"Presidenzialismo vicolo cieco", di Claudio Sardo
La proposta Pdl di estendere il lavoro di riforma costituzionale anche al titolo sulla magistratura si presenta anzitutto come un atto di ritorsione alle sentenze di condanna contro Berlusconi. Non è chiaro se la minaccia sia partita direttamente dal Capo o dalla mente fervida di qualche fedelissimo. L’esito tuttavia è lo stesso: l’apparente aggiunta costituisce in realtà uno «strappo» inaccettabile. Le riforme sono già così difficili: se il tavolo del confronto diventasse un terreno di scontro, o di esibizione muscolare, o di pressione istituzionale verso altri poteri, allora sarebbe meglio smettere subito e non sprecare fatica inutile. In ogni caso una discussione sull’ordinamento giurisdizionale e, più in generale, sui poteri neutri non può essere affrontata con la dovuta serietà, finché il leader del secondo gruppo parlamentare ha come priorità assoluta salvare se stesso dai processi in corso e costruirsi un percorso di giustizia ad personam. Non si può neppure dimenticare, mentre sta faticosamente iniziando questo ennesimo tentativo di riforma, che il lavoro della Bicamerale presieduta da D’Alema fu prima approvato da tutti e poi venne …
