"Italia, troppi primati negativi", di Guelfo Fiore
Mandare a quel paese le agenzie di rating, ammettiamolo, dà gusto. Soprattutto se a farlo con noi sono i mitici “mercati”, fregandosene delle bocciature distribuite con irritante prodigalità. Compiuta però la gradevole operazione non è che ci ritroviamo meno malconci di prima. Forse la serie B assegnataci da Standard&Poor’s, in attesa che le sorelle la imitino, non è meritata, ma in quante altre classifiche l’Italia sta messa proprio male. Non avranno, queste graduatorie, le stesse conseguenze delle retrocessioni decise da “Qui, Quo e Qua” – come le spernacchia Romano Prodi – però non ci fanno fare lo stesso una bella figura. E alla fine, sommate, danno materia agli estensori di outlook negativi e giustificano mortificanti downgrade. Per cominciare, la più fresca, fornita qualche giorno fa dal ministro Severino alle camere: da noi occorrono in media 1210 giorni per conoscere, in primo grado, l’esito di un processo civile, siamo all’ultimo posto tra i paesi Ocse; secondo il “Rapporto doing business” l’Italia è al 157° posto su 183 paesi censiti per il recupero di un credito commerciale: …
