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Indignados, Bersani: "Condanniamo chi si é reso protagonista di questi gesti inaccettabili"

I provocatori che hanno voluto inscenare una vera e propria guerriglia urbana colpiscono al cuore le ragioni di un movimento che in tutto il mondo vuole esprimere un disagio e una critica all’attuale assetto dell’economia mondiale”. “In queste ore stanno avvenendo violenze e devastazioni inaccettabili. I provocatori che hanno voluto inscenare una vera e propria guerriglia urbana colpiscono al cuore le ragioni di un movimento che in tutto il mondo vuole esprimere un disagio e una critica all’attuale assetto dell’economia mondiale. E’ indispensabile, a questo punto, una condanna corale e inequivocabile di ogni atto di violenza e un rigoroso isolamento dai movimenti, che hanno manifestato pacificamente, di chi si è reso protagonista di questi gesti inaccettabili.” www.partitodemocratico.it

Quel Pd in piazza «per ascoltare», di Valentina Longo

Tra i giovani con gli indignati Fassina e Civati. Sulla carta nessuna sorpresa: alla manifestazione degli indignados di mezzo mondo, che oggi contaminerà anche le strade di Roma, niente bandiere, né adesioni ufficiali da parte del Pd. Singole presenze quelle sì, soprattutto tra i giovani, che pure tra vari distinguo sono legate da un filo conduttore: in piazza si va per ascoltare e in totale rifiuto di ogni forma di violenza. «Saremo presenti, così come abbiamo voluto esserlo sin dall’inizio, con il Comitato 9 aprile di cui facciamo parte», spiega Fausto Raciti, segretario dei Giovani democratici. «Abbiamo deciso di stare dentro questa manifestazione perché qui ci sono molte cose diverse. Non dimentichiamo che il punto di partenza è un appello europeo che ogni cartello ha interpretato secondo il proprio punto di vista». Un modo «giusto», insomma, per aderire non formalmente ma con le altre associazioni, rispettandone lo spirito, precisa Raciti, ricordando che «non c’è stata la ricerca di un’adesione da parte del partito perché ci sono soggetti diversi, è molto plurale». Parole da ascoltare, quindi, …

Il governo salvo per un voto

La fiducia passa con 316 sì, uno in più rispetto alla maggioranza richiesta. Bersani: “Questo governo morirà di fiducia. Oggi ha avuto un voto al ribasso. L’opposizione ha dimostrato di non accettare giochi di sopravvivenza sulla pelle del Paese. Noi continueremo la nostra battaglia sia con la manifestazione nazionale a Roma del 5 novembre, sia con la costruzione di un’alternativa che in questi giorni si è evidentemente rafforzata”. Le Opposizioni non hanno partecipato alla prima chiama in Aula tranne i 5 deputati radicali. E’ un Sì stiracchiato quello che è passato nel voto alla Camera sulla 53esima fiducia posta dal governo. Dopo la bocciatura di martedì scorso sull’ Articolo 1 del Rendiconto generale del bilancio dello Stato, questa volta i voti favorevoli sono stati 316 e i voti contrari 301. IL governo continua a perdere colpi dopo le defezioni tra i “responsabili” e gli “scajoliani”. “Questo governo morirà di fiducia. Oggi ha avuto un voto al ribasso. L’opposizione ha dimostrato di non accettare giochi di sopravvivenza sulla pelle del Paese. Da domani il problema politico …

Un discorso penoso che non dà risposte su come risolvere la crisi

Berlusconi chiede la fiducia alla Camera semi deserta. Nessun passo indietro e nessuna risposta alla crisi economica e sociale. Bersani: “Stanno stracciando la dignità del Parlamento e noi non vogliamo che poi la gente pensi che siamo tutti nel mucchio”. Letta: “Quelle di Berlusconi sono parole che confermano la volontà di non farsi carico di un problema, confermano che questo governo non ce la fa, perché la bocciatura del Rendiconto non è stato un incidente di percorso”. Finocchiaro: “Un Berlusconi arrogante, non trova di meglio che ripetere l’ennesimo discorso fotocopia dei tanti fatti in questi mesi” Non c’è stata nessuna risposta alla crisi. C’era da prevederlo, anzi era assolutamente scontato. Berlusconi ha parlato alla Camera davanti ad una platea semi deserta, sorretto da applausi telecomandati e annunciando che tutto va bene e non esistono alternative. Parole vuote che significano che per l’ennesima volta, il premier è distante dalla realtà e non vuole farsi carico dei problemi che la crisi ha prodotto. Per Berlusconi, la bocciatura del governo sul Rendiconto generale dello Stato è stato solo …

"Via dall´aula quando parla il premier non saremo complici della paralisi", di Annalisa Cuzzocrea

Il compromesso raggiunto in un vertice dei capigruppo Bersani: “Quella di oggi non sarà una fiducia ordinaria, bisogna segnare uno stacco”. Scelgono il vuoto e il silenzio, le opposizioni. Per dire che questo non è un voto di fiducia qualunque, che davanti alla caduta sul rendiconto dello Stato il premier avrebbe dovuto dimettersi, Pd, Idv, Udc, Fli, Api e Libdem non saranno in aula. Stamattina alle undici Silvio Berlusconi parlerà a un emiciclo semivuoto, farà promesse e prenderà impegni davanti ai deputati della maggioranza, completamente ignorato da centrosinistra e terzo polo. Che non prenderanno parte neanche al dibattito, o alle dichiarazioni di voto. Silenzio, appunto, per dire più forte che la frattura è grave e non sanabile. «Per far salire la tensione e drammatizzare la crisi», spiega un dirigente del centrosinistra. Rientreranno solo al momento del voto di fiducia, probabilmente già domani a mezzogiorno. E voteranno il loro no quindi, «per rispetto delle istituzioni repubblicane e del Parlamento». Insomma un Aventino a metà. La decisione è il risultato di riunioni incessanti: ieri mattina a Montecitorio …

Opposizioni unite: “Usciremo dall’Aula per il discorso del premier”

Bersani: “Quella di domani non è una fiducia ordinaria e la situazione non può rimanere come è stata finora”. Le opposizioni unite usciranno dall’Aula durante le comunicazioni del premier mentre rientreranno venerdì per esprimere il loro NO al voto di fiduciam”Quella di domani non è una fiducia ordinaria e la situazione non può rimanere come è stata finora”. Lo ha detto il segretario del PD, Pier Luigi Bersani al termine della riunione del gruppo del PD parlando della nuova richiesta di fiducia da parte del governo Berlusconi arrivato in maniera inequivocabile al suo capolinea dopo la sonora bocciatura sul rendiconto generale dello Stato. “La situazione non può rimanere come è stata finora. Lasciamo Berlusconi da solo quando parla”, ha ribadito il leader dei democratici avanzando una proposta comune per tutte le opposizioni parlamentari. E infatti le opposizioni terranno una linea comune: usciranno dall’aula durante le comunicazioni del premier mentre rientreranno venerdì per esprimere il loro NO al voto di fiducia. Un segnale forte, quello voluto dal PD, per sottolineare che “il voto di venerdì non …

Unica soluzione sono le dimissioni

Il partito Democratico non accetterà escamotage per far passare il rendiconto generale dello Stato, dopo la bocciatura ieri del primo articolo, e ritiene inutile un nuovo voto di fiducia al governo. A chiarirlo è stato Dario Franceschini |pagina ufficiale|, intervenendo in aula dopo le comunicazioni del presidente Gianfranco Fini. “Vorrei che avessimo tutti chiaro che per la prima volta non ci troviamo di fronte non solo a un dato con conseguenze politiche evidenti, ma anche a un atto che comporta conseguenze giuridiche e costituzionali che non si possono ignorare o affrontare solo con gli strumenti della politica”, ha spiegato. L’affossamento del primo articolo ha come “conseguenza dovuta e obbligata” la decadenza dell’intero provvedimento e “come scrivono i costituzionalisti, comporta inevitabilmente come conseguenza politica le dimissioni del governo. Non ci sono precedenti perche’ quando in quest’Aula c’era ancora la politica il governo si dimetteva in caso di bocciatura anche di una sola tabella del bilancio”, ha insistito il capogruppo del Pd. Per questo, “abbiamo chiesto al presidente Fini di riferire” al Quirinale “il parere comune di …