Tutti gli articoli relativi a: partito democratico

“Renzi e il Pd l’immagine non basta”, di Marc Lazar

Matteo Renzi provoca nella sinistra reazioni contrastanti. I suoi adepti sottolineano il talento di comunicatore del sindaco di Firenze. Tratteggiano la sua originale personalità, l’età e l’attitudine a vincere le prossime elezioni; mentre i suoi avversari, o più semplicemente i dubbiosi, si preoccupano dell’eccesso di personalizzazione e della nebulosità del suo programma, interrogandosi sulle sue capacità di statista.Peraltro, questo tipo di dibattito, lungi dall’essere specificamente italiano, si ripropone ovunque nella sinistra europea al momento di scegliere il proprio leader. In effetti, in tutti i Paesi dell’Unione europea la democrazia sta vivendo mutazioni analoghe, che poi si declinano in maniera diversa a seconda della storia, delle istituzioni e dei sistemi partitici di ciascuno degli Stati membri. Dovunque si sta affermando quella che Bernard Manin ha definito la “democrazia del pubblico”, caratterizzata dal declino dei partiti (anche se non scompaiono del tutto), dalla disgregazione delle identità e culture politiche tradizionali, dall’aumento della volatilità, dal ruolo crescente dei leader e dall’importanza della televisione, di Internet e delle reti sociali. Altro grande cambiamento: la disaffezione nei confronti delle istituzioni, …

“Legge elettorale, Pd per il doppio turno”, di Silvio Buzzanca

Il Pd vuole una legge elettorale a doppio turno. Magari alla francese. In subordine potrebbe andare bene anche il sistema a doppio turno di coalizione proposto da Luciano Violante e Roberto D’Alimonte. Scelta netta, precisa che Luigi Zanda ha illustrato ieri pomeriggio alla commissione Affari costituzionale del Senato. Presa di posizione che stoppa, per il momento, la marcia del modello spagnolo su cui hanno lavorato i due relatori Donato Bruno, Pdl, e Doris Lo Moro del Pd. Una mossa che rimette tutto in discussione e si scontra con la contrarietà del Pdl. Ma si interseca anche con la vita del governo e il dibattito interno al Pd. Perché da un lato viene letta come un tentativo di Letta di evitare il varo di una norma provvisoria e di legare la nuova legge alle riforme. Portando Alfano e i suoi sul doppio turno. E dall’altra parte sembra una risposta all’offensiva di Matteo Renzi sulla legge elettorale basata sulla proposta di adottare a livello nazionale il sistema dei comuni. «Il Pd è per il doppio turno. Io …

“La leadership e l’evoluzione del Pd”, di Giancarlo Bosetti

La distanza maggiore tra i contendenti alla guida del Pd riguarda, prima e più delle persone e delle politiche, l’idea stessa del partito. Si capisce dai documenti congressuali depositati e ancora meglio dalle battute: «Leadership non è una parolaccia» (Renzi, chiudendo la Leopolda). E dall’altra parte: «Non vogliamo diventare un comitato elettorale». E ancora: «No a un primattore come dirigente», «Aprire le primarie alla destra è come far scegliere l’amministratore di un condominio a quelli di un altro condominio ». Queste ultime tre lamentele indicano la sofferenza e il rigetto di quel che sarebbe invece indispensabile in un sistema bipolare: rispettivamente l’uso del partito come “mezzo” per vincere le elezioni, la centralità personale del leader-premier, la necessità di prender voti fuori dal recinto ereditato e di “rubarli” agli avversari. Le distanze qui tra il sindaco di Firenze e gli altri sono abissali e descrivono una forma politica che sta attraversando una profonda crisi, che sarà evolutiva nel caso migliore, e autodistruttiva in quello peggiore. Si tratta dell’evoluzione, tardiva per il Pd (doveva cominciare nel 2007, …

“Quattro idee di Pd. Presentate le mozioni”, di Simone Collini

Gianni Cuperlo punta sulla «rivoluzione della dignità», Matteo Renzi ribadisce la necessità di «cambiare verso», Gianni Pittella si candida «per un partito democratico, solidale, europeo» e Giuseppe Civati rilancia il suo slogan «dalla delusione alla speranza: le cose cambiano, cambiandole». I documenti congressuali dei quattro candidati alla segreteria del Pd sono stati depositati e da ieri sera sono consultabili sul sito web del partito, pubblicati nello stesso ordine che (da sorteggio effettuato la settimana scorsa) ci sarà sulle schede delle primarie dell’8 dicembre. Nei testi vengono approfondite e dettagliate le tesi espresse fin qui dai candidati ed emergono con ancor più nettezza le idee che hanno sia sul Pd che sulle principali sfide di fronte al Paese. Renzi, che parla della necessità di una «rivoluzione radicale» e illustrerà ampiamente il documento alla Leopolda che si apre venerdì, punta il dito contro il «calo degli iscritti», dice che alle politiche il Pd ha perso perché «gli italiani non hanno considerato sufficientemente forti i nostri leader», insiste sul fatto che bisogna incassare anche i consensi dati in …

“Pd: cambiare su pensioni e cuneo Fassina pronto a dimettersi”, di Maria Zegarelli

Più critici rispetto alla legge di stabilità nel Pd sono i Giovani turchi e i renziani. Ma è il viceministro Stefano Fassina ad aprire un fronte di tensione tutta interna al Pd: ha scritto a Enrico Letta una lettera nella quale comunica di essere pronto a rimettere il proprio mandato se non ci sarà un chiarimento al suo rientro dagli States. Duro il viceministro per essere stato escluso da tutta la fase preparatoria del ddl stabilità e per non aver ricevuto, malgrado ripetute richieste, la documentazione. E in serata il segretario Pd, Guglielmo Epifani, parlando ai microfoni del Tg5, gli dà ragione: «Credo che lamenti una mancanza di collegialità e credo che abbia ragione». Nel merito del provvedimento del governo, poi, lo stesso segretario chiede cambiamenti, soprattutto per gli interventi che riguardano «la parte di popolazione che sta peggio». È lì, dice, che bisogna rimettere mano: «Su tutta la parte relativa al sociale: indicizzazione pensioni, fondi per i non autosufficienti, intervento per le disabilità… Abbiamo tutta la parte della popolazione che sta peggio alla quale …

“Il tramonto di SuperMario che doveva salvare il Paese”, di Filippo Ceccarelli

Mario Monti o della dissipazione. Crudele è il destino dei salvatori della patria, chiamati a domare con successo lo spread e finiti vittime delle beghe para-condominiali di Scelta Civica. Passati dal garantire l’Italia con la cancelliera Merkel e ridotti a dolorosi zimbelli di un Cesa o di un Olivero. «Super Mario» avevano preso a chiamarlo anche a Strasburgo, e allora lui con ferma modestia: «No, no, solo Mario». Ventisette applausi alla presentazione del suo governo; e adesso un gelo imbarazzante ogni volta che il professore interviene al Senato, nemmeno il consenso pieno dei suoi, «un dilettante della politica» lo definiscono dopo avergli sfilato il partito, «la forza che ho ispirato e fondato», da sotto i piedi, come un tappeto, e addirittura ricevono felicitazioni per questo, ammirati bigliettini a sfondo cannibalico: «Complimenti, Pier, per come ti sei cucinato Monti». Sventuratissimo tecnocrate, e si cercherebbe qualcosa, una parola, un gesto, un qualche segno che possa illustrare questa caduta come un autentico dramma, ma invano. La vera tragedia del potere, in questi tempi di chiacchiere e visioni a …

“Per vincere serve un partito”, di Claudio Sardo

Il congresso del Pd è cominciato. Deve dare all’Italia un progetto di cambiamento e legittimare una nuova classe dirigente. Si tratta di una responsabilità nazionale, non inferiore a quella che il Pd ha assunto mettendosi alla guida del governo di «necessità». Senza questa prospettiva, senza visione del futuro, l’orizzonte stesso del governo si accorcerebbe. Le larghe intese sono la febbre, non certo la normalità del sistema democratico. Oggi servono per porre le basi – istituzionali e sociali – del cambiamento di domani: in un sistema al collasso non possiamo permetterci che anche le prossime elezioni siano nulle. L’obiettivo di vincere le elezioni – obiettivo da porre fin d’ora – è dunque un proposito sano. Che di per sé non si contrappone alla battaglia necessaria nel governo Letta affinché si raggiungano risultati in termini di ripresa economica, di equità sociale, di riforme elettorali e istituzionali. E proporsi di vincere le elezioni per il Pd – che non le ha mai vinte, ed è erede di un centrosinistra che nell’ultimo ventennio non ha mai vinto davvero neppure …