Il voto perduto e l’epidemia del nostro tempo, di Amos Luzzatto
Le sconfitte elettorali vanno chiamate coraggiosamente con il loro nome, senza scusanti e senza colpevolizzare i vincitori che hanno fatto semplicemente il loro mestiere. Allo stesso tempo, la ricerca delle cause della sconfitta non può durare un’intera stagione e neppure può perdersi in un elenco minuzioso degli errori fatti. Una campagna elettorale fa confrontare una proposta politica con il pubblico che dovrebbe recepirla e possibilmente approvarla. La prima domanda è dunque questa: la proposta non è stata sufficientemente recepita o è stata recepita ma non approvata? Credo personalmente che gli sforzi fatti dal Partito Democratico per far giungere la sua proposta all’elettorato siano stati generosi, continui e tutto sommato efficaci. Potranno darsi miglioramenti e questo è naturale in qualsiasi attività umana. Ma non penso sia questo il problema di fondo. Va detto che, tutto sommato, il contenuto della proposta non è stato condiviso dalla maggioranza degli elettori. Perché? Si sarebbe potuta immaginare una proposta tale da soddisfare a priori i desideri del “pubblico”? Magari attraverso un preliminare sondaggio d’opinione? Forse sì, ma questo modo di …