"Riforme, non fermiamoci qui", di Debora Serracchiani
C’è da supporre che il taglio dei deputati votato al senato non soddisferà la voglia di fare “piazza pulita” con la politica che circola per il paese. È un dramma degli italiani non aver mai fatto una vera rivoluzione e non esser nemmeno mai riusciti a far propria l’autentica cultura del riformismo europeo. Cultura che nelle istituzioni della democrazia, nelle formazioni della politica e nei corpi sociali ha il contravveleno ai morbi della stagnazione economica e dell’arretramento sociale. Passata la virtuosa fase costituente, quella attuale sarebbe, con Tangentopoli, la seconda volta che nel dopoguerra l’Italia viene scossa dal sussulto antipartitico, tanto da far temere che, concluso l’ingabbiamento in cui la teneva la guerra fredda, la politica non sia in grado di ritrovare la fibra morale e la capacità razionale di dare al paese e a se stessa le regole nuove. Regole trasparenti e ragionevoli, di cui tutti si rendono conto che c’è bisogno: dai cittadini all’Unione europea. Due esempi per tutti, la riduzione (vera) dei costi della politica e una legge (vera) contro la corruzione. …
