"Obbligo di fazzoletto verde, la Lega vigila Task force per segnalare i «reprobi» senza cravatta o pochette padana", di Marco Cremonesi
Il diavolo, si sa, si nasconde nel dettaglio. E la cravatta verde — anzi: la sua assenza — può diventare un utile strumento per individuare l’eresia. E così, nel Carroccio senza pace, ecco che anche il più classico degli accessori maschili diventa l’occasione per un esame della «padanità» dell’esaminato. Alcuni dei dirigenti leghisti più vicini al clan di Gemonio, da qualche tempo si sono messi a monitorare le trasmissioni televisive in cui compaiono esponenti del Carroccio. Perché troppi di loro si presentano in televisione — e cioè, pubblicamente — senza la doverosa cravatta verde d’ordinanza, con o senza «Sole delle Alpi». Un’assenza che può essere tollerata soltanto in presenza, almeno, di un fazzoletto da taschino di tinta adeguata a ricordare il sogno. La cosa non è ufficiale. Non ci sono comandamenti di partito che abbiano disposto lo screening delle partecipate televisive del Carroccio sotto il profilo dell’abbigliamento. Eppure, chi raccoglie segnalazioni sull’abbigliamento dei leghisti in tivù esiste. I primi reprobi individuati negli ultimi giorni sono l’europarlamentare milanese Matteo Salvini, il deputato Gianni Fava da Mantova, …
