"Pier Luigi, un marziano a Roma", di Fabio Martini
Sembrava una serata come tante e invece accadde l’imponderabile. Era l’ora di cena, il Tg1 era finito da poco, nella sede nazionale del Pd stavano spegnendo le luci, quando Pier Luigi Bersani, incrociando una delle ragazze dello staff, le ha chiesto: «Come siamo andati sui Tg?». Strano a dirsi, ma quella domanda – qualche giorno fa – è diventata un piccolo evento in casa Pd. Perché Bersani è uno che non sta «appeso» ai telegiornali e anzi spesso non li vede proprio, in questo lontano anni luce da personaggi come Rutelli o Veltroni. Stesso approccio per la parola scritta: «Che dicono i giornali?». Bersani è fatto così. Per lui spin doctor, framing o cabine di regia – l’abc della comunicazione – sono espedienti che non cambiano la sostanza, perché la politica è fatta di fatti concreti. Nei primi cento giorni da leader del Pd, Bersani non si è travestito, non ha fatto nulla per costruirsi addosso un’«immagine», non è riuscito neppure una volta a cambiare l’agenda del dibattito politico. Se tutto questo sia un limite …
