Anno: 2013

“Il presidente rimette le cose al loro posto”, di Mario Lavia

Limatissima fino all’ultima virgola, la dichiarazione di Giorgio Napolitano fissa diversi punti fermi dai quali ora non si può tornare indietro. Dopo tante pressioni, anche indebite, sono parole definitive. Chiare. Il primo punto fermo riguarda quel governo Letta – una crisi «sarebbe fatale» – di cui il capo dello stato si conferma essere il “padre” e che egli considera come l’unico strumento in grado di risollevare le sorti del paese. Un mantello steso nel vivo della più dura contesa politica, per porre il governo al riparo: e con ciò le ipotesi ritorsive di un suo siluramento vengono a cadere. Secondo, il messaggio di comprensione che il presidente ha voluto inviare ad un partito – il Pdl – tramortito dalla condanna di Berlusconi. Con un non casuale (e inedito) riconoscmento del diritto di manifestare «riserve e dissensi» sulla sentenza, tuttavia escludendo attacchi alla funzione della magistratura. Terzo, nel merito del problema-Berlusconi, Napolitano è stato fermo, come era prevedibile: nessuno lo tiri per la giacca in cerca di vie surrettizie per aggirare la sentenza e «il conseguente …

“L’unico percorso possibile”, di Stefano Folli

Fin dall’inizio era chiaro che la grazia presidenziale non ci sarebbe stata. Nell’idea di certi personaggi vicini a Berlusconi, doveva essere una specie di sconfessione della magistratura da parte del Quirinale. Ma il solo chiederlo era del tutto insensato e infatti nessuno ha avuto questo coraggio, al di là dei furori mediatici. Le sentenze divenute definitive si applicano, dice Giorgio Napolitano. Magari si dissente da quello che la Cassazione ha deciso e anche questo è legittimo; e tuttavia non si butta all’aria il Governo, non si fa pagare al Paese un prezzo inaccettabile. Si accetta il verdetto con rispetto e senso delle istituzioni. Il presidente della Repubblica è molto chiaro nella sua nota: la più attesa, la più politica, quella da cui può dipendere il futuro di una legislatura cominciata da pochi mesi. Ma egli non si limita a sottolineare che Berlusconi oggi può solo scontare la sua pena, sentendosi emarginato dalla dialettica democratica. In realtà il capo dello Stato risponde alla domanda di fondo che è arrivata dal Pdl: come consentire a Berlusconi un …

“In nome della legge”, di Massimo Giannini

Avevano preso l’impunità giudiziaria e l’avevano chiamata “agibilità politica”. L’ennesimo trucco, etico e politico, che violenta le parole e la verità. Per fortuna, il tentativo, tecnicamente eversivo, è fallito. Giorgio Napolitano rompe l’assedio che da settimane Berlusconi e le truppe del Pdl avevano lanciato intorno al Colle. E lo fa nel modo più fermo, chiaro e inequivoco. Lo fa da vero garante della Costituzione, quale è sempre stato nel corso di uno dei settennati più difficili dal dopoguerra. Lo fa da vero custode dei valori repubblicani, che vedono nell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e nel principio di bilanciamento e separazione dei poteri due capisaldi irrinunciabili per il buon funzionamento della vita democratica. Il comunicato del Quirinale ha una doppia chiave di lettura, che cambia e ridefinisce il corso della legislatura, in nome della legalità e della stabilità. C’è una chiave di lettura costituzionale, che ruota intorno a tre cardini principali. Il primo cardine: le sentenze, specie se definitive, vanno sempre e comunque applicate. Dunque, non c’è spazio per scorciatoie o manipolazioni: …

Dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla sentenza Berlusconi

“La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo sviluppo di un’azione di governo che, con l’attivo e qualificato sostegno del Parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell’economia e dell’occupazione”. E’ quanto si legge in una dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “In questo senso – ha continuato il Capo dello Stato – hanno operato le Camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell’Italia e nella sua capacità di progresso. Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell’instabilità e nell’incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso. Ho perciò apprezzato vivamente la riaffermazione – da parte di tutte le forze di …

“Diritti da testimoniare”, di Chiara Saraceno

Non basta il decreto legge sul femminicidio a fermare lo stillicidio ormai quotidiano di uccisioni di donne, spesso da parte di mariti, fidanzati, amanti. Come non basteranno le norme contro l’omofobia, se e quando verranno mai approvate, a difendere le persone omosessuali dalla fatica di una vita quotidiana sempre ostaggio della (in)tolleranza e del disprezzo di persone che non solo credono di avere il monopolio della normalità, ma se ne fanno scudo per dar corso ai propri impulsi peggiori. Chi uccide va punito, chi minaccia di uccidere, o comunque tormenta, va fermato e se del caso punito. Le leggi servono a definire un confine anche penalmente, e non solo moralmente e culturalmente, invalicabile. Non si uccide per amore o per gelosia. Tantomeno queste possono essere invocate come attenuanti. Non si può utilizzare l’omosessualità come insulto e come causa di discriminazione e dileggio sistematici. Per questo le leggi hanno anche una funzione comunicativa; fanno parte del discorso pubblico su come una società considera se stessa e le proprie relazioni. Le resistenze del Parlamento italiano a varare …

“Il perchè di una strage”, di Paolo Pezzini

Molto opportunamente la Ministra Maria Chiara Carrozza ha inserito nella sua orazione ufficiale di commemorazione della strage di Sant’Anna di Stazzema un forte richiamo alla conoscenza storica, come elemento fondamentale di comprensione di quanto avvenuto e di formazione delle giovani generazioni. Vediamo allora, sul terreno specifico della storia («scienza degli uomini nel tempo», secondo la nota definizione di March Bloch che la ministra ha richiamato nel suo discorso), se vi siano questioni ancora aperte sull’episodio commemorato ieri. Partendo dalla domanda più importante: il perché della strage. La strage di Sant’Anna di Stazzema si inquadra in quella particolare fase della situazione bellica che si apre con l’arretramento dell’esercito tedesco sulla così detta Linea Gotica. In zone di grande rilievo strategico, come i monti a ridosso della Versilia, le Alpi Apuane o la Lunigiana, la presenza di numerose formazioni partigiane, di diverso orientamento (dai garibaldini agli autonomi) rappresentava per i tedeschi un effettivo problema. A partire da luglio si segnala così una radicalizzazione dell’atteggiamento degli occupanti nei confronti della popolazione civile, accusata, a torto o a ragione, …

“Il piano per i dipendenti pubblici”, di Raffaello Masci

Dando una generosa sforbiciata alle spese per auto blu e aerei ancora più blu, il governo guidato da Enrico Letta vuole fare una duplice operazione: da una parte dare il buon esempio cominciando a tagliare proprio in casa propria e proprio in quei settori che maggiormente catalizzano il risentimento collettivo verso «la casta», e – seconda aprendo la strada ad una serie di tagli di spesa che da settembre in avanti verranno messi in cantiere. L’intervento più rilevante riguarda i dipendenti pubblici – tutti: statali, degli enti locali, degli enti pubblici controllati e ha un obiettivo assai ambizioso: 200 mila persone in meno in tre anni. Come, dove, con quali modalità è il compito a cui stanno lavorando i tecnici dei tre ministeri investiti di questo incarico: Funzione pubblica, Lavoro e previdenza sociale e – ovviamente – Economia. L’ipotesi, che ancora non è stata formalizzata e che verrà sottoposta ai sindacati solo a settembre, dovrebbe essere quella di una serie di prepensionamenti agevolati ma non incentivati. Spieghiamo: i dipendenti pubblici che hanno almeno 57 anni …