Tutti gli articoli relativi a: scuola | formazione

"Niente (anzi poca) matematica, siamo inglesi", di Flavia Giannoli

Un’indagine dell’ufficio inglese per gli standard educativi, l’OFSTED, rivela una notevole carenza del sistema educativo inglese per quanto riguarda la matematica. Abbiamo chiesto a Flavia Giannoli, esperta nei processi formativi per la didattica della matematica, di commentare questa notizia proponendoci il suo punto di vista, anche in vista della situazione italiana. Nel mondo Occidentale si assiste a una crisi diffusa dei sistemi scolastici per quanto riguarda l’efficacia dell’insegnamento, e ad una conseguente azione di ripensamento delle strategie organizzative e delle tecniche educative, in special modo nel campo delle scienze e della matematica. Il sistema scolastico inglese non fa eccezione, come riportato dal giornalista Graeme Paton nel suo recente articolo apparso su “The Telegraph”: Ofsted: bright children failed by poor maths lessons (Ofsted: gli studenti brillanti non riescono a causa di lezioni di matematica di livello troppo basso). Il sistema scolastico inglese è differente da quello Italiano sotto molti aspetti. I ragazzi inglesi a 16 anni devono sostenere il GSCE, General Certificate of Secondary Education, per poter passare ai gradi scolastici superiori o entrare nella formazione …

L´apprendistato piace solo alle imprese "Pochi assunti, creerà altri precari", di Filippo Santelli

L´estero insegna: dove l´apprendistato funziona i ragazzi trovano lavoro. Importare il modello in Italia, il Paese europeo con più giovani inattivi, è una delle idee di Elsa Fornero. L´effetto della sua riforma, attesa dal voto di fiducia in Senato, potrebbe però essere diverso. Perché a spingere gran parte delle aziende italiane ad assumere apprendisti, più che la volontà di far crescere validi collaboratori sono ragioni economiche. E rendendo questo contratto ancora più conveniente il ddl lavoro rischia di incrementare i numeri, ma senza incidere sulle competenze: «L´apprendistato resterebbe un´alternativa al contratto flessibile anziché uno strumento di formazione qualificata», avverte Michele Tiraboschi, professore di Economia all´Università di Modena e Reggio Emilia. In Italia dal 2009 al 2010, per effetto della crisi, i giovani apprendisti sono diminuiti da 645mila a 541mila. A calare sono stati soprattutto i contratti in diritto-dovere, quelli che portano gli under 19 ad ottenere un diploma: dimezzati, da 278mila a 142mila. «I giovani preferiscono sempre di più il liceo – spiega Tiraboschi – al contrario che in Germania, in Italia l´apprendistato è solo …

"Fornero bifronte", di Pippo Frisone

Ci mancava anche questa! Nello sfilacciatissimo clima politico-sindacale l’ultima sortita della ministro Fornero non fa altro che gettare benzina sul fuoco delle polemiche. Dire che “ anche gli statali siano licenziabili ”a pochi giorni dalla firma dell’accordo sul pubblico impiego oltre che un’invasione di campo bella e buona, è uno sgambetto al suo collega e ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi. Mentre il ddl sul mercato del lavoro passa alla Camera, facendo quasi piangere la ministra per l’emozione di veder approvata la “sua riforma”, questo sembra un motivo in più alla battagliera ministro per rinfocolare le polemiche coi dipendenti pubblici e i sindacati, rischiando cosi di far saltare le faticose mediazioni e i fragili equilibrismi contenute in quell’accordo. E’ vero che nell’art.2 del ddl è contenuta una delega alla Funzione Pubblica affinchè le norme sull’art.18 siano armonizzate e adattate anche al settore pubblico. Estendere “tout court” il nuovo art.18 al pubblico impiego come vorrebbe la Fornero , equiparando una volta per tutte il settore pubblico a quello privato, si scontra apertamente con quanto contenuto nel …

Puglisi: "Il Pd promette di rimettere in vetrina i 'gioielli di famiglia' della scuola"

“Quando torneremo a governare rimetteremo in vetrina i gioielli di famiglia del sistema scolastico italiano: scuola dell’infanzia, tempo pieno e modulo a 30 ore con le compresenze. Vogliamo innovare dal basso la scuola secondaria di primo e secondo grado, quella in cui si manifesta il calo degli apprendimenti e la dispersione degli studenti e delle studentesse italiane, attraverso lo scambio di buone pratiche, l’infrastrutturazione tecnologica delle scuole e la formazione in servizio degli insegnanti. La riforma che serviva l’abbiamo fatta noi e si chiama ‘autonomia scolastica’. Una riforma che per poter essere sviluppata appieno ha bisogno di stabilità di risorse umane e finanziarie. Un organico funzionale stabile per ogni scuola autonoma, con cui poter progettare e sperimentare in libertà l’innovazione didattica che serve ai nostri ragazzi per superare i divari nei livelli di apprendimento, abilità e competenza, rispetto dai propri coetanei europei”. È quanto ha detto Francesca Puglisi Responsabile Scuola della segreteria Pd alla Conferenza nazionale per la scuola dei nativi digitali “Un nuovo alfabeto per l’Italia”, organizzata dal Pd e in corso di svolgimento …

"Scuola, diventare esubero dopo trent'anni di cattedra" di Fabio Luppino

Si chiamano soprannumerari. Diecimila professori che a causa della riforma Gelmini perdono posto. Vogliono riconvertirli al sostegno. È un’erosione senza ritorno. Un dramma invisibile, impalpabile, non cruento, lì per lì, come tutte le cose che riguardano l’intelletto. È un dramma per chi lo subisce, non avvertito però come sociale. Stiamo parlando di professori, docenti, insegnanti, sostituti dei genitori, a volte, a cui si chiede senza riconoscere. Molti di loro a cinquant’anni si trovano punto e daccapo. La chirurgia del taglio di ore imposta dal precedente governo scava inesorabilmente ferite feroci. Quelle sugli alunni le scopriremo nel prossimo quinquennio: dare meno istruzione quando nel mondo si vince con più istruzione non li aiuterà, ad occhio e croce. TRE ANNI DIFFICILI Ma negli ultimi tre anni succede, come non accadeva da tempo, di vedere in fila, in quelli che una volta si chiamavano provveditorati agli studi, prof, per la maggior parte donne, oltre i cinquanta, a volte a pochi anni dalla pensione, a cercare smarriti ed in affanno la stanza giusta dove avere risposte sul loro destino. …

"Puntare sui Primi (come nei buoni ristoranti)", di Aristarco Ammazzacaffè

Ho letto qualche giorno fa su “L’Unità” – ma ne hanno parlato anche altri giornali – una news che mi ha letteralmente allargato il cuore. Tanto da averne un mancamento. Ripreso, mi sono detto “L’attesa è finita: la montagna ha partorito. Infatti ci si chiedeva tutti, fino a qualche giorno prima: – Ma il ministro c’è? E che fa? Pensa? E che pensa? – E finalmente il botto”. Da una montagna di riconoscimenti e titoli accademici e ipertecnici e di pubblicazioni – dal thailandese al sanscrito -, l’ex neo ministro, Prof. Umo Francesco, ha estratto un documento ambizioso in forma di Disegno di Legge (DDL) ancora in bozza. Il Titolo, molto nuovo – che rinvia a un tema di cui si avvertiva stringente urgenza – è esplicito: “Sul merito” (“De merito”, latineggiante, nell’ultima versione). Interpellati, stilisti estetisti e coristi della Scala hanno esclamato all’unisono: “Finalmente! Un provvedimento che sarà molto apprezzato nei dintorni di San Marino” Particolarmente compiaciuta la “ex” Gelmini, del Merito la vera madre a sua insaputa (capita in certi ambienti ). E’ …

"Quanto è "tech" la scuola italiana? Studenti promossi, prof rimandati" da repubblica.it

In una scuola, quella italiana, dove solo il 7% delle classi è coperto da una qualche connessione internet (in Inghilterra cento ogni cento, tutte sotto la banda larga), un sondaggio Ipsos commissionato dal Pd scuola rivela che i nostri insegnanti vorrebbero più tecnologia fra i banchi e sovrastimano le loro (basse) competenze digitali. Ancora, gli studenti pure vorrebbero più tecnologia a scuola, ma raccontano ai sondaggisti la verità sulle loro (alte) competenze digitali. I maestri e i professori italiani intervistati hanno consapevolezza che con il multimediale in classe le lezioni sarebbero più stimolanti, il loro status crescerebbe e dopo una decina di anni di sottovalutazione da parte della politica scelgono di rispondere difendendosi: siamo bravi, siamo pronti per la scuola 2.0. Un Invalsi della tecnologia, un test a controllare le loro attitudini e soprattutto l’applicazione di internet alla loro didattica, in verità potrebbe diventare una Waterloo per la classe insegnante. Nello stesso sondaggio Ipsos, non è un caso, sono gli studenti a ridurre le potenzialità tecnologiche dei loro “prof”: se il 93% dei docenti si …