Quel regalo di Natale al premier-padrone", di Massimo Giannini
Ci deve essere ancora uno spazio pubblico per la verità, in questa Italia punita dalla matematica della recessione e intorpidita dalla retorica della pacificazione. Le motivazioni della condanna di Berlusconi, nel processo Unipol-Bnl, occupano quello spazio con un frammento di verità impossibile da non vedere. In quelle 90 pagine non c’è solo la “pistola fumante” del gigantesco conflitto di interessi che il Cavaliere si porta sulle spalle fin dalla sua discesa in campo nel 1994 MA c’è anche la “prova regina” che spiega perché, oggi, non ha senso costituzionalizzare l’irriducibile anomalia berlusconiana, e negoziare con l’uomo che la incarna addirittura il passaggio dalla Repubblica parlamentare a una Repubblica presidenziale. La vicenda è tristemente nota. Il processo Unipol-Bnl ruota intorno alla famosa registrazione della telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, nella quale il segretario dei Ds chiede all’amministratore delegato di Unipol: «Allora, abbiamo una banca?». Il 24 dicembre 2005, vigilia di Natale, Fabrizio Favata, titolare della Solari. Com Srl e socio in affari di Paolo Berlusconi (nella I. P. Time Srl) per la commercializzazione dei …
