" Rai senza soldi dal Tesoro canone a rate", di Sergio Rizzo
Se vogliamo dirla tutta, non è nemmeno la prima volta che i corridoi del settimo piano di Viale Mazzini, a Roma, vengono attraversati da un simile brivido. Gli alti papaveri della tivù di Stato hanno provato la sgradevole sensazione di potersi trovare con le casse vuote già l’anno scorso, quando la prima rata del canone, che il Tesoro trasferisce alla Rai in quattro tranche trimestrali, è stata versata con un ritardo inusuale. Ma stavolta se la sono vista ancora più brutta. La rata autunnale non arrivava: 450 milioni di euro. Soldi necessari a rimpinguare i conti correnti ormai al lumicino e a riempire le buste paga di settembre. Al Tesoro però nessuno si commuoveva. La spiegazione? Non c’erano quattrini. La faccenda, che rischiava di diventare davvero seria, è stata risolta dopo spinose trattative, con giudizio salomonico. I 450 milioni verranno dilazionati in tre comode ratine da 150. Il che consentirà di pagare agevolmente gli stipendi: ogni mese se ne vanno fra i 55 e i 60 milioni, senza considerare gli oneri sociali e gli accantonamenti …
