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Università: su borse studio studenti scrivono a Napolitano

”Si blocchi il decreto o scomparirà il diritto allo studio”. E’ quanto scrivono i rappresentanti di centrosinistra al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari in una lettera a Napolitano riferendosi al provvedimento sul diritto allo studio che il Governo intende varare. Premettendo di rivolgersi al Capo dello stato in quanto garante della Costituzione, i consiglieri del gruppo Udu-Run spiegano di aver deciso stamani ”con sofferenza” deciso di non partecipare al Cnsu poiché ritengono ”pericolosa l’approvazione, a due settimane dalle elezioni politiche e con un governo dimissionario, di un decreto che di fatto cancellerebbe il diritto allo studio”. Secondo gli studenti il governo Monti e il ministro Profumo ”vogliono approvare un testo che innalzerebbe la soglia dei criteri di merito, diminuendo le soglie Isee, diminuendo l’importo delle borse e introducendo una discriminazione tra le grandi e piccole città e tra Nord e Sud”. ”Questa mattina non ci presenteremo in Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari perché – spiegano – riteniamo inaccettabile discutere con questi metodi, con una convocazione arrivata fuori tempo previsto dal regolamento, a due giorni da …

Cosa c’entra la finanza con l’istruzione?, di Antonio Scurati

Assistiamo a un paradosso rivelatore. Non passa giorno senza che il mondo della finanza non si dimostri un perverso anti-modello, incline ad aggravare le nostre crisi economiche e a precipitare la nostra crisi morale. Eppure, quando finalmente l’opinione pubblica pare allarmarsi per il drammatico calo di iscrizioni alle nostre università, ecco che gli opinion maker corrono in soccorso dell’università applicando al suo caso il linguaggio della finanza. «Il rendimento del capitale per laurearsi è circa pari al 10%, molto maggiore del rendimento di un portafoglio medio di azioni e obbligazioni (3,6 %)». Frasi come questa ci hanno costretto a leggere nei giorni scorsi – accanto ai titoli sullo scandalo Mps – i grandi quotidiani nazionali di questo nostro bizzarro Paese. A questo punto è necessario prendere posizione. La mia è la seguente: l’applicazione al mondo universitario di questa logica finanziaria, di questo linguaggio da mutui subprime e da derivati, non lo soccorre ma gli assesta il colpo letale. Anzi, proprio questa colonizzazione dei territori del sapere (e della vita) da parte di una logica basso …

Altro che giovani schizzinosi metà dei laureati cambia città, di Corrado Zunino

I laureati italiani non sono schizzinosi né indolenti. Ora è certificato: l’aggettivo choosy del ministro Fornero, che fece seguito all’ancor più perentorio “sfigati” del suo sottosegretario Martone, non trova riscontro nell’ultimo lavoro sul tema. Lo ha commissionato la Fondazione sussidiarietà, ci hanno lavorato il dipartimento di sociologia dell’Università Cattolica e il Consorzio AlmaLaurea, che da dieci anni monitora i percorsi formativi e professionali dei neolaureati italiani. Questa volta, chiedendo a 5.730 neolaureati se sono stati disponibili a trasferire la propria residenza in un’altra città o accettare lunghi trasferimenti casa-lavoro, il 53 per cento ha mostrato un’adattabilità elevata con picchi superiori alla media tra gli uomini (63%), gli ingegneri (60%), i residenti al Centro-Sud (60%, dieci punti in più rispetto al Nord), gli autonomi (60%) e i lavoratori precari (60%). I più “adattivi”, le definizioni sono del dossier, alle esigenze del mercato oggi guadagnano 100 euro al mese in più. Nel concreto, il 54 per cento ha svolto uno stage in Italia, il 9 per cento all’estero. Nei programmi di studio fuori confine primeggiano, ovviamente, i …

La crisi dell’università è figlia di anni di tagli, di Francesco Benigno

In una campagna elettorale, come questa, attraversata da ventate di esasperato populismo esistono degli idola polemici, dei totem della comunicazione che attraggono tutta l’attenzione e impediscono di vedere approfonditamente le cose. È come se non fosse possibile, ad esempio, andare al di là del dibattito sull’abolizione totale o sulla rimodulazione dell’Imu: come se abolendo l’Imu o riducendola non si dovessero cercare i soldi da qualche altra parte, o come se, una volta abolita l’Imu questo Paese che adesso è fermo, culturalmente prima ancora che economicamente, fosse – con un tocco di bacchetta magica pronto a rimettersi in marcia. Attorno a questi totem si schierano spesso tifoserie disposte più a riconoscersi per slogan che ad accettare gli argomenti altrui e questo disporsi a falange impedisce di guardare in faccia i problemi molto seri che il Paese ha davanti. Lo stato dell’università italiana è un ottimo esempio di questa situazione. Il Consiglio Universitario nazionale (Cun) ha ora lanciato l’allarme sul calo delle iscrizioni (-17% dal 2003 all’anno scorso, e quest’anno non sarà certo meglio) facendo notare come …

Giovani e università, la sfiducia peggiore, di Giuseppe Provenzano

È l’Italia che si impoverisce, e nella crisi si perde per via pezzi interi di futuro. È la spirale di arretramento economico e sociale, che arriva a intaccare il suo giacimento più prezioso, quelle risorse di capitale umano che non ha saputo valorizzare. È ciò che non solo interrompe ma rischia di minare ogni prospettiva di sviluppo del nostro Paese. È di tutto questo che ci parla il dato – forse il più pregnante, tra quelli che “raccontano” la crisi – del crollo delle immatricolazioni all’Università. Non è il primo anno che viene denunciata questa inversione di tendenza nel processo di scolarizzazione superiore in Italia, che la inchioda agli ultimi posti per numero di laureati tra i paesi OCSE. E proprio i numeri del decennio tracciano la sua parabola declinante, il precipitato di occasioni sprecate. Sprecato è il forte investimento che dalla metà degli anni Novanta aprì l’accesso all’istruzione avanzata a una massa di giovani, specialmente donne e meridionali, con la promessa di buona occupazione, di un cammino di sviluppo europeo, verso una società della …

Università, la denuncia degli studenti:"In arrivo altri tagli alle borse di studio" di Salvo Intravaia

Dopo il calo degli iscritti all’università, in arrivo anche il taglio delle borse di studio per meritevoli e bisognosi. L’Unione degli universitari, attraverso il suo portavoce Michele Orezzi, denuncia il “colpo di coda tutto politico” del governo uscente che intenderebbe approvare in extremis il decreto sul diritto allo studio universitario, previsto dalla riforma Gelmini. Lo schema di decreto verrà esaminato lunedì prossimo dal Cnsu (il Consiglio nazionale degli studenti universitari) e il 7 febbraio dalla conferenza Stato-regioni. A questo punto il provvedimento potrebbe essere varato in via definitiva dal ministero dell’Istruzione, che ha avuto la delega dal precedente governo. Ma di che si tratta? E perché gli studenti sono sul piede di guerra? Secondo l’Udu, la norma inasprisce i vincoli che determinano l’accesso alle borse di studio facendo prefigurare un calo degli aventi diritto che potrebbe toccare il 45 per cento in appena un anno. Già adesso l’Italia si distingue per lo scarso supporto economico agli studenti universitari. I dati vengono snocciolati dall’Udu e sono impietosi. Per il diritto allo studio universitario la Germania e …

Università, l'Italia a due velocità:si va dalle eccellenze al rischio default, di Corrado Zunino

I meno 58 mila in dieci anni – studenti iscritti alle università italiane, il segno del crack formativo di un paese che arranca – vanno spiegati nel dettaglio. E, facendo emergere i dettagli, si scopre che il futuro prossimo dell’istruzione superiore definirà impietosamente “sommersi” e “salvati”. E sì, perché ci sono atenei italiani che calamitano matricole, inaugurano corsi di respiro internazionale, ospitano in collegio studenti stranieri meritevoli, vedono crescere i finanziamenti “per merito” (il ministro Profumo nei suoi 14 mesi di mandato ha spinto su questa differenziazione dei denari). Altri atenei, undici sui 55 pubblici, sono a un passo dalla chiusura. La Cà Foscari di Venezia, la prima business school d’Italia, trenta lingue insegnate, il giorno dopo la pubblicazione del tragico dossier del Consiglio universitario nazionale ha fatto sapere che a Dorsoduro negli ultimi dieci anni le immatricolazioni sono cresciute del 36,61 per cento (quando la contrazione generale è stata del 17 per cento). Oggi gli immatricolati al primo anno, a Venezia, sono 6.194 e 19.199 gli iscritti. Negli ultimi tre anni, che poi rappresentano …