottomano? Uno storico sicuramente non filo-unitario come Mario Costa Cardol ricorda che «nel 1860 il Piemonte contava 803 chilometri …

«Carpi rock il 25 aprile e noi ci saremo», di Daniela Amenta

Era il 25 aprile del 1995. Uscì uno dei dischi più memorabili del «red wedge» italiano, il «cuneo rosso» dei musicisti che si trovava a fare i conti con il berlusconismo nascente e i vagiti della Lega. 25 aprile 1995, grande concerto a Correggio per i 50 anni dalla Liberazione. C’erano punk, mondine, vecchi e ragazzini. C’erano i gruppi più amati di quegli anni: gli Afa, i Csi, gli Ustmamò, i Modena City Ramblers a reinterpretare le canzoni della montagna, gli inni partigiani. Ne venne fuori un disco, un libro, un film di Davide Ferrario e Guido Chiesa. Si intitolava «Materiale Resistente», con una introduzione di Neznad Maksumic, poeta bosniaco, che spiegava le regole tragiche per sopravvivere alla guerra. Sulla copertina il cippo in memoria dei fratelli Saltini, Vittorio e Vandina, simili a tanti altri, di pietra umile e con le foto sbiadite ma sempre lì, presente, inamovibile. «La Resistenza è nel territorio, a dispetto degli smemorati, in quei monoliti di cemento o marmo corroso in un improbabile fasto floreale di lauro, edera o plastica. …

Nessuno riscriva la storia. Bersani ricorda la Liberazione

“Può succedere ancora, come allora, che senza accorgercene diamo via dei pezzi di libertà. Per questo bisogna mettere in guardia le nuove generazioni dalla belva che è dentro l’animo dell’uomo. E’ la stessa belva che si sta scatenando in molte parti del mondo e che può tornare anche da noi, sotto diverse forme, se non diciamo ai ragazzi di stare attenti. Per questo dobbiamo combattere perché non sia consentito di riscrivere la storia inventandone un’altra”. Sceglie queste parole Pier Luigi Bersani, in occasione della celebrazione del 25 aprile ad Ansaldo, per rivolgersi ai rappresentanti dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) e soprattutto ai tanti giovani presenti. Il segretario Pd mette in guardia rispetto al pericolo di un fascismo strisciante, meno evidente e, proprio per questo, più pericoloso. “Non accettiamo mistificazioni come il fascismo buono e bonaccione – avverte – perché i massacri con il gas in Etiopia li abbiamo iniziati noi. Basta mistificazioni come quella degli italiani brava gente perchè allora siamo stati capaci di essere cattivi. Il meccanismo di decisione democratica sta subendo delle deformazioni. …

"Ma che storia", di Massimo Gramellini

Dopo le dimissioni di Ciampi, motivate da diplomatiche ragioni di stanchezza, anche Zagrebelsky, Gregoretti e Dacia Maraini meditano di lasciare il comitato dei garanti per le celebrazioni dell’Unità d’Italia, liberando quell’impotente consesso dal peso ingombrante della cultura. Perché a questo dovevano servire i festeggiamenti: a restituire agli italiani un minimo di conoscenza della propria storia. Ci si può dividere fra sabaudi e borbonici, unitari e federalisti, partigiani e repubblichini. Ma solo dopo aver saputo chi diavolo fossero tutti costoro. E cosa potrà mai saperne chi, come Bossi jr, afferma che «il tricolore identifica un sentimento di 50 anni fa», cioè gli Anni Sessanta, periodo di contestazioni studentesche nel quale il tricolore era semmai disprezzato come feticcio borghese? O quel sindaco veneto che per la festa della liberazione dal nazifascismo (1945) vorrebbe sostituire «Bella ciao» con le canzoni del Piave che gli alpini cantavano durante la prima guerra mondiale (1915-18)? L’ignoranza è la dannazione d’Italia dal giorno della sua nascita. La novità è che adesso la si esibisce con orgoglio, recitando quattro frasi lette su un …

"25 aprile, nell´Anpi boom di partigiani junior", di Maria Cristina Carratu

Più che mai rinvigorita. L´Anpi, l´associazione dei partigiani, fa un bilancio alla vigilia del 25 aprile, dal quale risulta che ha raggiunto 110 mila iscritti, nel 2009. Un boom mai visto. Ma soprattutto, dovuto alle nuove leve di «ragazzi partigiani», giovani e perfino giovanissimi che di guerra e Resistenza hanno solo sentito parlare, ma convinti di poter contribuire lo stesso alla causa per cui i partigiani doc lottarono e morirono: la democrazia e la Costituzione. Un 25 aprile in cui non mancano le polemiche. A Mogliano, in provincia di Treviso non si suonerà “Bella ciao”. Anche se il sindaco leghista, Giovanni Azzolini nega: «Nessun problema a far suonare ´Bella ciao´ alla banda comunale, se i partigiani lo chiedono», meglio, però, la ‘Canzone del Piave´, «che celebra il fiume sacro alla patria». Azzolini ricorda di «essere iscritto all´Anpi», non vuole sentire parlare di veti e davanti alle tv locali e sul web canta “Bella ciao” e parla di «fraintendimento». Tuttavia, ritiene che l´inno al Piave è più adatto, «tanto più che proprio da Mogliano la Terza …