Tutti gli articoli relativi a: partito democratico

«Basta caravanserragli incapaci di governare», intervista a Luciano Violante di Simone Collini

Parla il responsabile riforme del Pd: «La legge elettorale non deve produrre coalizioni forzose. Ragioniamo su un proporzionale corretto». La lezione del passato «Il sistema bipolare e maggioritario non ha funzionato. Non dobbiamo ripetere l’errore del ’94». Le prossime elezioni non decideranno soltanto chi sarà maggioranza e chi opposizione. Diranno se ha ancora legittimità un sistema democratico fondato sui partiti o se prevarrà la prospettiva di affidarci alla pura tecnica o a qualche “condottiero straniero” ». Per questo, dice Luciano Violante, quella sulla legge elettorale «non è una discussione che si fa in salotto»: «La posta in gioco è molto alta». Il responsabile del Pd per le riforme sta incontrando, con l’onorevole Bressa e il senatore Zanda, esponenti di tutte le altre forze politiche (ieri è stata la volta di Casini, oggi toccherà alla Lega) per trovare un’intesa che permetta di superare il Porcellum ma anche di disegnare un diverso assetto istituzionale. «Il sistema bipolare e maggioritario ha consentito di vincere ma non ha consentito di governare». Per questo oggi ci si affida a un …

Regioni, Province, Comuni, riordino a tutti i livelli per ammodernare il Paese

La chiara definizione delle funzioni delle Province come enti di secondo livello, la determinazione del campo di intervento delle Regioni, l’individuazione delle “aree vaste” con le dimensioni dei nuovi distretti, l’impegno per forti investimenti finanziari atti a garantire servizi associati, il riconoscimento in Costituzione del nuovo ente. Sono alcuni punti fermi definiti nel corso di un seminario che si è svolto nella sede nazionale del Partito democratico, dedicato alla riforma delle provincie. All’incontro hanno partecipato amministratori, parlamentari ed esponenti degli enti locali. “Ripensare l’apparato amministrativo della Repubblica, sia a livello centrale sia locale, per abbattere quei caratteri di inefficienza e di incapacità decisionale che ne hanno minato, nel tempo, la credibilità e la funzione democratica. Questo è il compito di un partito riformista”. E’ quanto ha dichiarato al termine Davide Zoggia, Responsabile degli Enti Locali che ha presieduto l’incontro a cui ha partecipato anche il Segretario Pier Luigi Bersani. Secondo Bersani “lo Stato deve riorganizzare il proprio apparato riducendo un sistema di sedi e organi eccessivi, ma allo stesso temo – ha aggiunto Bersani – …

“Democratici non moderati” di Alfredo Reichlin

A me sembra che le cose stanno confermando la scelta fondamentale del Pd di sostenere il governo Monti. Essa non fu dettata da calcoli di convenienza o di parte (tanto più che se si andava alle elezioni noi le avremmo vinte). Ciò che ha guidato il Pd è l’idea che la sua leadership guidata da Bersani ha della crisi italiana. Ritengo necessario ricordarlo. Si trattava di una cosa molto diversa dalla disputa sulla «foto di Vasto». La scelta era quella di affrontare problemi e interrogativi sulla tenuta dello Stato e del tessuto stesso della nazione. C’era in noi (o in una parte di noi?) la consapevolezza che finiva una lunga fase storico-politica non solo in Italia ma nel mondo e che, di conseguenza, se il grande blocco di destra berlusconiano non teneva più, ciò era per tante ragioni (anche la nostra lotta) ma essenzialmente perché era diventato anacronistico. Ma questo significava (è chiaro?) che anacronistico diventava anche tutto il vecchio sistema politico. Per tante ragioni, ma al fondo per il fatto che la politica interna …

"Democratici non moderati" di Alfredo Reichlin

A me sembra che le cose stanno confermando la scelta fondamentale del Pd di sostenere il governo Monti. Essa non fu dettata da calcoli di convenienza o di parte (tanto più che se si andava alle elezioni noi le avremmo vinte). Ciò che ha guidato il Pd è l’idea che la sua leadership guidata da Bersani ha della crisi italiana. Ritengo necessario ricordarlo. Si trattava di una cosa molto diversa dalla disputa sulla «foto di Vasto». La scelta era quella di affrontare problemi e interrogativi sulla tenuta dello Stato e del tessuto stesso della nazione. C’era in noi (o in una parte di noi?) la consapevolezza che finiva una lunga fase storico-politica non solo in Italia ma nel mondo e che, di conseguenza, se il grande blocco di destra berlusconiano non teneva più, ciò era per tante ragioni (anche la nostra lotta) ma essenzialmente perché era diventato anacronistico. Ma questo significava (è chiaro?) che anacronistico diventava anche tutto il vecchio sistema politico. Per tante ragioni, ma al fondo per il fatto che la politica interna …

“La lezione delle primarie”, di Claudio Sardo

Le primarie di Genova hanno segnato una sconfitta per il Pd e le sue candidate. Sconfitta pesante perché Genova è una città simbolo della sinistra, perché si allunga nelle metropoli la lista dei sindaci (e dei candidati) critici o irregolari o competitivi con il partito, perché le primarie, creazione del Pd, diventano notizia solo quando è il Pd a soccombere. Ma sarebbe un errore se i democratici reagissero alla sconfitta in modo difensivo. Non si può dare tutta la colpa alla divisione interna, né alle regole difettose delle primarie, né al preoccupante calo degli elettori di domenica scorsa. Si tratta di ragioni valide, tuttavia nascondono l’area principale di tensione, di incomprensione tra il Pd e parte del suo elettorato. In quest’area c’è un senso di sfiducia verso i partiti, verso la stessa capacità della politica di incidere in positivo sulla vita delle persone, verso il rinnovamento della rappresentanza. È un senso comune che ha molto a che fare con la lunga egemonia liberista e individualista, ma anche con gli errori delle classi dirigenti e con …

"La lezione delle primarie", di Claudio Sardo

Le primarie di Genova hanno segnato una sconfitta per il Pd e le sue candidate. Sconfitta pesante perché Genova è una città simbolo della sinistra, perché si allunga nelle metropoli la lista dei sindaci (e dei candidati) critici o irregolari o competitivi con il partito, perché le primarie, creazione del Pd, diventano notizia solo quando è il Pd a soccombere. Ma sarebbe un errore se i democratici reagissero alla sconfitta in modo difensivo. Non si può dare tutta la colpa alla divisione interna, né alle regole difettose delle primarie, né al preoccupante calo degli elettori di domenica scorsa. Si tratta di ragioni valide, tuttavia nascondono l’area principale di tensione, di incomprensione tra il Pd e parte del suo elettorato. In quest’area c’è un senso di sfiducia verso i partiti, verso la stessa capacità della politica di incidere in positivo sulla vita delle persone, verso il rinnovamento della rappresentanza. È un senso comune che ha molto a che fare con la lunga egemonia liberista e individualista, ma anche con gli errori delle classi dirigenti e con …

"L'errore di non ascoltare gli elettori", di Marcello Sorgi

Dopo quelle di Milano e Cagliari nel 2011, la terza sconfitta del Pd alle primarie di Genova ha aperto una discussione nel partito che va oltre l’amarezza del momento. Siccome anche stavolta a vincere è stato il candidato di Vendola, Marco Doria, si confrontano due interpretazioni. Una, per così dire più tecnica, è del segretario Pierluigi Bersani, dispiaciuto, ovviamente, ma convinto che finché il Pd consentirà alle sue diverse anime di presentare più candidati – com’è accaduto a Genova, dove la sindaca uscente Marta Vincenzi si contrapponeva alla parlamentare Roberta Pinotti -, dovrà mettere in conto, disperdendo i voti, di andare incontro a rovesci: cioè, in altre parole, di essersela cercata, la sconfitta. L’altra, più politica, è dell’ex segretario della Cgil ed ex sindaco di Bologna Sergio Cofferati, secondo cui il Pd ha perso nuovamente perché non riesce a incarnare la richiesta di cambiamento proveniente dal suo elettorato. A dire la verità nessuna delle due spiegazioni è convincente, proprio perché Genova non è un caso isolato e il ragionamento dovrebbe necessariamente ripartire dai precedenti. Le …