"Crisi, spread: è meglio votare a novembre?", di Simone Collini
La settimana che si apre oggi sarà determinante per capire che tipo di piega prenderà il finale di legislatura e se sia giustificata la discussione sull’ipotesi di un voto anticipato in autunno, che ormai da quarantott’ore tiene banco. Il punto non è tanto la riapertura delle Borse e l’andamento del mercato dei titoli di Stato, che pure saranno sotto i riflettori dopo il venerdì nero che ha fatto registrare un meno 4 per cento e uno spread a quota 500. Saranno piuttosto le votazione in Parlamento dei decreti su spending review, dismissioni e sviluppo, che il governo vuole incassare in tempi rapidi anche ricorrendo alla fiducia, ad essere attentamente esaminate da Palazzo Chigi e Quirinale. I quali, in base alla Costituzione, possono avviare l’iter (il primo passo spetta al premier, presentando le proprie dimissioni al capo dello Stato) che porterebbe allo scioglimento delle Camere (prerogativa del Presidente della Repubblica, esaurita la fase delle consultazioni) e quindi al voto anticipato. I segnali arrivati negli ultimi passaggi parlamentari – in commissione su quei decreti economici ma anche …
