Tutti gli articoli relativi a: scuola | formazione

"Profumo di esuberi", di Pippo Frisone

Uno dei tanti nodi che il neo ministro dell’istruzione Profumo è chiamato a sciogliere è quello degli esuberi del personale della scuola. In parte frutto della denatalità delle regioni meridionali ma soprattutto dei tagli e delle pseudo riforme volute dall’ex ministra Gelmini. Sono oltre 10mila gli esuberi della scuola, dopo le operazioni di trasferimento e passaggio per il 2011/12. Sono tutti docenti, privi di una titolarità di scuola e senza una cattedra d’insegnamento in organico di diritto. Tutti son diventati titolari nella rispettiva dotazione organica provinciale. Il grosso di questi esuberi si colloca nella secondaria di secondo grado con quasi 7mila unità, di cui quasi tremila sono insegnanti tecnico-pratici senza laboratorio. Circa 1.200 sono gli esuberi della scuola media mentre quasi duemila sono i maestri esuberi della primaria, collocati per lo più nelle regioni meridionali, con in testa Napoli e la Campania. Al neo ministro Profumo toccherà gestire un funerale che in passato, pur se previsto dalle norme del dlgs 165/01, né destra né sinistra avevano mai avuto il coraggio di celebrare. Ad imporglielo, oltre …

Profumo archivia la Gelmini: «Comincerò da studenti e ricercatori», di Pietro Greco

L’ex rettore del Politecnico di Torino, da pochi mesi presidente del Cnr chiarisce subito le priorità: «La scuola pubblica in Italia è molto importante». Da cosa comincerò? Dagli studenti e dai giovani ricercatori: è necessario sentire le loro ragioni e aspirazioni». Basterebbero queste parole, rispondendo ai giornalisti dopo il giuramento al Quirinale, per capire la distanza tra Maria Stella Gelmini e Francesco Profumo, da ieri alla guida del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Un’ottima scelta, per almeno tre motivi: è una persona competente ed esperta; gode del riconoscimento e del consenso sia della comunità scientifica che di quella universitaria; ha un’idea chiara del ruolo dell’istruzione («La scuola è la scuola, e la scuola pubblica in Italia è molto importante», ha detto ieri) e di quello che la scienza e l’alta educazione rappresentano nella società e nell’economia della conoscenza. Per capire che sia una persona esperta e competente basta sfogliare il suo curriculum. Nato a Savona nel 1953, si è laureato nel 1977 in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Torino, dove è poi diventato professore, …

"Il colpo di coda della Gelmini: più tasse, meno borse di studio", di Mariagrazia Gerina

Nell’ultimo decreto l’ex ministro ha fissato al ribasso i criteri di accesso del diritto allo studio. Nel testo anche un passaggio tutto dedicato alla «valorizzazione» dei collegi universitari privati. È l’ultimo colpo di coda del “fu” governo Berlusconi, con cui gli studenti, che oggi scendono in piazza in tutta Italia, dovranno fare i conti. Alla vigilia della “dipartita” da Palazzo Chigi, Mariastella Gelmini è riuscita ad aggiungere un altro tassello alla sua riforma, facendo approvare in extremis dal consiglio dei ministri di venerdì scorso, uno dei decreti più spinosi. Quello per fissare (al ribasso) i livelli essenziali nazionali del diritto allo studio (borse, reddito minimo per accedervi, strumenti per garantirle). Dentro, c’è il temuto aumento delle tasse regionali per il diritto allo studio. Alcune novità, che contraddicono quanto concordato con le Regioni. E una aggiunta a sorpresa, che sa di ulteriore blitz: l’introduzione di un passaggio tutto dedicato alla «valorizzazione» dei collegi universitari privati. Un modo per riaprire l’accreditamento a nuove strutture. Obiettivo caro all’ex ministro. Mache finora non era stato mescolato così apertamente con …

"L'eredità", di Marina Boscaino

Chi ha avuto modo di leggere ciò che ho scritto nel corso degli anni si sarà reso conto che – nonostante la mia indiscussa appartenenza politica alla sinistra – mi sono spesso trovata in disaccordo con l’atteggiamento generale da un lato e con precise azioni dall’altro portati avanti dalla sinistra oggi rappresentata in Parlamento. Sulla scuola il Pd è stato spesso inefficace, dando l’impressione da una parte di ammiccare – in nome di un’ambigua idea di modernità, che corrisponde spesso ad acquiescenza – a principi e valori che minano le basi su cui si fonda l’identità di sinistra; dall’altra di attendere – in un’inerzia inquietante – l’arrivo di Godot. Occorre però riconoscere che sul concorso per i dirigenti scolastici, sul quale si è fatto dell’incredibile trionfalismo autocelebrativo, l’opposizione ha incalzato il governo dimissionario. Con un’interrogazione parlamentare, prima firmataria Manuela Ghizzoni, il Partito Democratico chiede al ministro Gelmini quali iniziative intenda adottare affinché le future prove scritte: – si svolgano contestualmente in tutte le sedi regionali e con le medesime tracce; – si svolgano solo dopo …

"Rischiano il licenziamento quasi 11 mila docenti in esubero", di Salvo Intravaia

L’articolo 4 del provvedimento approvato dal Parlamento prevede la “messa in disponibilità” degli insegnanti di ruolo rimasti senza cattedra. Il grosso degli esuberi riguarda la scuola media superiore. Rischiano il licenziamento quasi 11 mila docenti in esubero della scuola. La norma è contenuta nel maxiemendamento alla legge di stabilità, approvata in via definitiva sabato scorso prima delle dimissioni di Silvio Berlusconi. E a pagare il prezzo più salato alla crisi economica che ha travolto l’Italia potrebbero essere proprio gli insegnanti di ruolo rimasti senza cattedra per effetto dei tagli agli organici imposti dalla coppia Tremonti-Gelmini. Il testo dell’articolo 4-terdecies introduce nuove “disposizioni in tema di mobilità e collocamento in disponibilità dei dipendenti pubblici”. “Le pubbliche amministrazioni che hanno situazioni di soprannumero o rilevino comunque eccedenze di personale sono tenute a osservare” la seguente procedura, recita il testo della legge. Di che si tratta? Dopo una preliminare informativa alle rappresentanze sindacali del personale l’amministrazione verifica la “ricollocazione totale o parziale del personale in soprannumero nell’ambito della stessa amministrazione o presso altre amministrazioni”. E, in caso negativo, …

"Tagliando l'offerta hanno cambiato il senso della scuola", di Benedetto Vertecchi

Meno ore di lezione e l’onere dell’apprendimento lasciato agli studenti e alle loro famiglie. E nella comparazione con gli altri Paesi restiamo indietro. C’ è un aspetto nella comparazione dei livelli di apprendimento che si conseguono nei vari sistemi educativi che non viene solitamente rilevato. Eppure offrirebbe un criterio particolarmente significativo per la valutazione delle politiche scolastiche. Si tratta di porre in relazione i risultati conseguiti dagli allievi con le scelte di politica scolastica che hanno determinato condizioni più o meno positive per l’attività educativa. Deriva da questa premessa che la comparazione è più attendibile se le condizioni in cui sono stati ottenuti i dati sui livelli di apprendimentononsono troppo diverse. Se la comparazione è svolta una tantum è difficile stabilire in quale misura i punti di vantaggio o quelli di svantaggio di un sistema rispetto agli altri siano da riferire alle scelte politiche. Una comparazione episodica fa riferimento, infatti, a un tempo limitato, quello in cui i dati sono stati rilevati, mentre le politiche scolastiche non possono che essere osservate nel loro esprimersi in …

"Il segreto della classe perfetta? La diversità tra gli studenti", di Lorenzo Salvia

Fare una classe di bravi e una di somari oppure due classi miste, dove la pupa e il secchione sono vicini di banco? E ancora: mettere nella sezione A tutti i ragazzi di (presunta) buona famiglia e nella sezione B quelli con provenienza meno pregiata oppure seguire la regola della nonna, di tutto un po’? Non sono questioni accademiche ma le domande che tolgono il sonno a presidi, insegnanti e soprattutto genitori, preoccupati di trovare non solo la scuola giusta ma anche la sezione migliore. In realtà la regola del «di tutto un po’» non porta la firma solo della nonna ma anche della legge italiana che invita a rispettare il principio dell’equi-eterogeneità. E cioè formare classi che siano il più possibile differenziate al loro interno e quindi simili fra loro. Pupe e secchioni per tutti, come ricchi e poveri, italiani e stranieri e così via. Ma questa regola viene spesso ignorata, come dimostra una ricerca della Fondazione Giovanni Agnelli. Ed è un peccato perché così le classi funzionano peggio. Non solo per le pupe …