Anno: 2011

"Le gare nel settore idrico servono davvero? Alcune riflessioni sul primo quesito referendario", di Anna Bottasso e Maurizio Conti

Il primo quesito si propone di abolire integralmente l’art. 23-bis del D.L. 112/08 che prevede, come modalità standard di affidamento dei servizi pubblici locali, il ricorso alla gara o l’affidamento diretto a società miste, nelle quali però il socio di minoranza privato abbia compiti di gestione e sia scelto tramite gara. Occorre subito constatare che, per quanto riguarda il primo referendum, i promotori abbiano alcune ragioni nel criticare l’assetto di governance del settore idrico disegnato dall’ art. 23 bis. Infatti, il settore idrico non sembra essere il più adatto per l’adozione di forme di concorrenza per il mercato. Il settore è ad alta intensità di capitale (soprattutto la fase della distribuzione, ma anche le fasi a monte, nel caso sia necessaria la costruzione di invasi artificiali) gli investimenti previsti nei prossimi trent’ anni sono ingenti (ben oltre i 2 miliardi di euro, secondo una stima conservativa del Centro Studi Utilitatis); inoltre, gli assets hanno vita utile vicina al secolo, sono non recuperabili e difficilmente valutabili (soprattutto nel caso delle reti) e le asimmetrie informative tra …

Germania, addio al nucleare ultimo reattore spento nel 2022

Berlino sarà la prima potenza industriale a rinunciare completamente all’atomo, che attualmente copre il 22% del suo fabbisogno energetico. Dei 17 impianti chiusi dopo il disastro di Fukushima, 8 non saranno più riattivati. L’annuncio del ministro dell’ambiente: “Non torneremo indietro”. È ufficiale: dal 2022 la Germania non utilizzerà più l’energia nucleare. L’annuncio arriva dal ministro dell’Ambiente di Berlino: “E’ una decisione irreversibile”, ha detto Norbert Rottgen dopo una riunione tra i leader della coalizione e la cancelliera Angela Merkel. “Dopo una lunga consultazione – ha detto ancora Rottgen – c’è un’intesa, una scelta decisiva e chiara”. La decisione arriva al termine di una riunione fiume di 12 ore – che ha visto partecipare i tre partiti della coalizione (Cdu, Csu e Fdp), ma durante la quale sono stati coinvolti anche Socialdemocratici e Verdi – e a tre mesi dal disastro nucleare di Fukushima. L’addio al nucleare comporterà scelte importanti dal punto di vista delle politiche energetiche del paese: attualmente, il 22 per cento del fabbisogno d’energia arriva proprio dal nucleo e il piano prevede che …

"Illusioni pericolose", di Giuliano Amato

Fui io a proporre quello che è oggi l’articolo 50 del Trattato dell’Unione Europea, l’articolo che consente agli Stati membri di recedere dalla stessa Unione. Ma quando lo pensai, e quando fu approvato, a nessuno venne in mente che potesse servire in occasione del fallimento finanziario di uno dei nostri Stati. Nessuno dice ora di volerlo. Ma quando, tre giorni fa, la commissaria europea per la Pesca, la greca Maria Damanaki, ha detto che senza un accordo con i suoi creditori la presenza della Grecia nel mercato comune era in serio pericolo, abbiamo tutti capito che l’ipotesi del recesso è comunque entrata fra quelle a cui si pensa (tanto più che l’uscita dall’euro senza l’uscita dall’Unione non è legalmente possibile). È un’ipotesi tutt’altro che facile da praticare, soprattutto non lo è con l’immediatezza che in genere caratterizza le risposte all’emergenza finanziaria. Basta leggere la procedura per rendersene conto. È una procedura di negoziato, intesa a sistemare le complesse partite di dare e di avere che si sono venute formando negli anni di comune permanenza nell’Unione, …

"Pensioni, disuguaglianza record dirigenti al top e precari in miseria", di Valentina Conte

La distanza che separa un pilota da un co.co.co o co.co.pro qualunque, se misurata dall´entità della sua pensione, è davvero incolmabile: 3.500 euro contro 120 o poco più. Lordi, al mese. Raggelante, poi, se il confronto è con un dirigente: 3.800 euro contro i soliti 120. Un rapporto quasi di uno a 40. Si dirà: vuoi mettere, dirigente contro call center, assistente di volo contro segretaria. Categorie, professioni, qualifiche e stipendi diversi. Vero, ma la questione non si liquida su due piedi. Tanto più che il numero degli assegni pensionistici erogati ai precari aumentano di anno in anno a ritmi sostenuti. Tra il 2009 e il 2010, ad esempio, sono cresciuti del 17%. Più di tutte le altre categorie. E nel futuro diventeranno una parte molto consistente della spesa complessiva. Perché è lì che si raggrumano gli incerti, i saltimbanchi del lavoro. E´ lì che galleggiano anche i professionisti degli anni duemila. Ingegneri, architetti, ricercatori. Oggi giovani “a progetto”. Domani anziani senza rete. I dati sono scritti nero su bianco. Li riporta l´Inps nel Rapporto …

"Le donne pronte a tornare in piazza per i loro quattro miliardi", di Laura Preite

Le donne si mobilitano. Questa volta ci sono in gioco quattro miliardi, i fondi derivanti dal risparmio per l’innalzamento dell’età pensionabile nel pubblico impiego, che dovrebbero essere destinati a misure di conciliazione e per la non autosufficienza. “Sono cifre che mai le donne italiane hanno potuto anche solo sognare” si legge nell’appello (www.pariodispare.org/index.php) che più di quaranta associazioni femminili hanno sottoscritto in pochi giorni per difendere questo tesoretto. Non si trova più traccia, infatti, di tali misure nei documenti di programmazione economica e finanziaria approvati dall’Esecutivo. Il decreto n.78 del 2010, a cui è seguita la legge 122 del 2010, destina i risparmi dovuti all’innalzamento e all’equiparazione dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego a interventi dedicati a politiche sociali e familiari. Queste risorse sono parte del Fondo strategico per il paese a sostegno dell’economia reale e il Governo calcola che in 10 anni, fino al 2020, il risparmio accumulato ammonterà a quattro miliardi. “Abbiamo scoperto che 120 milioni di euro di risparmi per il 2010, sono sfumati” spiega Emma Bonino, vice presidente del Senato …

"Perché è cambiato il clima di opinione", di Ilvo Diamanti

Oggi si rivota. Ed è diffusa la sensazione che queste elezioni amministrative non lasceranno le cose come prima. Non solo nelle città interessate. Anche a livello nazionale. Lo conferma il clima d´opinione (per usare il linguaggio di Elisabeth Noelle-Neumann), che appare in rapido e profondo mutamento. Lo ha colto, per primo, Silvio Berlusconi. Il quale, nelle ultime due settimane, ha cambiato “opinione” in modo rapido e profondo. nON a caso. Due settimane fa: il Cavaliere affermava che si sarebbe trattato di un voto “politico”. Soprattutto a Milano. Arena del suo scontro “personale” contro tutti i nemici. In primo luogo: i Magistrati e la Sinistra. Per questo Berlusconi si era presentato come capolista del PdL. D´altronde, ripeteva, è impensabile che Milano cada in mano a un estremista. Alla sinistra senza cervello. Impensabile. Due settimane dopo Silvio Berlusconi, ha cambiato opinione. Perché è cambiato il clima d´opinione. D´altronde, ogni turno elettorale è una nuova consultazione. Risente di quanto è avvenuto prima. E due settimane fa, nel primo turno, sono avvenute cose impreviste. Anche soprattutto da chi guida …

"La posta in gioco", di Michele Brambilla

Tutti dicono che quella di Milano è soltanto un’elezione amministrativa, ma non lo crede nessuno. Per «tutti» intendiamo le parti in causa. Berlusconi ha impostato la prima parte della campagna elettorale di Milano come un referendum su se stesso. Ma poi, in queste due ultime settimane, ha cambiato registro, dicendo a più riprese che anche in caso di sconfitta per il governo non cambierebbe nulla. Anche Letizia Moratti ha insistito sui temi della città ricordando quanto fatto nei cinque anni trascorsi, soprattutto l’Expo, che porterà benessere a Milano. Anche dopo il risultato negativo del primo turno, i tentativi di recupero da parte del sindaco uscente e dei suoi alleati della Lega avevano tutti a tema gli interessi della città: promessa di togliere l’ecopass, annuncio di una possibile «no tax area» e addirittura di un trasferimento di ministeri a Milano, avvertimento ai milanesi sui rischi di una «zingaropoli» in caso di vittoria di Pisapia. Il quale una campagna «milanocentrica» l’ha avuta sempre, fin dall’inizio, come precisa strategia. Pisapia ha volutamente lasciato fuori i temi nazionali e …