Anno: 2013

“Cassa integrazione per 11 milioni d’euro”, di F. B.

È il dato in tutta la provincia modenese: la Cgil preoccupata punta sugli effetti del patto per la crescita. È allarme cassa integrazione in tutta la regione Emilia Romagna, Modena compresa. Quello che registrato dalle nostre province nel corso del 2013 è un andamento, secondo la Cgil regionale, alquanto preoccupante. Secondo le elaborazioni dei dati (di fonte Inps, aggiornati a giugno di quest’anno), infatti, in tutta la provincia modenese si sono registrati oltre 11 milioni di euro di cassa integrazione autorizzate dall’ente provinciale. Con aumenti significativi in particolare nella cassa integrazione ordinaria, che tocca quota 2,2 milioni di ore e un aumento pari al 42% rispetto allo stesso periodo del 2012. Importante l’incremento registrato anche per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga (che spetta ai lavoratori di imprese che non hanno diritto agli strumenti ordinari, oppure quando questi sono giunti ad esaurimento) a quota quasi 5 milioni di euro (per la precisione 4.946.599 ore), con un aumento pari al 30% rispetto allo scorso anno. Nessun sospiro di sollievo se si guardano i dati relativi …

“Il richiamo delle colombe”, di Nadia Urbinati

Nel nome dell’interesse del Paese e affinché prosegua l’opera del governo: il caso giudiziario del leader del Pdl viene usato come argomento emergenziale. Si cerca di rovesciare, come scrive Ezio Mauro, la realtà, facendo apparire un caso di giustizia ordinaria come un caso di eccezionale gravità da risolvere con interventi politici ad hoc. Si sta in altre parole usando ad arte un argomento, quello dell’emergenza, che è diventato familiare in questi ultimi anni, impiegato per far fronte a calamità naturali ma anche per far digerire scelte politiche ostiche, siglare alleanze innaturali e ora, alcuni sperano, per sollevare il leader del Pdl dai guai giudiziari dei quali lui solo è responsabile (guai rispetto ai quali i cittadini italiani, ovvero lo Stato, sono i soli danneggiati). Si sta facendo strada in questi giorni il tentativo pericoloso di convincere l’opinione che si può utilizzare l’argomento dell’emergenza e aprire un fronte di trattativa con l’alleato di governo, dopo aver constatato che probabilmente il Quirinale non dà sufficienti garanzie. Per questa ragione alcuni esponenti del Pdl, quelli che vengono definiti …

“I dilemmi di un intervento”, di Roberto Toscano

In Siria, la cosiddetta «comunità internazionale» (a ben vedere, si tratta piuttosto di Usa e Ue) è forse alle soglie di un intervento militare, ma mai come in questo caso risulta evidente tutta la riluttanza dei Paesi che dovrebbero impegnare uomini e risorse imbarcandosi in un’impresa militare dalle problematiche motivazioni e soprattutto dalle imprevedibili conseguenze. Lo strazio del popolo siriano viene ormai da lontano, e le perdite umane hanno superato la quota centomila, senza contare i milioni di profughi nei Paesi limitrofi. Perché non si è fatto nulla finora, e perché invece una decisione di agire potrebbe essere presa nei prossimi giorni? La questione fondamentale si riferisce all’uso delle armi chimiche, che già un anno fa era stato definito dal presidente Obama come una «linea rossa» il cui attraversamento avrebbe imposto una reazione di tipo militare. Le foto pubblicate negli ultimi giorni non lasciano dubbi sulla quantità di vittime (per maggiore strazio, anche tanti bambini) i cui corpi sono apparentemente intatti, rafforzando il sospetto che siano morti come effetto dell’impiego di armi chimiche. Il regime …

“Il milionesimo profugo bambino”, di Adriano Sofri

C’È molto posto, nel deserto. Però c’è solo posto. Tutto il resto bisogna portarlo. La città di tende si chiama Zaatari, nel deserto giordano, a 12 km dalla frontiera siriana. Era seconda per grandezza nella classifica mondiale dei campi profughi, dopo Dadaab, oltre il confine somalo del Kenya; ora sarà superata da un’altra, Azraq. Messa da parte la compassione, rende orgogliosi del nostro progresso guardare Zaatari dal computer di casa, mappe satellitari — clicca per ingrandire — filmati — il giro del campo in auto prende 20 minuti, accelerato 41 secondi — fotografie, interviste. La contabilità dell’Onu ha appena aggiornato le cifre. Due milioni e mezzo di rifugiati fuori dalla Siria, un milione sono bambini, la gran maggioranza sotto i dieci anni — orfani, ma anche affidati dai genitori a qualcuno purché li portasse via, a costo di non rivederli più — quattro milioni e mezzo di sfollati nel paese, e due milioni sono bambini. I bambini sono i beniamini delle guerre: degli snipers specialmente. Ad Aleppo, all’incrocio di Bustan al-Qasr, racconta la Bbc, i …

“L’ultima furbizia sulla pelle di chi soffre”, di Gad Lerner

Mai registrata a memoria d’uomo cotanta sensibilità umanitaria della destra italiana di fronte alla piaga del sovraffollamento nelle carceri. Nel novembre 2002 non bastò l’appello rivolto da Giovanni Paolo II davanti alle Camere riunite per convincere il governo Berlusconi a promulgare un atto di clemenza nei confronti dei detenuti. Né si ricordano pressioni in tal senso dai cattolicissimi ciellini riuniti a Rimini, dove quest’anno scrosciano applausi per i ministri Mauro e Cancellieri fautori di un provvedimento d’amnistia. Per la verità un indulto fu poi approvato nel luglio 2006 su iniziativa del governo Prodi, che ne pagò per intero il prezzo d’impopolarità, anche perché la destra, per votarlo, ne impose l’estensione a reati per cui era sotto processo, guarda un po’, Silvio Berlusconi. Il quale, ritornato alla guida del Paese, introdusse nuovi reati (come quello di clandestinità) e aggravi di pena, che contribuirono in maniera determinante all’abuso della custodia cautelare e al sovraffollamento incivile delle nostre carceri. Fino alla condanna della Corte di giustizia europea; del tutto ignorata dai forcaioli che oggi si riscoprono estimatori di …

“Siria, le verità mancanti”, di Francesco Lenci

Oggi non è affatto facile verificare se, quando, dove e da chi siano state usate armi chimiche in Siria. In questo caso più di sempre le mezze verità corrono il rischio di rendere la situazione ancora più confusa. Nello stesso tempo, rischiano di alimentare tensioni e costituire strumenti di cinica propaganda di parte. Anche se la comunità internazionale sembra unanimemente d’accordo sulla necessità di accertare la verità nel più breve tempo possibile, ad oggi nessun passo significativo e risolutivo è stato fatto. Quelle che seguono sono delle considerazioni strettamente personali che non pretendono assolutamente di dare risposte, ma che vorrebbero solo porre domande. Già il fatto che, venticinque anni dopo l’attacco con armi chimiche alla città curda di Halabja da parte dell’esercito iracheno, che provocò circa 5.000 morti, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non abbia trovato un accordo per accertare la veridicità delle accuse al regime di Bashar al-Assad di aver utilizzato gas nervino nella regione di Ghouta, a Est di Damasco, provocando almeno 1.300-1.400 morti, mi sembra di una gravità inaccettabile. Non …

“La porta chiusa del Quirinale”, di Liana Milella

Più che un’autostrada pare un viottolo di campagna, sconnesso, arduo e pieno di buche, quello su cui ormai, dall’inizio di agosto, cerca di avventurarsi il Cavaliere con la storia della grazia. Lui è convinto che sia una sorta di “atto dovuto”, che gli vada concessa solo perché si chiama Berlusconi, per via della sua storia personale e politica.MA I precedenti, le norme, la Costituzione stessa, nonché la volontà del presidente Napolitano vanno in direzione opposta alla sua. Berlusconi ha parlato direttamente con Napolitano per chiedergli la grazia? Suoi emissari lo hanno fatto? Fino a oggi la grazia è un chiacchiericcio affidato ai retroscena politici. Se ne fa un gran parlare, gli amici, i consiglieri più intimi, gli avvocati di Berlusconi ripetono da giorni che la grazia è “un atto necessario e dovuto” e che il capo dello Stato avrebbe dovuto già firmarla per l’ex premier il giorno dopo la sua condanna. Berlusconi in persona intende chiederla? Il Cavaliere non intende affatto chiederla. Per due ragioni. Ritiene che se lo facesse ciò equivarrebbe a un’ammissione di …