“Il presidente rimette le cose al loro posto”, di Mario Lavia
Limatissima fino all’ultima virgola, la dichiarazione di Giorgio Napolitano fissa diversi punti fermi dai quali ora non si può tornare indietro. Dopo tante pressioni, anche indebite, sono parole definitive. Chiare. Il primo punto fermo riguarda quel governo Letta – una crisi «sarebbe fatale» – di cui il capo dello stato si conferma essere il “padre” e che egli considera come l’unico strumento in grado di risollevare le sorti del paese. Un mantello steso nel vivo della più dura contesa politica, per porre il governo al riparo: e con ciò le ipotesi ritorsive di un suo siluramento vengono a cadere. Secondo, il messaggio di comprensione che il presidente ha voluto inviare ad un partito – il Pdl – tramortito dalla condanna di Berlusconi. Con un non casuale (e inedito) riconoscmento del diritto di manifestare «riserve e dissensi» sulla sentenza, tuttavia escludendo attacchi alla funzione della magistratura. Terzo, nel merito del problema-Berlusconi, Napolitano è stato fermo, come era prevedibile: nessuno lo tiri per la giacca in cerca di vie surrettizie per aggirare la sentenza e «il conseguente …