Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

"Cultura e coraggio per fermare la violenza", di Alessandro D'Avenia

Conosco quel quartiere e quella via. Conosco la scuola di Carmela, uno dei licei classici migliori di Palermo, nel quale l’anno scorso ho incontrato gli studenti e chissà che non ci fosse anche lei, Carmela, con quel suo viso pulito, sereno, pieno di sogni, dilaniati e dissanguati dal fendente di chi, per spiegare l’accaduto, dice: «Ho perso la testa». Non avevo dubbi. Ma il punto è che quella testa non c’è mai stata. Non è stata persa. Piuttosto nessuno ti ha aiutato a entrarci dentro. La violenza è dentro ciascuno di noi e in questo non siamo diversi da Samuele. Tutto le volte che l’uomo non accetta di averla in se stesso, la esteriorizza, la proietta sugli altri. Così è sempre stato e sarà, da Caino e Abele a Samuele e Carmela. Come spiega il grande antropologo René Girard, la violenza e il capro espiatorio (la sua vittima) sono un meccanismo da cui l’uomo non può liberarsi da solo e, infatti, proprio per salvarsi dall’autodistruzione costruisce attorno alla violenza le regole del sacro (i comandamenti) …

"Incandidabili solo sei parlamentari", di Claudia Fusani

Gli incandidabili sarebbero appena sei. Sei sui ventuno condannati. A tanto ammonta il numero dei parlamentari che rischiano se il governo riuscisse ad approvare le norme sulla incandidabilità previste dalla delega contenuta nella legge anticorruzione. La norma che il ministro dell’Interno sta scrivendo, anzi ha già praticamente scritto, prevede infatti che non sarà più possibile candidare chi ha una condanna dai tre anni in su per reati gravi e dai due anni in su per i reati contro la pubblica amministrazione. Da più parti si è espressa soddisfazione per il probabile arrivo di questo provvedimento che impedisce di vedere condannati sui banchi delle Camere. E però le cose non stanno così perché la soglia è così alta che toccherà solo alcuni. Quattro. Se va bene sei. Forse sette, perchè non è facile radiografare il certificato penale di ognuno. A tanto ammonta il numero dei parlamentari non più candidabili quand’anche il governo facesse in tempo ad esercitare la delega sulla non candidabilità di deputati e senatori condannati. I quattro espulsi dal Parlamento sono il senatore pdl …

"Incandidabili solo sei parlamentari", di Claudia Fusani

Gli incandidabili sarebbero appena sei. Sei sui ventuno condannati. A tanto ammonta il numero dei parlamentari che rischiano se il governo riuscisse ad approvare le norme sulla incandidabilità previste dalla delega contenuta nella legge anticorruzione. La norma che il ministro dell’Interno sta scrivendo, anzi ha già praticamente scritto, prevede infatti che non sarà più possibile candidare chi ha una condanna dai tre anni in su per reati gravi e dai due anni in su per i reati contro la pubblica amministrazione. Da più parti si è espressa soddisfazione per il probabile arrivo di questo provvedimento che impedisce di vedere condannati sui banchi delle Camere. E però le cose non stanno così perché la soglia è così alta che toccherà solo alcuni. Quattro. Se va bene sei. Forse sette, perchè non è facile radiografare il certificato penale di ognuno. A tanto ammonta il numero dei parlamentari non più candidabili quand’anche il governo facesse in tempo ad esercitare la delega sulla non candidabilità di deputati e senatori condannati. I quattro espulsi dal Parlamento sono il senatore pdl …

"L'esercito dei carnefici", di Adriano Sofri

Per registrare il passaggio della centesima donna assassinata nell’anno la sorte ha scelto due sorelle ragazze, la minore che fa da scudo all’altra e muore al suo posto. E un assassino di 22 anni, che va a cercarle con il coltello in tasca, e prima ha pubblicato sulla sua pagina di Facebook, in una cornice colorata riempita di angioletti e cuoricini, parolette sulla “perdita di qualcuno che ami”. “Parole – leggo nei primi commenti – che stridono con il delitto…”. Temo di no, che non stridano. Temo che “la perdita di qualcuno che ami” significhi, per quello sciagurato, la scelta della “sua” ragazza di lasciarlo. Ammazzarla, perderla per sempre a se stessa e al mondo, è per lui il risarcimento della perdita. Fra quei pensierini – sdolcinatezza e coltello vanno volentieri assieme – c’era anche questo: “Se potessi esprimere un desiderio… non chiederei un amore perché un amore si conquista…”. Si dice così in amore, conquistare: salvo ripensare al senso terribile che il verbo prende all’improvviso. Non tanto all’improvviso, del resto, né “all’ennesima lite”, se …

"L'esercito dei carnefici", di Adriano Sofri

Per registrare il passaggio della centesima donna assassinata nell’anno la sorte ha scelto due sorelle ragazze, la minore che fa da scudo all’altra e muore al suo posto. E un assassino di 22 anni, che va a cercarle con il coltello in tasca, e prima ha pubblicato sulla sua pagina di Facebook, in una cornice colorata riempita di angioletti e cuoricini, parolette sulla “perdita di qualcuno che ami”. “Parole – leggo nei primi commenti – che stridono con il delitto…”. Temo di no, che non stridano. Temo che “la perdita di qualcuno che ami” significhi, per quello sciagurato, la scelta della “sua” ragazza di lasciarlo. Ammazzarla, perderla per sempre a se stessa e al mondo, è per lui il risarcimento della perdita. Fra quei pensierini – sdolcinatezza e coltello vanno volentieri assieme – c’era anche questo: “Se potessi esprimere un desiderio… non chiederei un amore perché un amore si conquista…”. Si dice così in amore, conquistare: salvo ripensare al senso terribile che il verbo prende all’improvviso. Non tanto all’improvviso, del resto, né “all’ennesima lite”, se …

"Corruzione i passi mancanti", di Vladimiro Zagrebelsky

Il testo di norme anticorruzione, per far approvare il quale il governo ha dovuto porre la questione di fiducia in Senato e così superare incredibili resistenze, ha subito incontrato forti critiche. Insufficiente ed anche controproducente, si è detto, con qualche buona ragione. E’ il versante penale di quel testo che giustifica le critiche. Il fatto del pubblico ufficiale che abusa dei propri poteri o qualità per indurre altri a dare o promettere denaro o altra utilità, non sarà più punito come concussione con la pena massima di dodici anni, ma con quella minore di otto anni di reclusione. La pena massima non ha in generale grande importanza nelle sentenze di condanna, essendo estremamente raro che i giudici fissino la pena sul massimo. Ma conta invece per stabilire i termini di prescrizione, che, per effetto della diminuzione della pena, si riducono da quindici a dieci anni. Nel sistema italiano, che già ha lunghi tempi processuali, la prescrizione del reato comincia a correre dal momento in cui questo è commesso (e non da quando se ne ha …

"Corruzione i passi mancanti", di Vladimiro Zagrebelsky

Il testo di norme anticorruzione, per far approvare il quale il governo ha dovuto porre la questione di fiducia in Senato e così superare incredibili resistenze, ha subito incontrato forti critiche. Insufficiente ed anche controproducente, si è detto, con qualche buona ragione. E’ il versante penale di quel testo che giustifica le critiche. Il fatto del pubblico ufficiale che abusa dei propri poteri o qualità per indurre altri a dare o promettere denaro o altra utilità, non sarà più punito come concussione con la pena massima di dodici anni, ma con quella minore di otto anni di reclusione. La pena massima non ha in generale grande importanza nelle sentenze di condanna, essendo estremamente raro che i giudici fissino la pena sul massimo. Ma conta invece per stabilire i termini di prescrizione, che, per effetto della diminuzione della pena, si riducono da quindici a dieci anni. Nel sistema italiano, che già ha lunghi tempi processuali, la prescrizione del reato comincia a correre dal momento in cui questo è commesso (e non da quando se ne ha …