“La questione democratica”, di Alfredo Reichlin
Assisto a questo inizio di discussione congressuale del Pd con molte perplessità. Dove si vuole andare? Come si vuole dirigere questo Paese? Non ho mai sentito così acutamente il bisogno di una forza organizzata capace di esprimere un punto di vista autonomo, realistico ma non subalterno, sulla realtà: sul dove va l’Italia. Ripeto autonomo, e quindi anche diverso da quello – come dire? – dei «padroni». Questa parola dimenticata, quasi impronunciabile. I padroni. La impressionante plutocrazia che ci governa (non si erano mai visti dirigenti come Marchionne o Montezemolo, per non fare tanti altri nomi, riscuotere stipendi superiori di tre o quattrocento volte il salario medio) ma soprattutto i padroni dell’altro potere, anch’esso senza precedenti, che consiste nel produrre ed imporre le idee dominanti. Banalità? Mi scuso, ma io le dico perché sento che è giunto il momento di difendere, come leva di tutto, quella cosa che io chiamo la «sinistra», cioè quella cosa che non è una campagna di stampa e nemmeno un semplice movimento di opinione ma un impasto di idee, di passione …