Tutti gli articoli relativi a: università | ricerca

"Contro l'ignoranza attiva", di Dario Antiseri

La storia della filosofia esiste perché esistono i problemi filosofici. Problemi come questi: Dio esiste o è solo un’invenzione per usi disparati? Il tutto-della-realtà è solo quello di cui parla o può parlare la scienza o si danno anche validi argomenti a difesa dell’idea che tutto non è destinato a finire in questo nostro mondo? È proprio vero che l’ateo è più scientifico del credente oppure si può ben dire che l’ateismo è una pura e semplice fede non di rado camuffata da teoria razionale? L’uomo è libero o determinato? E cosa è cambiato o cambia, per l’immagine dell’uomo, con l’avvento della teoria dell’evoluzione? Problemi carichi di conseguenze morali e politiche sono quelli che i filosofi hanno affrontato con la proposta delle diverse filosofie della storia: la storia umana è da sempre un campo aperto all’impegno morale, creativo e responsabile degli esseri umani oppure è una imponente realtà che si evolve seguendo ineluttabili leggi di sviluppo? E ineludibili problemi filosofici sono quelli relativi alla «migliore» organizzazione della convivenza umana — problemi, dunque, di filosofia politica. …

"Scienza quando il biologo fa ricerca nel garage", di Massimiano Bucchi

Nel 2008, un gruppo di celebrità si ritrovò a New York su invito di grandi imprenditori dei media come Rupert Murdoch e Harry Weinstein per uno “spit party”. Gli ospiti della serata, che le testate giornalistiche battezzarono ironicamente “Spitterati”, ricevettero un kit per raccogliere la propria saliva, destinata a test genetici personalizzati. Il servizio era offerto da una nuova azienda nel settore delle biotecnologie, 23andMe. Fondata due anni prima da Linda Avey e Anne Wojcicki (moglie di Sergei Brin, co-fondatore di Google), l’azienda si proponeva come «la fonte attendibile di informazioni genetiche personalizzate su scala globale» e già all’epoca offriva direttamente dal proprio sito web, per soli 399 dollari, un’analisi di 580mila marcatori o variazioni genetiche che promettevano al cliente di sapere, tra l’altro, con quale probabilità avrebbe potuto sviluppare un centinaio di patologie, la predisposizione a un quoziente di intelligenza elevato, se un bambino fosse effettivamente figlio di un certo padre. Time la mise al primo posto delle innovazioni di quell’anno, e i media previdero che il servizio di 23andMe sarebbe diventato il prossimo …

"Università senza ricerca, Paese senza futuro", di Sebastiano Maffettone

​Lo scorso weekend ho visto, come molti italiani, Smetto quando voglio . Un film leggero che racconta una storia pesante. Il cuore della vicenda riguarda i nostri laureati più bravi e il fatto che purtroppo il Paese non sa che farsene. Risultano, come si dice in gergo, overqualified , cioè troppo preparati per il mercato del lavoro che li aspetta. Chiunque, come chi scrive, viva nel mondo dell’università è pienamente, e tristemente, consapevole della situazione. Il problema consiste nel sapere che cosa si possa fare per uscirne. E, innanzitutto, nel rendersi conto dei segnali che non diamo e delle direzioni sbagliate che prendiamo. Di questi errori, teorici e pratici assieme, mi permetto di segnalare i tre che sono all’origine di ripetute proposte di riforma. Il primo errore sta nell’insistere sul fatto che l’esperienza della research university sia definitivamente al tramonto. università di ricerca sono quelle che, come Harvard e Oxford, impegnano enormi risorse non solo economiche nella ricerca di base. E vedono l’insegnamento come un’attività non indipendente da questa stessa ricerca. Ritengono che la teoria …

"Splendori e miserie della scienza italiana", di Pietro Greco

I ricercatori italiani fanno sempre di più, con sempre meno. Tre recentissimi rapporti internazionali ci danno la misura di questa condizione paradossale in cui ormai verso la scienza italiana. Il primo è il rapporto sulla “Consolidator Grant 2013 Call” con cui l’European Research Council (ERC) ha finanziato 312 progetti di ricerca scientifica, europei. Questi i risultati. La Germania ha visto premiati 48 suoi ricercatori. Subito dopo, l’Italia: con 46 ricercatori. Pochi giorni prima il rapporto International Comparative Performance of the UK Research Base – 2013, elaborato dagli esperti della Elsevier: nell’anno 2012 con l’1,1% dei ricercatori del mondo, con l’1,5% l’Italia ha prodotto il 3,8% degli articoli scientifici del pianeta che hanno ottenuto il 6% delle citazioni. I ricercatori italiani fanno sempre di più, con sempre meno. O, se volete, continuano a celebrare con fichi sempre più secchi nozze di sempre maggiore successo. Tre recentissimi rapporti internazionali ci danno la misura di questa condizione paradossale in cui ormai verso la scienza italiana. Il primo è il rapporto sulla “Consolidator Grant 2013 Call” con cui l’European …

"L’errore di Einstein", di Marco Cattaneo

Un universo stazionario, in espansione ma con una densità di materia costante, grazie alla continua formazione di nuova materia nel vuoto cosmico. È una teoria che a metà del Novecento fu sviluppata e ostinatamente difesa da Fred Hoyle, brillante e poco ortodosso astronomo britannico. La elaborò nel 1948 per contrastare il crescente consenso al modello che con disprezzo chiamava del “big bang”, coniando involontariamente una delle espressioni di maggior successo della storia della scienza. Ma un embrione di quell’idea era già contenuto in un breve manoscritto di Albert Einstein risalente probabilmente alla primavera del 1931 e riscoperto di recente da Cormac O’Raifeartaigh, del Waterford Institute of Technology, in Irlanda, e da alcuni suoi colleghi all’Archivio Einstein della Hebrew University di Gerusalemme. Il padre della relatività accarezzava l’idea di un universo statico fin dal 1917, quando tentò di risolvere un problema che assillava sia la gravità newtoniana che la sua relatività generale introducendo un termine che chiamò «costante cosmologica». Il problema era che, senza quel termine, a lungo andare l’attrazione gravitazionale di stelle e galassie avrebbe …

"Si chiama capitale cognitivo e ci farà ricchi", di Gilberto Corbellini

In occasione nel dibattito televisivo tra i candidati alla segreteria del Pd il nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi indicava nella ricerca, nell’istruzione e nella cultura le risorse da valorizzare, cioè i settori su cui avrebbe investito politicamente per stimolare l’azione del governo, allora presieduto da Enrico Letta. Anche nel chiedere al Parlamento la fiducia ha caricato la scuola e la cultura di un valore socioeconomico nuovo per un Paese che, proprio per aver ignorato il valore dell’istruzione, della ricerca e della cultura negli ultimi decenni è vertiginosamente retrocesso rispetto ai parametri che contraddistinguono la dinamicità produttiva e sociale di una democrazia vitale. Chi ha governato l’Italia negli ultimi 30 anni e più sembra fosse all’oscuro che i livelli d’investimento in istruzione, ricerca e cultura sono i più predittivi (più delle risorse naturali) della capacità di un sistema economico e politico di migliorare il benessere sociale. In termini non solo di reddito pro capite, ma anche di tasso di disoccupazione, di eguaglianza, di salute e di felicità percepita. Perché si traducono in un maggior numero …

"I pennarelli e una foto di Einstein. Ecco cosa resta a Città della Scienza", di Gianluca Abate

C’è silenzio, a Bagnoli. Un silenzio strano, ovattato. L’autobus bianco spegne i motori dopo aver portato gli studenti a una mostra sul cervello. I gabbiani volteggiano senza emettere alcun suono. E anche il traffico di via Coroglio, una cacofonia di clacson e marce tirate, è un’eco che resta al di là del muro di cinta. Dentro, davanti al mare, si sentono solo i rumori di ciò che calpestano le suole delle scarpe: il crepitìo dei vetri rotti, lo scricchiolìo delle travi di legno bruciate, lo scrocchio dei mattoni sbriciolati, lo stridìo delle lamiere accartocciate. Ogni oggetto ha un suono, qui. E quei suoni raccontano ciò che accadde a Città della Scienza la sera del 4 marzo di un anno fa. Ché il rumore si fa immagine, e ti sembra quasi di vederli quei vetri che esplodono per le otto bombe, le travi di legno che vengono giù dal tetto, i mattoni che iniziano a sfarinarsi, gli exhibit che si fondono per il calore. Lo Science center, il cuore dell’evoluzione e della tecnologia, un anno dopo …