Tutti gli articoli relativi a: università | ricerca

“Troppa ricerca, poca docenza. L’università deve rilanciare l’apprendimento dei ragazzi”, di Giovanni Scancarello

L’università deve tornare in cattedra. Secondo la commissione europea, non basta fare solo ricerca, ma bisogna restituire centralità all’insegnamento, troppo spesso relegato in second’ordine. È quanto riportato, nella relazione del gruppo di alto livello per la modernizzazione dell’istruzione superiore, presentata lo scorso 18 giugno a Bruxelles. L’istruzione superiore, vale a dire quella universitaria, pone giustamente al centro del proprio core business la ricerca, che però resta un fatto accessibile, alla fine, a pochi eletti. Per l’Europa si tratta di proseguire anche nel terziario l’apertura democratica all’istruzione che ha contraddistinto lo sviluppo della scuola secondaria di massa degli ultimi trent’anni. Per questo l’università deve prepararsi ad accogliere l’aumento della richiesta di accesso ai percorsi terziari di studio, in modo da proporsi nella prospettiva dell’aumento del numero dei laureati in Europa, atteso già con la strategia di Lisbona e rilanciato con Europa 2020. Il gruppo di alto livello, in cui partecipa anche l’italiano Alessandro Schiesaro, dell’Università La Sapienza di Roma, ha adottato 16 raccomandazioni, che rappresentano il risultato del confronto con gli stakeholder, con le associazioni professionali …

“La denuncia dell’ocse: il lavoro non premia i laureati, lo stato non sostiene il diritto allo studio”, di Emanuela Micucci

Gli studenti attratti dall’università diminuiscono. Eppure, con i laureati lo Stato ci guadagna. L’ultimo rapporto Osce Education at a Glance 2’13, pubblicato la scorsa settima (ww.oecd.org), mostra che i 15enni italiani che sperano di conseguire la laurea sono diminuiti dell’11% tra il 2003 e il 2009, passando dal 52,1% al 40,9%. Se i più giovani tendono ad avere un livello di istruzione più elevato rispetto ai concittadini più anziani, appena il 15% dei 25-64enni è laureato rispetto al 32% della media dei Paesi Ocse. E sono precipitati i tassi d’ingresso agli atenei: -48% nel solo 2011, contro una media Ocse del 60%. Sebbene all’inizio degli anni Duemila si fosse verificato un aumento temporaneo: dal 39% del 2000 al 50% del 2002 e al 56% del 2006. In effetti, a leggere i dati sui livelli di remunerazione tra laureati e diplomati 25-34enni, il guadagno dei primi supera quello dei secondi solo del 22% rispetto al 40% della media internazionale e rispetto a una differenza del 68% nella fascia di età 55-64 anni (la media Osce è …

“L’Italia che investe poco su scuola e formazione”, di Benedetto Vertecchi

Per molti anni la pubblicazione di Education at a Glance (il rapporto annuale che l’Ocse dedica all’educazione) è stata l’occasione che ha consentito a troppi improvvisati soloni, e ad esperti ancora più improvvisati, di tuonare contro gli sprechi di pubblico denaro che sarebbero propri del modo di funzionamento delle nostre scuole. Per altri versi, era sempre l’Ocse a segnalare, tramite i rapporti periodici relativi alle rilevazioni Pisa (Programme for International Student Assessment) che i risultati mediamente conseguiti nelle prove di apprendimento avevano raggiunto livelli petroliferi, che ci vedevano solidamente attestati nelle posizioni di coda per quel che riguardava aspetti qualificanti del profilo culturale, come la capacità di comprensione della lettura, le competenze matematiche e quelle scientifiche. L’effetto combinato dei rilievi critici presenti in Education at a Glance e dei bollettini di Caporetto costituiti dai volumi di presentazione e commento dei dati Pisa è stato di offrire la parvenza di un fondamento di ricerca alle scelte malthusiane di politica scolastica che hanno caratterizzato i governi che si sono succeduti dall’inizio del secolo. In pratica, la scuola …

"Una scienziata militante che si batteva per i diritti", di Pietro Greco

Si è spenta ieri a Trieste Margherita Hack, la «signora delle stelle ». Forse il volto più noto della scienza italiana. Certo il più amato. Con lei il Paese perde una grande figura. Anzi, un modello. Uno dei pochi modelli popolari, ma non populisti, in cui gli italiani ancora si riconoscevano. E non solo d’istinto. Margherita Hack aveva un’indubitabile capacità naturale di entrare in sintonia con le persone. Ma l’immediata simpatia che suscitava non era solo frutto della sua verve tipicamente fiorentina. Era anche e soprattutto il frutto di un «modo di vivere» il suo essere donna di scienza. Margherita era una «scienziata militante», con una fede illuministica nella forza della ragione – della ragione al servizio dell’umanità – che riusciva a trasmettere toccando la mente (e i cuori) di tutti grazie alla sua libertà di pensiero. E alla trasparente, intransigente, rigorosa, generosa, disinteressata coerenza con cui la rappresentava, la sua libertà di pensiero. Suscitando empatia anche quando navigava – e succedeva spesso – contro corrente. È con la sincerità senza calcoli che Margherita Hack, …

"L'economia ferma dei troppo ricchi e troppo poveri", di Carlo Buttaroni*

Per il premio Nobel Joseph Stiglitz, quando le disuguaglianze sociali crescono, s’innesca una spirale negativa. Nei Paesi dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri il prodotto interno lordo tende a decrescere. Quando si afferma una grande «classe media», invece, la prosperità si diffonde. Stiglitz, analizzando il caso degli Stati Uniti, rileva come nei due periodi storici in cui l’1% dei ricchi è arrivato a concentrare nelle proprie mani il 25% della ricchezza complessiva è poi scoppiata una terribile recessione. È quanto accaduto sia nel ’29 che nella crisi esplosa nel 2008. Due crisi, diverse nelle origini e negli effetti, ma unite significativamente dal fatto che, alla vigilia di entrambe, la polarizzazione della ricchezza aveva raggiunto quella che sembra sempre più una soglia che diventa molto pericoloso oltrepassare. Ancora, nel corso del 2010, quando l’intera nazione americana era nel pieno della battaglia contro la crisi, la piccolissima percentuale di popolazione super-ricca continuava a guadagnare il 93% del reddito aggiuntivo creato nel frattempo dalla fragile ripresa (da questa spaventosa disuguaglianza nasce …

"Cnr, i novant’anni della ricerca Il compleanno si festeggia il 25 giugno. Occasione per rilanciare il sapere", di Pietro Greco

Il Consiglio Nazione delle Ricerche (Cnr), che con i suoi 8.000 dipendenti e la sua gamma di attività in tutto lo scibile umano è il massimo ente scientifico del nostro Paese, compie novant’anni. Il compleanno sarà festeggiato il prossimo 25 giugno a Roma, alle ore 11 nell’aula convegni della sede centrale dell’ente alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Non è una festa di compleanno qualsiasi. È piuttosto un’occasione, che non va sprecata, per rilanciare – anzi, per rifondare – la politica di ricerca del nostro Paese sulla base delle due grandi indicazioni che, un secolo fa, mossero il genio di Vito Volterra prima a pensare e poi a creare il Cnr: da un lato progettare l’unico sviluppo possibile per il nostro paese, quello fondato sulla conoscenza; dall’altro fondare questo modello di sviluppo su una struttura di ricerca pubblica dotata di massa critica e dei caratteri di internazionalità, interdisciplinarità e gelosa autonomia. All’inizio del secolo scorso il senatore Vito Volterra è già un ricercatore molto conosciuto per le sue capacità sia nel campo della …

"Quando un esame di Stato uguale per tutti gli studenti?", di Andrea Gavosto*

Vale la pena ritornare sulla decisione del ministro Carrozza, che con un decreto ha pochi giorni fa modificato i test di ingresso ai corsi di laurea a numero chiuso o programmato: medicina, professioni sanitarie, veterinaria, architettura. La vicenda, infatti, al di là degli aspetti tecnici e delle conseguenze immediate per gli studenti, ha messo in luce un importante nodo critico che riguarda il futuro dell’istruzione secondaria e universitaria in Italia. Due i punti controversi su cui è intervenuto il nuovo ministro: la data dei test, che da luglio slitta nuovamente a settembre, almeno per il prossimo anno accademico; il calcolo del cosiddetto bonus maturità, che nelle intenzioni del suo predecessore, Francesco Profumo, attribuiva fino a 10 punti sulla base del voto di maturità, ricalcolato però in relazione alla distribuzione dei voti nella medesima scuola nell’anno scolastico precedente. Perché questo accorgimento? Non è un’inutile complicazione? No: sappiamo, infatti, da tempo che i voti dell’esame di Stato non sono confrontabili fra territori diversi e scuole diverse (o anche all’interno della stessa scuola), dipendendo da quanto la commissione …