Tutti gli articoli relativi a: partito democratico

"Un partito senza anticorpi", di Francesco Cundari

Il primo problema delle primarie all’italiana è che rischiano di fare apparire secondarie le elezioni. Il secondo problema è che rischiano di renderle superflue, disintegrando il campo che dovrebbero invece contribuire a definire, consolidare e rilanciare. Dopo gli elogi di Daniela Santanchè e Angelino Alfano, Libero e Giornale, alla candidatura di Matteo Renzi ieri è arrivata anche la benedizione di Silvio Berlusconi. «Renzi porta avanti le nostre idee, sotto le insegne del Pd», ha detto il Cavaliere. Parole che fanno inorridire i sostenitori di Pier Luigi Bersani, convinti che si tratti di segnali inviati alla base del Pdl affinché si precipiti in massa ai gazebo e regali all’attuale leader del Pd, se non proprio la sconfitta, almeno una vittoria dimezzata. Ma non meno inorriditi si mostrano i sostenitori di Renzi, convinti che le parole di Berlusconi si spieghino, al contrario, con l’intenzione di danneggiare la candidatura del sindaco di Firenze, imprimendogli il marchio del traditore. Probabilmente, per quanto riguarda la possibilità di influenzare il risultato delle primarie, si tratta in entrambi i casi di preoccupazioni …

"Il Pd rifletta sui limiti dei governi dell'Ulivo", di Matteo Orfini

L’intervento con cui Livia Turco ha elencato molte buone ragioni per negare la subalternità al liberismo dei governi di centrosinistra aiuta a fare un passo avanti nella nostra discussione. Livia Turco rivendica la bontà di quelle stagioni di governo e spiega le ragioni delle sconfitte che seguirono con la categoria del riformismo senza popolo. Non c’è dubbio che la mancanza di un soggetto politico che desse forza a quei governi fu parte del problema. Ma a un quindicennio di distanza possiamo forse guardare con maggior serenità alla qualità del riformismo che quei governi espressero, curiosamente mai messa in discussione. L’incapacità prima culturale che politica di reagire all’offensiva della destra economica europea rese largamente condivisa l’idea che Stato minimo, svuotamento del ruolo delle assemblee elettive e riduzione della funzione della politica fossero le precondizioni di una modernizzazione competitiva del Paese. Furono davvero quei governi immuni da questa visione? A me pare di no. Basti pensare ad alcune scelte strategiche che li caratterizzarono. Il principale risultato di quei governi fu il raggiungimento dell’euro, ma esso ne fu …

"Il Pd rifletta sui limiti dei governi dell'Ulivo", di Matteo Orfini

L’intervento con cui Livia Turco ha elencato molte buone ragioni per negare la subalternità al liberismo dei governi di centrosinistra aiuta a fare un passo avanti nella nostra discussione. Livia Turco rivendica la bontà di quelle stagioni di governo e spiega le ragioni delle sconfitte che seguirono con la categoria del riformismo senza popolo. Non c’è dubbio che la mancanza di un soggetto politico che desse forza a quei governi fu parte del problema. Ma a un quindicennio di distanza possiamo forse guardare con maggior serenità alla qualità del riformismo che quei governi espressero, curiosamente mai messa in discussione. L’incapacità prima culturale che politica di reagire all’offensiva della destra economica europea rese largamente condivisa l’idea che Stato minimo, svuotamento del ruolo delle assemblee elettive e riduzione della funzione della politica fossero le precondizioni di una modernizzazione competitiva del Paese. Furono davvero quei governi immuni da questa visione? A me pare di no. Basti pensare ad alcune scelte strategiche che li caratterizzarono. Il principale risultato di quei governi fu il raggiungimento dell’euro, ma esso ne fu …

"Giocarsi tutto alle primarie", di Claudio Sardo

Non distruggere ma costruire. Non distruggere il lavoro, la scuola, le reti di solidarietà, le istituzioni democratiche, la speranza di un domani migliore, la fiducia nella politica come riscatto collettivo. Ma costruire insieme una svolta dopo il trentennio del liberismo, dell’ideologia mercatista, della diseguaglianza sociale. Siamo davanti a un bivio e dalla scelta di questi mesi dipenderà un intero ciclo storico. È una partita europea, non solo italiana. Ma senza il nostro Paese, la nostra forza produttiva e sociale, la nostra cultura, le nostre donne e i nostri uomini, le nostre battaglie, l’Europa sarà tremendamente più debole. Purtroppo sono in tanti a scommettere sulla demolizione, sulla sfiducia, sulla delegittimazione. Il populismo di destra vuole annegare il proprio fallimento in una sconfitta generale del Paese. Il populismo che ha messo radici a sinistra vuole invece screditare ogni progetto riformatore per lucrare consensi sulle sofferenze sociali e la paura del futuro. Ma così la rabbia diventa sempre più disperata solitudine. Chissà se domani verrà un comico, un capo-popolo, un cavaliere bianco che catalizzerà il dissenso attorno a …

"Giocarsi tutto alle primarie", di Claudio Sardo

Non distruggere ma costruire. Non distruggere il lavoro, la scuola, le reti di solidarietà, le istituzioni democratiche, la speranza di un domani migliore, la fiducia nella politica come riscatto collettivo. Ma costruire insieme una svolta dopo il trentennio del liberismo, dell’ideologia mercatista, della diseguaglianza sociale. Siamo davanti a un bivio e dalla scelta di questi mesi dipenderà un intero ciclo storico. È una partita europea, non solo italiana. Ma senza il nostro Paese, la nostra forza produttiva e sociale, la nostra cultura, le nostre donne e i nostri uomini, le nostre battaglie, l’Europa sarà tremendamente più debole. Purtroppo sono in tanti a scommettere sulla demolizione, sulla sfiducia, sulla delegittimazione. Il populismo di destra vuole annegare il proprio fallimento in una sconfitta generale del Paese. Il populismo che ha messo radici a sinistra vuole invece screditare ogni progetto riformatore per lucrare consensi sulle sofferenze sociali e la paura del futuro. Ma così la rabbia diventa sempre più disperata solitudine. Chissà se domani verrà un comico, un capo-popolo, un cavaliere bianco che catalizzerà il dissenso attorno a …

"Meglio se uniti", di Cesare Damiano e Giorgio Merlo

Il dibattito sempre più infuocato, attorno e dentro al Pd, rischia di avere effetti imprevedibili. Il linciaggio verbale, singolare e curioso, contro il gruppo dirigente, non aiuta a far emergere con chiarezza il nostro progetto per il paese. Il bombardamento mediatico in atto da parte di molti settori dell’informazione, che ha l’obiettivo di mettere in discussione il nostro profilo di governo, confonde il ruolo e il messaggio politico del partito. Per questo motivo si tratta di chiarire alcuni aspetti essenziali che caratterizzano la nostra proposta e la nostra stessa mission. Innanzitutto il sistema elettorale. Il Pd, quasi tutto, su questo versante ha mantenuto, da sempre, una posizione chiara ed univoca. Certo, i compromessi vanno fatti anche perché non abbiamo la maggioranza alla camera e al senato e la ricerca di un punto di equilibrio è indispensabile. Ma la definizione delle alleanze, il premio di maggioranza alla coalizione (che impedisca che dal voto emerga una posizione di stallo che porterebbe alla riedizione di una improponibile “larga coalizione”) ed il ripristino del rapporto tra gli eletti e …

"Meglio se uniti", di Cesare Damiano e Giorgio Merlo

Il dibattito sempre più infuocato, attorno e dentro al Pd, rischia di avere effetti imprevedibili. Il linciaggio verbale, singolare e curioso, contro il gruppo dirigente, non aiuta a far emergere con chiarezza il nostro progetto per il paese. Il bombardamento mediatico in atto da parte di molti settori dell’informazione, che ha l’obiettivo di mettere in discussione il nostro profilo di governo, confonde il ruolo e il messaggio politico del partito. Per questo motivo si tratta di chiarire alcuni aspetti essenziali che caratterizzano la nostra proposta e la nostra stessa mission. Innanzitutto il sistema elettorale. Il Pd, quasi tutto, su questo versante ha mantenuto, da sempre, una posizione chiara ed univoca. Certo, i compromessi vanno fatti anche perché non abbiamo la maggioranza alla camera e al senato e la ricerca di un punto di equilibrio è indispensabile. Ma la definizione delle alleanze, il premio di maggioranza alla coalizione (che impedisca che dal voto emerga una posizione di stallo che porterebbe alla riedizione di una improponibile “larga coalizione”) ed il ripristino del rapporto tra gli eletti e …