Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

"Papà non paga? E a scuola spunta la mensa separata", di Fabio Poletti

A Cavenago di Brianza, che più Brianza non si può, è scoppiata la guerra del panino. Da una parte ci sono due sorelline di origini siriane di 7 e 9 anni che hanno rischiato di saltare il pasto alla scuola elementare Ada Negri perché i loro genitori non avevano pagato il buono mensa. E come loro rischia di fare la stessa fine un altro centinaio di bambini non in regola con la retta della refezione che costa 4 euro e 20 centesimi a testa al giorno. Dall’altra parte c’è la società che gestisce la mensa, la multinazionale francese Sodexo – che nel 2011 ha fatturato nel mondo 16 miliardi e 47 milioni di euro – che piange per un avanzo da 23 mila euro di rette non pagate, solo in questa scuola prefabbricata a un piano con un giardino spelacchiato attorno, che ospita 600 bambini tra elementari e medie e una palestra. La Sodexo che vuole i suoi soldi ha minacciato di dare ai bambini con i genitori inadempienti un panino vuoto e un succo …

"Papà non paga? E a scuola spunta la mensa separata", di Fabio Poletti

A Cavenago di Brianza, che più Brianza non si può, è scoppiata la guerra del panino. Da una parte ci sono due sorelline di origini siriane di 7 e 9 anni che hanno rischiato di saltare il pasto alla scuola elementare Ada Negri perché i loro genitori non avevano pagato il buono mensa. E come loro rischia di fare la stessa fine un altro centinaio di bambini non in regola con la retta della refezione che costa 4 euro e 20 centesimi a testa al giorno. Dall’altra parte c’è la società che gestisce la mensa, la multinazionale francese Sodexo – che nel 2011 ha fatturato nel mondo 16 miliardi e 47 milioni di euro – che piange per un avanzo da 23 mila euro di rette non pagate, solo in questa scuola prefabbricata a un piano con un giardino spelacchiato attorno, che ospita 600 bambini tra elementari e medie e una palestra. La Sodexo che vuole i suoi soldi ha minacciato di dare ai bambini con i genitori inadempienti un panino vuoto e un succo …

"Dat: perché sarebbe meglio evitare la legge", di Stefano Semplici

Solo con una robusta dose di ingenuità si poteva immaginare che questa legislatura si sarebbe conclusa senza che si tornasse a discutere del disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Non si tratta, a questo punto, di dare ragione a chi sostiene che tanto lavoro non merita di andare sprecato piuttosto che a coloro che denunciano il significato tutto strumentale ed elettorale della pretesa di approvare definitivamente il testo. Gli uni e gli altri recitano la loro parte in un copione scontato. È meglio allora restare sui contenuti del disegno di legge, per capire cosa accadrebbe davvero e trarne un sommesso suggerimento. Il testo contiene una incongruenza palese, che rende impossibile la chiara identificazione della platea dei destinatari. Nell’art. 1 e nel comma 1 dell’art. 3 ci si riferisce ai soggetti incapaci di intendere e di volere e dunque, per citare solo l’esempio più facile, alle centinaia di migliaia di malati di Alzheimer che si trovino in uno stato avanzato della loro malattia. Ma nel comma 5 dello stesso art. 3 si specifica che …

"Dat: perché sarebbe meglio evitare la legge", di Stefano Semplici

Solo con una robusta dose di ingenuità si poteva immaginare che questa legislatura si sarebbe conclusa senza che si tornasse a discutere del disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Non si tratta, a questo punto, di dare ragione a chi sostiene che tanto lavoro non merita di andare sprecato piuttosto che a coloro che denunciano il significato tutto strumentale ed elettorale della pretesa di approvare definitivamente il testo. Gli uni e gli altri recitano la loro parte in un copione scontato. È meglio allora restare sui contenuti del disegno di legge, per capire cosa accadrebbe davvero e trarne un sommesso suggerimento. Il testo contiene una incongruenza palese, che rende impossibile la chiara identificazione della platea dei destinatari. Nell’art. 1 e nel comma 1 dell’art. 3 ci si riferisce ai soggetti incapaci di intendere e di volere e dunque, per citare solo l’esempio più facile, alle centinaia di migliaia di malati di Alzheimer che si trovino in uno stato avanzato della loro malattia. Ma nel comma 5 dello stesso art. 3 si specifica che …

Giornalisti: Ghizzoni, carcere per Sallusti incompatibile con stato di diritto

In Commissione Cultura provvedimenti per revisione norme. “L’ipotesi di carcerazione per reati di opinione non è compatibile con uno Stato di diritto. – lo dichiara Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della camera dei Deputati, commentando la notizia, annunciata dal quotidiano “Il Giornale”, della condanna a 14 mesi del direttore Alessandro Sallusti. – Da presidente della commissione Cultura farò quanto è in mio potere per avviare procedimenti che impegnino il Parlamento ed il Governo ad una revisione delle norme penali vigenti per i reati commessi nell’esercizio della professione giornalistica, a partire dal reato d’opinione.” ******* “QUANDO UN DIRETTORE RISCHIA LA GALERA”, di Giovanni Valentini Qui però non si tratta soltanto di una divergenza d’opinioni, di un dissenso politico o culturale. Né tantomeno di una malintesa solidarietà professionale, da manifestare a un collega come un obbligo di categoria o una difesa d’ufficio. La vicenda tocca un nervo scoperto del rapporto fra giustizia e informazione, coinvolgendo tutti noi cittadini di questa Repubblica. Il rischio che mercoledì prossimo il direttore del «Giornale» possa finire in …

"La Corte Europea e quel «no» alla diagnosi preimpianto", di Marilisa D’Amico

Vi sono molti motivi per chiedere al Governo di non impugnare la sentenza della Corte di Strasburgo (Costa e Pavan c. Italia) che ha riconosciuto all’unanimità che il divieto di accesso alla diagnosi genetica preimpianto previsto dalla legge n. 40 per le coppie portatrici di gravi malattie genetiche viola l’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Dal punto di vista di principio, innanzitutto, la decisione europea ha affermato l’incoerenza di sistema del divieto, rispetto alla possibilità garantita dal nostro ordinamento di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza per quegli stessi motivi che fondano la richiesta di accesso alla diagnosi preimpianto. In secondo luogo la Corte ha dichiarato l’irragionevolezza della compromissione del diritto della coppia al rispetto della propria vita familiare. I motivi che fondano la richiesta di non rinviare il caso alla Grande Camera sono di ordine tecnico-giuridico e prescindono dalla considerazione, pure non di poca consistenza, per la quale sembrerebbe veramente crudele che il Governo, con un suo atto, cerchi di impedire a quei ricorrenti di godere di un diritto riconosciuto e quindi da …

"La Corte Europea e quel «no» alla diagnosi preimpianto", di Marilisa D’Amico

Vi sono molti motivi per chiedere al Governo di non impugnare la sentenza della Corte di Strasburgo (Costa e Pavan c. Italia) che ha riconosciuto all’unanimità che il divieto di accesso alla diagnosi genetica preimpianto previsto dalla legge n. 40 per le coppie portatrici di gravi malattie genetiche viola l’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Dal punto di vista di principio, innanzitutto, la decisione europea ha affermato l’incoerenza di sistema del divieto, rispetto alla possibilità garantita dal nostro ordinamento di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza per quegli stessi motivi che fondano la richiesta di accesso alla diagnosi preimpianto. In secondo luogo la Corte ha dichiarato l’irragionevolezza della compromissione del diritto della coppia al rispetto della propria vita familiare. I motivi che fondano la richiesta di non rinviare il caso alla Grande Camera sono di ordine tecnico-giuridico e prescindono dalla considerazione, pure non di poca consistenza, per la quale sembrerebbe veramente crudele che il Governo, con un suo atto, cerchi di impedire a quei ricorrenti di godere di un diritto riconosciuto e quindi da …