Tutti gli articoli relativi a: memoria

Fosse Ardeatine, il dovere della memoria

Napolitano in occasione del 66°anniversario della strage: “Rispettare la Costituzione e le istituzioni”. Delegazione PD partecipa alla commemorazione Ricorre oggi il 66° anniversario dell’ eccidio delle Fosse Ardeatine, il massacro compiuto a Roma dalle truppe di occupazione della Germania nazista il 24 marzo 1944, ai danni di 335 civili e militari italiani, come atto di rappresaglia in seguito a un attacco partigiano, per cacciare le truppe di invasori tedeschi, avvenuto il giorno prima in via Rasella. Per la sua efferatezza e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, è diventato l’evento simbolo della violenza nazista durante il periodo dell’occupazione in Italia. Per non dimenticare, per non ripetere gli errori del passato, per riflettere sulle lezioni che la storia impartisce, il Partito Democratico, con le sue delegazioni, ricorda questa giornata in tutta Italia. A Roma, dove è avvenuta la strage, Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha deposto oggi una corona di fiori davanti alla lapide che ricorda i martiri delle Fosse Ardeatine. Durante la cerimonia di commemorazione dell’eccidio sono intervenuti tra gli altri, …

Biagi, l'omaggio di Stefano Bonaccini

“Un intellettuale di rango che ha pagato con la vita il coraggio delle sue idee”. Il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini ricorda la figura di Marco Biagi nell’ottavo anniversario della sua morte. Ecco la sua dichiarazione «Proprio oggi che giovani, precari, lavoratori flessibili rischiano di pagare il prezzo più alto della crisi, va ricordato che Marco Biagi nel proporre la flessibilità nel mercato del lavoro vi affiancava anche interventi a sostegno del reddito, delle imprese e degli ammortizzatori sociali. Il suo progetto è rimasto purtroppo incompiuto. E se l’ottusa ferocia dei terroristi non ci avesse privato della sua intelligenza, con lui oggi potremmo portare avanti un confronto sulle riforme davvero utili per dare sicurezza ai giovani e rilanciare lo sviluppo del Paese. Vittima anch’egli della cieca e ignobile ferocia del terrorismo che ha insanguinato per decenni la storia repubblicana Biagi ha pagato con la vita il coraggio delle sue idee, così come è stato per Tarantelli, D’Antona, Rossa e tutti gli altri. Marco Biagi resterà nel nostro ricordo come un intellettuale di rango. Per …

Oggi, 32 anni dopo

Il 16 marzo 1978 un commando delle brigate rosse, rapiva Aldo Moro massacrando la sua scorta. “Parliamo sempre di un sistema politico in continua transizione iniziata con l’interruzione del processo che Moro stava costruendo. In quel momento iniziò la disintegrazione del sistema politico precedente e siamo ancora alla ricerca di una stabilità vera nella democrazia italiana”. Lo ha detto la vice presidente della Camera Rosy Bindi che, insieme al vice presidente del Senato Domenico Nania ha deposto una corona d’alloro in via Fani in ricordo delle vittime uccise durante il rapimento di Aldo Moro. La Bindi ha deposto anche una seconda corona, quella del Pd, insieme al segretario nazionale del partito Pier Luigi Bersani. Nel sottolineare che ”via Fani ha privato tante famiglie dei propri cari” Bindi ha detto che “Aldo Moro è stato tolto alla sua famiglia e a tutto il Paese in un momento in cui stava costruendo una fase importante della nostra vita democratica. Si stava portando a compimento la democrazia attraverso una reciproca legittimazione a governare dei due grandi partiti del …

Basta volgarità sulla storia del Risorgimento

Pubblichiamo un estratto del discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica durante l’incontro all’Accademia dei Lincei che ieri ha aperto le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Con l’avvicinarsi del centocinquantenario si vedono emergere, tra loro strettamente connessi, giudizi sommari e pregiudizi volgari sul quel che fu nell’800 il formarsi dell’Italia come Stato unitario, e bilanci approssimativi e tendenziosi, di stampo liquidatorio, del lungo cammino percorso dopo il cruciale 17 marzo 1861. C’è chi afferma con disinvoltura che sempre fragili sono state le basi del comune sentire nazionale, pur alimentato nei secoli da profonde radici di cultura e di lingua. E chi sostiene che sono state sempre fragili, comunque, le basi del disegno volto a tradurre elementi riconoscibili di unità culturale in fondamenti di unità politica e statuale. E c’è chi tratteggia il quadro dell’Italia di oggi in termini di così radicale divisione, da ogni punto di vista, da inficiare irrimediabilmente il progetto unitario che trovò il suo compimento nel 1861. *** Noi abbiamo da fare come italiani il nostro esame di coscienza collettivo cogliendo …

"Mani pulite la memoria è finita", di Mario Calabresi

Per cancellare il ricordo, ogni prudenza e la paura, per ricostruire la spavalderia, il senso di impunità e l’arroganza sono serviti 18 anni. Una generazione. Un giro completo di giostra che sembra riportarci alla casella di partenza: 17 febbraio 1992. Diciotto anni fa, l’anniversario esatto cade mercoledì prossimo, veniva arrestato il presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio – ospizio per anziani milanese – mentre riceveva una tangente di sette milioni di lire. Si chiamava Mario Chiesa e con quelle manette prendeva il via la stagione di Mani Pulite. In quei giorni si affacciavano sulla scena politica di Milano facce nuove, pulite, che promettevano di parlare una lingua diversa: tra queste quella del leghista Pier Gianni Prosperini e di un gruppo di ragazzi della Gioventù liberale. Il primo è finito in carcere prima di Natale con l’accusa di aver incassato una tangente da 230 mila euro, mentre per uno dei giovani liberali – Camillo Pennisi detto Milko – le manette dei carabinieri sono scattate giovedì, mentre si faceva dare da un imprenditore cinquemila euro in contanti …

"Noi italiani senza memoria", di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo

Era questo il Paese che sognavano Ernesto, Luigi, Enrico e Giovanni Cairoli e tutti gli altri ragazzi morti perché noi italiani stessimo insieme? E’ questa l’«Italia redenta, pura di ogni macchia di servitù e di ogni sozzura d’egoismo e corruzione» che immaginava Mazzini nella lettera alla madre Adelaide («Voi che li avete veduti sparire a uno a uno…») dove si diceva certo che la memoria di quei fratelli sarebbe rimasta in eterno «simbolo a tutti del dolore che redime e santifica»? Mah… Centocinquanta anni dopo, il nostro è uno strano Paese che non conosciamo bene. Un Paese che, lasciandosi alle spalle secoli di povertà, violenza e degrado che ancora a metà dell’Ottocento spinsero Charles Dickens a scrivere pagine cupe in Visioni d’Italia, ha vissuto tra mille contraddizioni decenni di recupero e sviluppo fino al formidabile boom che ci portò ai primissimi posti nel mondo. Un Paese dai paesaggi bellissimi e insieme sfregiato da orrori urbanistici. Traboccante di intelligenze, ma il più delle volte sprecate. Ricco come nessun altro di opere e città d’arte ma incapace …

"Ho perdonato la killer di papà", intervista a Vittorio Bachelet di Antonella Rampino

L’atrio, la grande vetrata della facoltà di Scienze Politiche a Roma, è rimasto lo stesso» dice Giovanni Bachelet. In quell’atrio lui non ha mai visto «un lenzuolo di tela grossa, e sotto qualcosa come un fagotto, o un animale abbattuto e dal quale spuntava invece una fronte e un ciuffo di capelli grigi», secondo il racconto che ne fece Giampaolo Pansa. Alle 11 e 50 del 12 febbraio 1980 il professor Vittorio Bachelet, vicepresidente del Csm di Sandro Pertini, era stato spinto in un angolo da una studentessa agitata, nell’atrio desertificato «da una telefonata con la quale i brigatisti avevano lanciato l’allarme per una bomba, per questo eravamo lì soli», racconterà poi Rosy Bindi, testimone oculare dell’assassinio. Quella ragazza agitata e con la pistola in mano si chiamava Laura Braghetti. Strattonò il professore perché si girasse verso di lei, e gli esplose tre colpi di pistola nella pancia. «L’ho incontrata per caso qualche anno fa, in una cosa organizzata dal comune di Roma sulle carceri», racconta Giovanni Bachelet. «Non l’avevo cercata, il perdono è un’altra …