Anno: 2013

Strage Bologna «Ecco cosa chiediamo al governo», di Adriana Comaschi

«Cosa chiederò al ministro Graziano Delrio? Che risolva una volta per tutte il “rebus” degli indennizzi alle vittime del terrorismo – chi fu ferito da bambino, ad esempio, non ha diritto a una pensione. E che il governo appoggi il nostro disegno di legge, presentato da me alla Camera e dai colleghi Pd al Senato per istituire il reato di depistaggio. Quanto a noi, a settembre come parti offese non lasceremo nulla di intentato per dare un’accelerazione alle indagini». Il presidente dell’Associazione familiari vittime della strage del 2 agosto 1980 Paolo Bolognesi racconta così le aspettative per le celebrazioni del 33° anniversario dello scoppio della bomba alla stazione di Bologna, appuntamento che oggi richiamerà migliaia di persone da tutta Italia per ricordare 85 morti, 200 feriti segnati a vita, una città colpita al cuore negli anni in cui la strategia della tensione era al suo massimo. Chi si ostina a non dimenticare e a chiedere tutta la verità lo fa oggi con un di più di ottimismo sulla possibilità di arrivare finalmente ai mandanti della …

“Trucchi, tribunali, verdetti il derby lungo vent’anni tra il Cavaliere e la Giustizia”, di Filippo Ceccarelli

Tra apoteosi e piazzale Loreto, gloria e sconfitta, salvezza e disastro, ma sempre sotto l’ala inconfondibile della commedia, e quindi con la partecipazione straordinaria dell’Esercito di Silvio e del cagnolino Dudù, di pochi altri capi politici si potrà dire, come di Silvio Berlusconi, che in questi venti anni se l’è voluta, cercata e trovata — e adesso si spera che un po’ si metta tranquillo. Ma non è detto. Nei primi anni del decennio, ai tempi del suo secondo e anch’esso non irresistibile governo, il presidentissimo impose all’allora Guardasigilli, il non rimpianto pure lui ingegner Castelli, leghista esperto in congegni per l’abbattimento del rumore, di apporre nelle aule dei tribunali di tutto il paese al fianco della targa “La Legge è uguale per tutti”, un’altra targa che doveva ridimensionare, per così dire, l’impatto di quell’uguaglianza, e perciò detta Legge “era amministrata in nome del popolo”. Il quale popolo, sottinteso, era il medesimo che aveva fatto largamente vincere il Cavaliere, che a sua volta tutto desiderava fuorché farsi disturbare e magari rovinare dalla magistratura quella che …

“La fine di un’epoca”, di Claudio Sardo

Si chiude un ciclo politico. Silvio Berlusconi, per nove anni presidente del consiglio, è colpevole. La Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni per frode fiscale. E potrebbe decadere presto da senatore (ai sensi della legge anti-corruzione), prima ancora che la corte d’Appello rimoduli i tempi dell’interdizione dai pubblici uffici. In ogni caso, per il leader della destra è la prima condanna definitiva.La sconfitta politica del Cavaliere (che ieri ha perso anche il titolo di cavaliere), in realtà, si era già consumata nel 2011, quando lasciò Palazzo Chigi a causa del discredito internazionale, di una crisi sociale non governata, di una maggioranza dissolta tra contrasti e trasformismi. Eppure l’insuccesso del Pd alle elezioni, combinato con il cinismo di Grillo, ha regalato a Berlusconi e al suo partito un potere di sindacato sulla legislatura e sul governo. Berlusconi da tempo non ha più l’ambizione di guidare l’Italia: vuole però partecipare al potere, condizionarlo. È questo il contesto nel quale è stata pronunciata la sentenza della Cassazione. In qualunque Paese democratico una condanna simile segna irrevocabilmente …

“Ma il conto non lo paghi il Paese”, di Mario Calabresi

Ora c’è da chiedersi se bisogna far pagare il conto della condanna di Berlusconi al Paese, a tutti gli italiani, o se per una volta la razionalità può prevalere. Se possiamo provare ad uscire dalla crisi in cui siamo sprofondati o se ci dobbiamo imbarcare in una nuova stagione di grida, lacerazioni e campagna elettorale (sempre con la stessa terribile legge, dettaglio da non dimenticare mai). Enrico Letta ieri mattina, mentre i giudici della Cassazione entravano in camera di Consiglio, si riuniva per cominciare a preparare il semestre di presidenza italiana della Ue che inizierà il primo luglio dell’anno prossimo. L’unica salvezza pare quella di guardare avanti, caparbiamente, senza farsi travolgere dai colpi di coda di un ventennio di rissa continua. Il Paese può immaginare un percorso, può sperare di vedere crescere quei fili d’erba di ripresa che vengono segnalati in alcuni segmenti produttivi (grazie soprattutto alle esportazioni), può sperare di vedere il segno positivo di fronte ai dati sul Pil a partire dal prossimo anno e avrebbe diritto ad avere un governo che su …

“Tante procedure poca sinistra”, di Michele Prospero

Per capire come debole e smarrita sia diventata la politica occorre riflettere sulla fuga dal principio di realtà che coinvolge un po’ tutte le culture esistenti. Un intreccio di emergenze impone come centrali nella sfera pubblica questioni procedurali che, enfatizzate da schieramenti agguerriti e pompati dai media, determinano un completo appannamento della società e delle sue contraddizioni. Di legittimità processuale si dibatte al Palazzaccio, con telecamere di mezzo mondo fuori dall’aula pronte a captare qualche indiscrezione sulle sorti penali del principale capo politico della seconda Repubblica. Attorno a regole congressuali si lacera da tempo il Pd, ancora alla ricerca di una identità e per questo aggrappato ai gazebo come alla sua unica ragione vitale. E ad una battaglia all’ultimo sangue contro le modiche alterazioni dell’articolo 138 si dedica un radicalismo giustizialista che minaccia fuoco e fiamme contro i costituzionalisti traditori. E la società? E le classi e il loro rapporto sempre più segnato dalle incolmabili diseguaglianze di status e di potere che fine fanno in questa totale epifania delle regole, delle procedure, delle tecniche? La …

“Due palle al piede frenano il mondo del lavoro”, di Walter Passerini

Non deve trarre in inganno il calo di giugno rispetto a maggio (da 12,2 a 12,1%): la disoccupazione su base annua è cresciuta di 1,2 punti. Siamo sempre sopra i tre milioni di senza lavoro. Il tasso di occupazione (55,8%) è al minimo dal 2000. A pagare ancora una volta il prezzo più alto sono i giovani, il cui tasso di disoccupazione è salito di 0,8 punti al 39,1%, vale a dire 4,6 punti in più su base annua. Ogni volta che escono i dati mensili dell’Istat, la sensazione è quella di partecipare a un incontro di boxe con le mani legate dietro la schiena. In attesa della trasformazione in legge delle misure per l’occupazione, in particolare giovanile, che diventano sempre più urgenti, operatori ed esperti stanno chiedendosi come uscirne, misurando le forze in campo per affrontare la sfida del lavoro. Dalle risorse europee (che nel recente passato siamo riusciti a spendere solo per il 40%), ci si aspetta una boccata di ossigeno per gli under 30, ma anche un salto di qualità nel modo …

“Inegalité” le differenze sociali minano la democrazia, di Paul Krugman

Detroit è un simbolo del vecchio concetto di declino economico. L’abbandono non ha colpito solo il centro della città; in tutta la sua area metropolitana, tra il 2000 e il 2010 la popolazione ha subito un calo più drastico di quello registrato in altre grandi città. Per converso, Atlanta può essere citata ad esempio di sviluppo impetuoso. In quello stesso periodo, il numero dei suoi abitanti è aumentato di oltre un milione: un incremento paragonabile a quelli di Dallas e Houston, senza la spinta aggiuntiva del petrolio. Ma al di là di questo netto contrasto, c’è un fattore che accomuna una Detroit in bancarotta a un’Atlanta in piena crescita. Sembra che anche qui, nonostante il boom, il “sogno americano” sia ormai svanito. Chi nasce in una famiglia povera difficilmente riesce a migliorare la propria condizione. Di fatto, l’ascensore sociale – o in altri termini, la possibilità di raggiungere uno status socioeconomico più elevato rispetto alle proprie origini – ad Atlanta sembra funzionare anche peggio che a Detroit, dove il livello di mobilità sociale è comunque …