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Strage Bologna «Ecco cosa chiediamo al governo», di Adriana Comaschi

«Cosa chiederò al ministro Graziano Delrio? Che risolva una volta per tutte il “rebus” degli indennizzi alle vittime del terrorismo – chi fu ferito da bambino, ad esempio, non ha diritto a una pensione. E che il governo appoggi il nostro disegno di legge, presentato da me alla Camera e dai colleghi Pd al Senato per istituire il reato di depistaggio. Quanto a noi, a settembre come parti offese non lasceremo nulla di intentato per dare un’accelerazione alle indagini».
Il presidente dell’Associazione familiari vittime della strage del 2 agosto 1980 Paolo Bolognesi racconta così le aspettative per le celebrazioni del 33° anniversario dello scoppio della bomba alla stazione di Bologna, appuntamento che oggi richiamerà migliaia di persone da tutta Italia per ricordare 85 morti, 200 feriti segnati a vita, una città colpita al cuore negli anni in cui la strategia della tensione era al suo massimo. Chi si ostina a non dimenticare e a chiedere tutta la verità lo fa oggi con un di più di ottimismo sulla possibilità di arrivare finalmente ai mandanti della strage, come invoca il manifesto di quest’anno. L’arrivo sotto le due torri di Delrio e della presidente della Camera Laura Boldrini poi «è già di per sè un segnale positivo» – ci sarà anche il segretario del Pd, Gugliemo Epifani. E pazienza se il Pdl non rinuncia a cercare di “rimescolare le carte”, come puntualmente avviene alla vigilia del 2 ago-to: al consigliere della Regione Emilia-Romagna Fabio Filippi che parla di dubbi sulla matrice fascista della strage e lo attacca a livello personale Bolognesi replica semplicemente «si deve vergognare. E il Consiglio regionale lo dovrebbe censurare. Parla da ignorante, nel senso che ignora quello che è successo a me e il contenuto delle sentenze». Bolognesi difende il punto fermo messo dalla magistratura con la condanna inflitta come esecutori della strage ai neofascisti dei Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. E davanti agli attacchi personali («sarei di parte perché eletto con il Pd») ricorda, «sono gli argomenti già usati contro di me da Enzo Raisi (ex An poi finiano, ndr), ha pure detto che mia suocera non era morta il 2 agosto ma anni do- po». Non era così, ma più delle offese per i familiari pesava vedere agitata per anni la “pista palestinese”: lo scop- pio in stazione attribuito all’esplosione fortuita di ordigni in transito a Bolo- gna a opera di terroristi internazionali. Proprio a fine luglio la Procura di Bolo- gna ha concluso che non ci sono prove a favore di questa pista, da sempre giu- dicata dai familiari fumo negli occhi.
Così ora si spera di potersi concen- trare su «tre obiettivi» concreti. «Vo-liamo che il reato di depistaggio diven- ti legge – ricapitola dunque Bolognesi -. E che il governo faccia suoi i nostri emendamenti all’applicazione della legge sugli indennizzi a tutte le vittime del terrorismo: l’ex ministro degli In- terni Cancellieri ci ha dato una mano, ma sono ancora troppe le difficoltà a vedere riconosciute le giuste cifre». L’attenzione poi rimane alta anche a livello giudiziario: «Per arrivare ai man- danti della strage serve l’impegno dei magistrati, anche a digitalizzare i docu- menti. Stiamo arrivando a delle chic- che: emerge come Licio Gelli, condan- nato per depistaggio, ed esponenti di Gladio siano sempre più coinvolti in prima fila. Potremmo arrivare a una sua condanna per partecipazione alla strage».