Tutti gli articoli relativi a: memoria

“Il Muro. Quel giorno che cambiò la storia”, di Paolo Soldini

Quando cominciò a cadere il Muro di Berlino? Bella domanda. Ognuno che abbia vissuto da testimone quei giorni di vent’anni fa ha una sua risposta. La mia è in una serie di immagini. La prima: Helmut Kohl che saltella su per i gradini del palco al congresso federale della Cdu a Brema. È il 13 settembre del 1989. Il cancelliere è arrivato al capolinea, dicono. La fronda interna lo sta spingendo verso le dimissioni, o almeno verso la rinuncia alla ricandidatura. Lui è anche malato, si è saputo, roba di cuore. Forse è a un passo dalla resa. E invece eccolo salire sul podio come un ragazzino. Il suo faccione si stende in un sorriso: lo ha chiamato Miklós Németh, il primo ministro ungherese. Stiamo aprendo la frontiera – gli ha detto – e ci sono decine di migliaia di tedeschi dell’est che passeranno in Austria. Lo stillicidio dei passaggi attraverso la cortina di ferro diventata cortina di burro per volontà dei riformisti ungheresi è durato tutta l’estate. Ma adesso arriva il colpo grosso, e …

“Tian An Men: memorie di sangue a vent’anni dal massacro”, di Francesca Ortalli

Ma Jian apre il suo computer. È seduto a tavola e sta ancora facendo colazione in albergo, sono le dieci del mattino. «Ecco – dice- questo è quello che è successo a Tian An Men». L’impatto è fortissimo, sullo schermo scorrono immagini agghiaccianti. Bisogna staccare lo sguardo, prendere fiato e poi riavvicinarsi poco per volta, mentre lui racconta la lunga sequenza di morte. «Questa l’ho scattata io – spiega, mostrando la folla che riempie lo spazio enorme di Tien An Men – Era l’inizio dell’occupazione della piazza, verso metà maggio. Non eravamo ancora martiri ma solo studenti che volevano cambiare il mondo». Ma Jian è a Cagliari, ospite del festival di letteratura «Tutte storie». La forza della memoria, la sua e quella di tanti altri, diventa un’arma per ricordare una storia che non può essere cambiata, nonostante le cortine fumogene ora spazzate via dalla crudezza delle immagini. Sono state mostrate per la prima volta ieri. Vent’anni dopo sono ancora lì, a ricordare quei giovani studenti che sorridevano prima di diventare cadaveri straziati dalle pallottole e …

Napolitanto: la Resistenza ha ridato dignità e libertà all’Italia

La Resistenza ha ridato all’Italia dignita’ e le ha restituito i valori fondamentali della liberta’ e dell’indipendenza. E’ quanto tiene a sottolineare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al termine della cerimonia a Porta San Paolo, nel 66° anniversario dell’8 settembre 1943 che segna l’inizio della Resistenza contro l’occupazione nazista a Roma. “Tanti partigiani e tanti militari hanno combattuto e hanno perso la vita per ridare dignita’, indipendenza e liberta’ all’Italia. Questi sono valori fondamentali”, rimarca Napolitano che poi ricorda: “Siamo alla vigilia, io spero, dell’inizio dell’attivita’ celebrativa del 150° anniversario dell’Unita’ d’Italia”. E in tal senso, il capo dello Stato rimarca “la continuita’ tra le battaglie del Risorgimento e le altre che hanno garantito lo sviluppo dello Stato nazionale, unitario e democratico”, fino appunto alla Resistenza celebrata oggi a Roma. (Adakronos 08.09.09)

“I ragazzi di Beslan”, di Leonardo Coen

Mille ostaggi in una scuola dell’Ossezia del Nord. Tre giorni di assedio. Oltre 300 morti. Dopo 5 anni ecco i racconti dei superstiti. Cinque anni fa, la mattina dell’1 settembre, un commando terrorista prese in ostaggio più di mille tra alunni, insegnanti e parenti: era il primo giorno di scuola a Beslan. Per 52 ore la cittadina osseta tenne il mondo con il fiato sospeso. Poi il blitz delle forze speciali russe: 334 morti, 186 erano bambini I sopravvissuti hanno ancora addosso i segni della tragedia. Ecco le loro storie Vika oggi ha 19 anni: “Non ho più paura di niente, il peggio io l’ho già conosciuto”. Ieri la cerimonia in ricordo delle vittime. La rabbia dei familiari Assente Medvedev. Dell’istituto resta lo scheletro. Intorno tante bottiglie d’acqua: i bimbi non potevano bere. Vika Ktsoeva oggi ha 19 anni: è una bella ragazza dai capelli scuri, e dalle ciglia lunghe. È pure una gran ballerina: le piacciono le danze nazionali ossetine. Frequenta il secondo anno dell’università statale di Ammistrazione, a Mosca: ha scelto il corso …

“I nazisti in libertà”, di Franco Giustolisi

Girano tranquilli, indisturbati, liberi per il mondo, i più in Germania e in Austria. Eppure sono assassini, anzi pluriassassini. Eppure sono stati condannati all’ergastolo con sentenze definitive. Eppure si sono macchiati di delitti che ogni civiltà rifiuta: stupri, rapine, violenze di ogni tipo, massacri a danno di civili inermi perché vecchi, perché donne, perché bambini, perché adulti che avevano per le mani solo arnesi casalinghi o di lavoro. Sono una ventina, scherani delle SS, che insieme alle camice nere di Salò hanno sparso sangue nel nostro paese, fra l’8 settembre del 1943 e il 25 aprile del 1945. Un mare di sangue perché le loro vittime, la cui conta che ora l’Anpi nazionale chiede che venga fatta, assommano a decine e decine di migliaia, compresi i nostri soldatini ammazzati dopo che avevano alzato bandiera bianca. Nei loro naturali e giusti alloggiamenti di questi carnefici ce ne sono soltanto due: Erich Priebke, uno degli sterminatori delle Ardeatine, la sua storia è troppo nota per raccontarla ancora, è agli arresti domiciliari con licenza di passeggiate cittadine; e …

“Romanzo popolare. «In sella a una bicicletta per sfidare il nazismo»”, di Walter Veltroni

Pubblichiamo dall’Unità un’anticipazione di “Noi”, il nuovo libro di Walter Veltroni per Rizzoli che uscirà il 26 agosto. Viaggio nella memoria degli italiani che unisce eventi storici – le bombe del ’43 a Roma e il terremoto dell’Irpinia – agli oggetti, le canzoni e i tic di un’identità collettiva. «Per Giovanni andare in bicicletta significava sentirsi vivo. Era come una parte di sé, come se le due ruote fossero gambe, oppure ali. Era il suo unico modo di conoscere liberamente ciò che era fuori dall’orizzonte della sua famiglia, della sua casa, del suo quartiere. Quando si teneva forte al manubrio e frenava in discesa, con il ciuffo che gli si alzava per il vento, si sentiva il padrone del mondo. La bicicletta era libertà e scoperta. Giovanni pensò che forse proprio per questo i nazisti ne avevano paura. Pensò che quel senso e quella possibilità di libertà fossero incompatibili con le scarpe chiodate e le marce al passo dell’oca e quegli elmetti squadrati e truci come la croce uncinata, che gli metteva il gelo addosso. …

“Napolitano: “Aspetto risposte sull’Unità d’Italia dal governo”, di Federico Geremicca

Il Presidente della Repubblica si dice preoccupato dai ritardi: «Se ho scritto una lettera è per avere chiarimenti» Di certo avrebbe preferito trascorrere le sue brevissime vacanze leggendo altro – almeno sui quotidiani – piuttosto che lo stillicidio di polemiche distillate dall’estate leghista. I dialetti nelle scuole, i test agli insegnanti, le bandiere regionali affianco al tricolore, la zuffa intorno all’inno di Mameli… Nulla, insomma, che possa aver fatto particolarmente piacere a Giorgio Napolitano, nella sua doppia veste di simbolo e garante dell’unità nazionale e di meridionale e meridionalista convinto. Chi gli sta vicino o fa la spola tra i «palazzi» e la tenuta presidenziale di Castel Porziano giura che il Capo dello Stato si sia a ragion veduta astenuto dall’intervenire. «Non è questione che si possa affrontare con una battuta. Ci sto riflettendo… Del resto – dice il Presidente – il rovescio della medaglia in questione è la situazione del Mezzogiorno e lo stato di estremo disagio in cui versano le nostre regioni meridionali». Di questo parlerà certamente presto, magari anche prima della visita …