Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

Sentenza tedesca: «Per i profughi l’Italia è un inferno», di Roberto Brunelli

Per i profughi stranieri l’Italia è un inferno. Ai richiedenti asilo viene riservato un «trattamento inumano e umiliante». I migranti rischiano di condurre una vita «al di sotto della soglia di povertà», e quasi sempre sono costretti a vivere senza un tetto sulla testa. Giudizi impietosi, scolpiti nel marmo. Come si parlasse della Siria, o della Libia. Invece è il Bel Paese a essere nel mirino. Stiamo parlando di una sentenza del tribunale civile di Stoccarda, che con quelle argomentazioni vieta alle autorità tedesche il trasferimento di una famiglia di rifugiati palestinesi in Italia. La notizia campeggiava ieri con grande evidenza sul sito on line dello Spiegel. Che non mancava di ricordare che «l’Italia è uno degli Stati fondatori dell’Unione europea, è un Paese che si vanta della sua ospitalità e nonostante la crisi attuale è ancora la terza economia dell’Eurozona». È dall’Italia che la famiglia palestinese era giunta in Germania. È vero, ammette lo Spiegel, che il Paese è letteralmente travolto dai richiedenti d’asilo. Però non è la prima volta che un tribunale stabilisce …

"L'Italia senza una legge sulla tortura tradisce la convenzione europea", di Gian Antonio Stella

Cesare Beccaria non avrebbe mai immaginato che due secoli e mezzo dopo il suo Dei delitti e delle penel’Italia sarebbe stata ancora priva di una legge contro la tortura. E la lettera che Amnesty International ha inviato al governo ricordandogli l’impegno a introdurre il reato, impegno violato da 25 lunghissimi anni, è un atto d’accusa che ci umilia. Era il 1987, quando l’Europa invitò gli Stati membri a ratificare la convenzione contro la tortura. Alla Casa Bianca c’era Ronald Reagan, al Cremlino Michail Gorbaciov, la Dc aveva il 34% dei voti, Napoli era in delirio per lo scudetto vinto grazie a Maradona, mezza Italia era innamorata di una Whitney Houston apparsa bellissima a Sanremo e i membri di un gruppo di ricerca di Pisa giravano gli atenei per spiegare come avevano fatto a collegarsi per la prima volta a Internet, di cui quasi tutti ignoravano l’esistenza. Insomma, era tantissimo tempo fa. Già il 7 marzo 1988 l’Ansa segnalava che il governo maltese aveva provveduto a ratificare la convenzione europea e spiegava che «il governo italiano …

"L'intolleranza morbida", di Adriano Prosperi

“L’Italia ha iniziato un percorso di guerra durissimo – ha detto ieri il presidente Mario Monti – una guerra contro i pregiudizi diffusi”. Si riferiva a quelli sugli italiani e sull’affidabilità finanziaria del paese. Chissà se qualcuno degli ascoltatori, nella sala del convegno dell’Associazione bancaria italiana, ha pensato per un attimo ai pregiudizi e alle discriminazioni degli italiani verso gli “altri”. Il mondo del pregiudizio diffuso e della discriminazione legalizzata dovrebbe richiedere qualche attenzione da parte di un governo degno di questo nome. La minaccia latente dei conflitti identitari del mondo attuale può essere tollerabile in condizioni normali, ma diventa devastante quando la violenza dello sfruttamento e il vilipendio dei diritti umani sono lasciati liberi di scatenarsi. Secondo i più aggiornati rapporti periodici dell’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) il fenomeno della discriminazione razziale è in forte crescita in Italia. Lo documenta una fitta serie di rilevazioni che riguardano l’accesso ostacolato o negato ai diritti primari di lavoro, casa, sanità, istruzione. Nei primi mesi del 2012 gli episodi accertati hanno superato il totale dell’anno precedente. Sono …

"Mercato del lavoro e diseguaglianze", di Chiara Saraceno

C’è un dato relativamente nuovo nel Rapporto Ocse sulle prospettive dell’occupazione, per quanto riguarda l’Italia: l’aumento della disoccupazione di lunga durata. Contrariamente ad ogni mitologia sugli effetti benefici, per il dinamismo del mercato del lavoro, della flessibilità in uscita, emerge che chi perde il lavoro difficilmente ne trova un altro entro uno, e persino due anni. Nel migliore dei casi, la flessibilità in uscita si trasforma in turn-over, in sostituzione di un lavoratore con un altro. Nel peggiore, e più frequente, si trasforma semplicemente in perdita sia di lavoro per chi lo aveva, sia di occupazione complessiva. L’anno scorso il 51,9% dei disoccupati lo era da più di 12 mesi contro il 48,5% nel 2010. Oltre alla mancanza di reddito, questo dato nasconde enormi rischi di perdita di capitale umano e professionale e di fiducia nel futuro. Contribuisce anche ad alimentare il fenomeno dei lavoratori scoraggiati, ovvero di coloro che non cercano più un’occupazione ed escono, almeno ufficialmente, dalle file degli attivi. Lo aveva già segnalato una nota dell’Istat l’aprile scorso, allorché aveva evidenziato come …

"La sanità italiana non regge davanti a nuovi tagli", di Carlo Buttaroni Presidente Tecné

Spending review. È questa la parola magica che esprime l’idea di tagli progressivi alla spesa pubblica, accusata di essere la principale responsabile del debito dello Stato e conseguentemente dell’aggravarsi della crisi finanziaria. Anche se, in realtà, la spesa pubblica è solo un mezzo il principale attraverso il quale la politica governa lo sviluppo e agisce per raggiungere obiettivi di equilibrio sociale, correggendo eventuali distorsioni e iniquità. Se utilizzata in modo inefficiente (com’è avvenuto, ad esempio nell’Italia degli anni ‘80) produce effetti negativi; al contrario, quando è usata in modo da favorire la crescita e il benessere, è in grado di attivare processi virtuosi, talmente potenti da riuscire a invertire il segno negativo degli eventi. Come nel ’29, quando gli Stati Uniti risposero alla grande crisi con altrettanti grandi investimenti pubblici. Una scelta che permise agli americani di diventare una potenza economica mondiale. La ripresa economica conseguente a quelle scelte, e ancor più le politiche d’intervento pubblico nell’economia e nel welfare in Europa, hanno assicurato all’occidente un lungo periodo di prosperità e crescita. Oggi, i grandi …

"Ricerca choc. Sono i figli le altre vittime della violenza domestica", di Mariagrazia Gerina

Federico, lo chiameremo così, ha solo undici anni. Sua sorella, appena nove. Ma sa già come funziona la violenza, sa che ha un andamento ciclico. Sa che per quanto terribile sia l’esplosione di rabbia, prima o poi, finirà. E dopo, comunque, tornerà una specie di calma. Per questo mentre guarda sua fratello che si dimena, non si scompone. Federico sembra una furia. Urla, tira calci. Non c’è verso di calmarlo. E chi ci prova, si ritrova un morso sul braccio. Sua sorella, invece Sofia la chiameremo se ne resta in disparte. Assiste impassibile alla scena. «Non vi preoccupate», rassicura le operatrici del Centro Antiviolenza dove lei e Federico sono ospiti da qualche giorno insieme alla madre: «Fra un po’ si calma, papà fa la stessa cosa con mamma e poi smette…». Scene dall’inferno domestico, da cui con fatica le donne vittime di violenza cercano di risalire, insieme ai loro bambini. In un anno, più di mille donne vittime di violenza si sono rivolte al Telefono Rosa, in cerca di aiuto. In nove casi su dieci, …

Quel delitto che l'Italia non punisce", di Vladimiro Zagrebelsky

La sentenza della Cassazione conclude sul piano della giustizia penale una vicenda nazionale tra le più gravi. Riferendosi ai dirigenti della polizia e agli agenti che avevano agito nella scuola Diaz in coda alla giornata di proteste contro il G8 del 2001, la Corte di appello di Genova, nella sentenza che ora la Cassazione sostanzialmente ha confermato, aveva parlato di «tradimento della fedeltà ai doveri assunti nei confronti della comunità civile» e di «enormità dei fatti che hanno portato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero». I fatti sono noti. Per giustificare l’irruzione nella scuola vennero portate al suo interno delle bottiglie molotov per attribuirne il possesso ai manifestanti che vi si erano raccolti e che poi, tutti insieme, furono arrestati. E’ noto anche che costoro furono minacciati ed umiliati dalle forze di polizia, violentemente colpiti, feriti anche gravemente. Decine di persone, molte straniere, furono ferite, due furono in pericolo di vita. Le imputazioni hanno riguardato la calunnia nei confronti degli arrestati, la falsificazione dei verbali di arresto. Le violenze sulle persone hanno dato …