“Tremonti bond a rischio flop”, di Gianluca Paolucci
Dovevano servire, i Tremonti bond, per dare credito alle piccole e medie imprese e per sostenere i parametri patrimoniali delle banche, messi a dura prova dalla crisi finanziaria. Due modi di guardare lo stesso problema – parametri patrimoniali più solidi significano anche maggiore capacità di dare finanziamenti -: la solidità del sistema del credito. E un dato di fatto: non arrivano, inceppati dalla farraginosa burocrazia italica. Delle quattro banche che ne hanno fatto richiesta – Banco Popolare, Bpm, Mps e Creval, per un totale di 4,05 miliardi – solo due hanno completato l’iter e solo una, il Banco Popolare, li ha incassati. In settembre, Giulio Tremonti dirà che le banche che non vi avrebbero fatto ricorso non facevano l’interesse del Paese. Quelle che lo hanno fatto, aspettano ancora i soldi. «Una volta manca una carta, la volta successiva una firma», si sfoga uno dei banchieri coinvolti. Sembra quasi la solita storia di malaburocrazia, del cattivo rapporto tra imprese e pubblica amministrazione. Ma in questo caso non è l’artigiano che si lamenta con le lentezze degli …
