Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"I grillini vogliono caos non riforme", di Gianni Riotta

Dal 2012, con la vittoria di Beppe Grillo in Sicilia, fino alla scorsa primavera, l’opinione pubblica di sinistra ha coccolato i Cinque Stelle. Dopo il successo grillino alle elezioni di febbraio un manifesto di intellettuali spingeva perché il Partito democratico formasse un governo con Grillo e Gianroberto Casaleggio, con giornali, riviste, case editrici fiancheggiatori del movimento mobilitati perché l’ex attore andasse al potere. Analogo fermento si raccolse attorno alla candidatura di Stefano Rodotà al Quirinale: ignari che il costituzionalista aveva, in un’intervista, paragonato con severità Cinque Stelle alla destra oltranzista ungherese di Orban, i grillini ne scandivano il nome in strada. Né l’infatuazione era solo italiana: l’autorevole «New Yorker», in un rapito ritratto di Grillo, concludeva con l’ex attore che, al cadere della sera, chitarra in mano, canta ai pescatori sardi una ballata, «con la rauca voce di Ray Charles». In politica però un anno può essere più struggente di un vecchio blues e la cotta della sinistra per Grillo sembra svaporarsi. Ora che si bruciano i libri del decano Corrado Augias, e il parlamentare …

"Le nuove tenebre", di Corrado Augias

Mossa calcolata a freddo, sapeva che cosa sarebbe successo. Infatti è successo. Ometto le risposte, fantasie di uomini repressi, oscenità correnti, postribolo. Poi perfino lui dev’essersi reso conto d’aver esagerato e ha fatto sparire la sequela di (banali) oscenità. Battute di quel tipo le sentivamo nei film degli anni Cinquanta, uomini in calore che si sussurravano «Quella bottana è». Lì era satira di costume, qui è in gioco la terza carica dello Stato. Anche il fascismo demoliva gli avversari col ridicolo. Li si imbottiva d’olio di ricino, poi tutti a ridere nel vedere il disgraziato torcersi. Ogni giorno il grillismo scende un po’ più giù, l’attacco alla Boldrini non è certo il livello più basso. Gente di quella risma quando tocca il fondo non ci pensa due volte: comincia a scavare. Davvero non c’è in quelle file di soldatini obbedienti qualcuno che conservi di sé un’opinione un po’ meno umiliante? Quelle faccette pulite, quelle barbette ben curate, quella ragazzette in tailleur, basta davvero così poco a trascinarle a questo livello? Ne ho fatto le spese …

"La scossa di Prodi al premier: non abbia paura, ora tenti una sortita", di Aldo Cazzullo

Professor Prodi, l’Italia vive uno dei momenti peggiori del dopoguerra. E il sogno europeo appare infranto, con la Germania che vuole farla da padrone. «Non è che vuole: la Germania la fa da padrone. E continua per la sua strada, anche se molti osservatori, tedeschi e non tedeschi, pensano che l’eccessivo surplus renda il rapporto di cambio dell’euro insopportabile per gli altri Paesi. Un surplus minore aiuterebbe l’economia di tutta l’Europa». L’euro è troppo forte per noi? «Oggi siamo quasi a 1,40 sul dollaro. Fossimo a 1,10, anche 1,20, saremmo in una situazione ben diversa». L’euro era stato pensato per valere un dollaro? «Più o meno. Ricordo, quand’ero presidente della Commissione europea, gli incontri annuali con il presidente cinese Jiang Zemin. Avevamo dossier alti una spanna, ma a lui interessava solo l’euro. Gli consigliai di comprarne come riserva. All’inizio il valore dell’euro crollò a 0,89 rispetto al dollaro e, quando tornai da Jiang, avevo la coda fra le gambe. Ma lui mi rasserenò subito: “Lei pensa di avermi dato un cattivo consiglio, ma io continuerò …

"Astensione, un doppio rischio", di Gian Enrico Rusconi

Il vergognoso comportamento grillino in Parlamento e la faticosa prosecuzione del dibattito sul sistema elettorale, influenzeranno l’atteggiamento dei molti, troppi cittadini che da tempo si astengono dal voto? In quale direzione? Non è una domanda secondaria. Con il nuovo sistema elettorale infatti gli elettori di ritorno potrebbero fare la differenza decisiva per la conquista del premio di maggioranza. E quindi favorire un nuovo indirizzo della prassi politica. Se così fosse, saremmo al paradosso che il successo del partito vincente, ottenuto per qualche percentuale in più, dipenderà dal comportamento di quei cittadini che hanno seguito con indifferenza se non con disgusto la vita politica di quest ultimi anni. Cittadini che non si sono lasciati coinvolgere in «primarie» o in altre mobilitazioni più o meno fittizie promosse dai partiti. Che hanno avuto simpatia per il movimento di Grillo, ma poi si sono ricreduti. In realtà delle intenzioni degli astenuti e di un loro eventuale ripensamento conosciamo molto poco. Non sappiamo se i potenziali elettori provenienti da quel terzo di aventi diritto al voto che hanno dichiarato di …

“Niente politica, solo protesta. E il M5S va in crisi di consensi”, di Carlo Buttaroni

Non è la prima volta. E c’è da scommetterci che non sarà neanche l’ultima. Gli episodi (gravi) di cui si sono resi protagonisti i parlamentari cinquestelle sono solo l’ennesimo riflesso di quel sentimento che Giovanni Sartori ha definito «liquidismo». Rimuovere, cioè, senza avere nulla da offrire, nessun riscatto, nessun annuncio. Solo risentimento. Un processo dove scompaiono le idee e la capacità di progettare il futuro, mentre prevalgono gli insulti, la delegittimazione, le insinuazioni. Occupando quel territorio grigio al confine fra politica e farsa. L’OSTILITÀ VERSO LE ISTITUZIONI L’Italia ha, in passato, vissuto fenomeni simili. Come negli anni del dopoguerra, con l’Uomo Qualunque di Giannini. Anche allora il qualunquismo, come il liquidismo oggi, anziché un insulto sembrava una virtù. Quasi fosse un istinto incastonato nel Dna del nostro Paese, latente fino a quando circostanze particolari lo fanno riemergere, nutrendosi dei problemi irrisolti e degli stati d’animo più deleteri. Un sentimento che si afferma e si diffonde perché il problema è in quel nichilismo tenue che porta a preferire il nulla anziché il cambiamento e che si …

"La prima crepa", di Alberto Statera

Si narra che i “parricidi”, assassini di padri, affini, congiunti venivano chiusi in un sacco con una bestia capace di martoriarli, come un cane, una scimmia o una vipera e gettati “in mare profundum.” Enrico Letta sfaterà forse l’antica leggenda. Dopo aver suscitato, con stile ma fermamente, le dimissioni del presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, collezionista superbo e insolente di poltrone, di onori e anche di denari. Anzi, la sua rapida reazione alle notizie alquanto sconvolgenti sulle multiformi attività del suddetto capo del più grande ente previdenziale d’Europa, coinvolto con tutta la famiglia in attività di ogni genere nelle pieghe di uno Stato corrivo più che distratto, rischia di farne forse un candidato alla qualifica di statista, oggi quasi sempre usata a sproposito. Oltre che ad allentare quella di democristiano a molti carati, che rischia ormai di inseguirlo come una condanna, anche ad opera dell’altro ex democristiano, Matteo Renzi, che per ora governa il Pd con piglio decisionista. Mastrapasqua non è il padre del presidente del Consiglio, né uno stretto congiunto diretto, ma è uno dei …

"Impeachment, difficile prenderlo sul serio", di Marco Olivetti

Il documento con il quale il Movimento Cinque Stelle ha motivato la richiesta di messa in stato d’accusa del presidente Napolitano imputa al capo dello stato sei comportamenti, che configurerebbero un attentato alla Costituzione. Il primo consisterebbe nell’adozione di una serie di atti che, spostando il potere normativo dal parlamento al governo, avrebbero mutato la forma di governo da parlamentare in presidenziale. Se ci si chiede, però, di quali atti si tratti, si vede bene che tutti sono riconducibili alla responsabilità del governo: dall’adozione dei decreti legge, alla reiterazione di uno di essi, alle questioni di fiducia e ai maxiemendamenti. Al presidente, i parlamentari pentastellati imputano evidentemente una mancata vigilanza su questi atti governativi. Ma essi dimenticano che proprio un ruolo “tutorio” più accentuato del capo dello stato a genererebbe l’alterazione che essi denunciano. Se poi, in casi specifici, vi sono state scelte discutibili del presidente, si tratterà, semmai, di singole violazioni della Costituzione, per le quali, secondo l’articolo 90 della Carta, egli non è responsabile. La seconda accusa consiste nell’aver autorizzato la presentazione del …