"Né tecnocrati né folle virtuali", di Fabrizio Barca
«Non cerco adesione, ma confronto». Questa mia dichiarazione, rilasciata a Milano un paio di giorni fa, ha destato stupore in chi schiaccia la politica in una gara fra protagonisti e al tempo stesso dimentica che è solo dal con- fronto, dal conflitto acceso ma ragionevole fra idee, che viene il cambiamento. Il mio scritto «Un partito nuovo per il buon governo» è figlio dell’azione ministeriale per la «coesione territoriale», un’esperienza che mi ha portato a concludere che senza una nuova «forma partito» non si governa l’Italia. Ho dunque provato a immaginare i tratti e le funzioni di questa nuova forma, concentrando l’attenzione su un partito di sinistra, essendo questo ciò che risponde ai miei convincimenti. Per capire ciò di cui sto parlando, faccio riferimento alla storia più recente. Il solco profondo apertosi fra cittadini e «politici», la debolezza dei partiti nell’interpretare bisogni, e soprattutto nel promuovere nei territori il confronto sulle soluzioni, la loro incapacità di incalzare lo Stato, anzi la «fratellanza siamese» con esso, l’ho avvertita pesantemente in questi mesi di governo. L’ho riconosciuta …
