“Democratici e socialisti”, di Claudio Sardo
Ospitare a febbraio il congresso del Partito socialista europeo è per il Pd un’opportunità. Per entrare finalmente nella casa che ormai è anche sua e contribuire da subito ad allargarla e rinnovarla. Quello di Roma non sarà un congresso ordinario: la scelta di caratterizzare le elezioni europee con un candidato comune – Martin Schulz – alla presidenza della Commissione è una risposta importante alla crisi di fiducia e di legittimità della Ue. Non basterà, certo, da sola a cambiare la rotta segnata da un lato dalle politiche di austerità e dall’altro dal prevalere del metodo intergovernativo. Ma indicherà alla sinistra europea la sola strada che porta al riscatto dell’Unione: la strada federale di un governo economico e democratico dell’euro, dove i parametri sociali (occupazione, scuola, povertà, etc) possano contare almeno quanto i parametri dei bilanci pubblici, dove ci si possa battere per una nuova sovranità dei cittadini. La sinistra non è stata abbastanza europeista quando era al governo di quasi tutti i Paesi Ue. Ora è a un bivio: senza un balzo «federalista» e «comunitario» …
