Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

«Ora raccontiamo la violenza sulle donne», di Claudia Voltattorni

La viceministra Guerra: il 90 per cento delle vittime non fa denuncia. «La violenza sulle donne non è una questione solo per donne». No. La violenza sulle donne «riguarda tutti». Chi la subisce. Chi la compie. Chi assiste. Prima, durante, dopo. «È da qui che bisogna partire se si vuole affrontare il problema: conoscere il fenomeno è il primo passo per combatterlo». E va fatto «con la partecipazione di tutti». Istituzioni, amministrazioni, associazioni, operatori sul campo, insegnanti, forze dell’ordine, avvocati, giudici, volontari: li ha messi tutti insieme attorno a un tavolo Maria Cecilia Guerra, viceministro del Lavoro con delega alle Pari Opportunità. «Lo stabilisce una legge, quella sul femminicidio», spiega quasi con modestia. Ma poi sorride: «Se si lavora insieme, si possono fare delle cose buone». È con questo spirito che è partita la task force contro la violenza sulle donne. Apertura e collaborazione a tutti i livelli coordinata dalle Pari Opportunità per realizzare il «Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere», previsto dall’articolo 5 della legge sul femminicidio appena approvata. «Stavolta …

“Vent’anni di nausea”, di Valeria Viganò

E arrivarono le motivazioni della sentenza Ruby. Ne avevamo bisogno per fare chiarezza su una vicenda sordida, sporca di sesso e potere? No, tutto era molto limpido già dalla notte della telefonata di Berlusconi. Quella fatta per liberare e affidare la «nipote di Mubarak» alla cura educativa della igienista personale del Cavaliere. Ci sono voluti tre interminabili gradi di giudizio. Leggere nuovamente del vecchio satrapo e delle sue ancelle non cancella il disgusto di fronte a una marcescenza della carne e al vizio corrotto nella mente retriva di un settantenne che si crede immortale e vuole merce fresca. Ma non sorprende più, conosciamo ormai tutto, anzi stanca, annoia, è come una barzelletta ripetuta allo sfinimento, che a metà, siccome la si sa a menadito, ti fa alzare gli occhi al cielo e sbuffare. Vedere la foto dell’ex premier e della ragazza allora minorenne tra le prime notizie relative a questo Paese, provoca la nausea. Sentire il coro greco che accompagna una sentenza più che corretta, e usa parole totalmente incongrue rispetto alla verità di fatti …

“Uomini la questione maschile”, di Adriano Sofri

Pressochè ciascuno, se guarda abbastanza in profondità dentro se stesso (non troppo in profondità: si annega), se è capace di ricordare la propria formazione di maschio, paura e spavalderia, ignoranza e presunzione, riconosce con raccapriccio il capo di un filo che porta dei suoi simili, ammesso che non abbia portato lui stesso, a molestare, violentare o uccidere una donna. Ho appena incontrato Mary Pereira Mendes, signora indiana che lavora per l’Unicef in Kurdistan e fra i profughi siriani, e guida un programma contro le mutilazioni genitali femminili. Mary spiega la difficoltà incontrata nelle donne, levatrici e madri, attaccate all’orrenda tradizione, attente tutt’al più a una modalità d’intervento più “pulito”, e disposte a barattare l’infelicità sessuale con la gratificazione domestica. La tradizione è patriarcale, dice, ma sono le donne a trasmetterla, e non di rado gli uomini la ignorano. Penso che proprio questo riveli l’ottusità della sessualità maschile: se gli uomini non si accorgono e comunque non danno peso alla negazione del piacere sessuale delle “proprie” donne, è perché il loro stesso piacere sessuale è mutilato. …

“Napolitano e il corpo delle donne “Tv e spot, più dignità e sobrietà”, di Maria Novella De Luca

Il corpo femminile ridotto a bene di consumo. La reazione violenta degli uomini alle conquiste di libertà delle donne. Il richiamo ad una rappresentazione “sobria e dignitosa” nei media e nelle pubblicità. Arriva dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il nuovo e severo appello contro il femminicidio e l’abuso dell’immagine femminile, alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ma anche a due giorni dall’ultimo omicidio che porta a oltre cento il bollettino di ragazze, donne e bambine uccise dall’inizio dell’anno in Italia. Assassinate da mariti, amanti, fidanzati, padri. Un richiamo forte, che il presidente della Repubblica invia come videomessaggio alla IX Conferenza internazionale della Comunicazione, organizzata a Milano da Pubblicità Progresso e dal titolo “Il valore della diversità. Verso una nuova cultura di genere”. Tocca tutti i temi della “violenza” sul corpo delle donne Giorgio Napolitano, da quella fisica a quella psicologica. Un’aggressione che muta e si trasforma nell’emarginazione delle donne nel mondo del lavoro, o che sfrutta i loro corpi per pubblicità sessiste, che ancora dominano e trionfano soprattutto in televisione. …

“Doris Lessing, la rossa”, di Enrico Palandri

Nata in Iran nel 1919 e cresciuta in Zimbabwe (all’epoca Rhodesia), dove è ambientato il suo primo romanzo «L’erba canta», l’autrice ha vissuto a Londra per oltre mezzo secolo. Tra i suoi titoli più celebri, il romanzo «Il taccuino d’oro», da molti considerato un classico della letteratura femminista. Di Doris Lessing, morta ieri a 94 anni, gli inglesi citano sempre la battuta con cui ha accolto la notizia del Nobel del 2007. “Christ!” un po’seccata. Ha poi ulteriormente sottolineato la sprezzatura per l’onore conferitole dicendo che, non potendoglielo dare da morta glielo avevano dato a 88 anni, e altri commenti simili. Il discorso tenuto a Stoccolma si intitolava On not winning the Nobel Prize. Sul non vincere il premio Nobel. Certo fanno più simpatia le risposte di questo genere, eccentriche e sarcastiche, che non gli inchini commossi di chi, sentendosi profondamente meritorio, ringrazia pomposamente trasformando il mondo in uno specchio dell’ottima opinione che si ha di sé. Viene in mente la splendida battuta di Leo Longanesi: i premi non basta non vincerli, bisogna non meritarli. …

Dalla Nigeria in Italia sognando un lavoro, poi l’hanno costretta a prostituirsi. «Quando ho detto basta e sono andata via, mio padre in Africa è stato ucciso», di Sara Gandolfi

Piange Henna, alla fine. In silenzio, quasi di soppiatto. Strofina via le lacrime dagli zigomi, con le sue grandi mani. Non vuole crollare, mostrarsi debole. Non l’ha fatto, forse, neppure quando i clienti «mi caricavano, facevano tutto quello che volevano su di me e poi mi buttavano fuori dall’auto, senza pagare, a decine di chilometri dal mio posto di lavoro». Lo chiama ancora così, «il posto di lavoro», anche se laggi ù, su quella provinciale in mezzo ai campi, nell’hinterland milanese, non ci va più da qualche anno. È fuori dal giro. «Non ho più paura», dice. Non basta. «Non mi fido di nessuno», sussurra poco dopo, piantandoti quegli occhi neri addosso, gonfi di dolore e vuoti di speranza, mentre il suo sguardo ferito dice tutto il contrario: «Voglio fidarmi di te, posso raccontare». Racconta Henna (un nome di fantasia per proteggere la sua identità), parla per quasi un’ora, seduta sul lettino della casa d’accoglienza dove sta cercando di cominciare una vita tutta nuova, assieme al suo bambino paffuto e dolce di due anni, che …

“Occupazione, e se la sfida ripartisse dalla maternità?” di Valeria Fedeli

L’insicurezza economica ha un forte e negativo impatto sulla scelta di avere figli. Lo racconta l’esperienza di tante giovani lavoratrici e di tanti giovani lavoratori, ma lo dicono anche dati e ricerche. Come lo studio pubblicato nei mesi scorsi nella collana Temi di discussione della Banca d’Italia «Insicurezza economica e scelte di fecondità: il caso italiano», purtroppo passato sotto silenzio, che evidenzia come l’Italia abbia uno dei più bassi tassi in Europa sia di fecondità che di occupazione femminile. Non solo le donne che hanno condizioni di lavoro instabili fanno meno figli, ma anche le lavoratrici atipiche, con alto livello di istruzione e reddito medio-alto, quindi con buone prospettive di carriera, tendono a postici- pare la maternità. I motivi sono sempre più legati alle carenze nelle politiche di sostegno alle famiglie con figli, alla debolezza delle politiche di conciliazione e condivisione tra tempi privati e di lavoro, alla precarietà che comporta una incertezza non solo economica, ma esistenziale. Oggi in Italia, secondo i dati Istat, lavora il 47,1% delle donne, rispetto ad una media Ue …