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“Rosa, l’incubo di vivere con uno stalker”, di Laura Preite

«Ho paura, lui è una persona che non è abituata a perdere, le denunce lo hanno incattivito ancora di più, è un uomo capace di tutto». A parlare è una donna che ha ripetutamente denunciato il marito per stalking e maltrattamenti. Da un anno vive le conseguenze delle sue scelte coraggiose che l’hanno esposta ancor di più ai ricatti e alle minacce dell’uomo.
Due figli, adolescenti, la chiamiamo Rosa anche se non è il suo vero nome. Quando ci sarà la sentenza per l’affidamento della figlia, aggiungerà il suo nome a questa storia «per aiutare altre persone», ma fino ad allora c’è l’anonimato.

«Me lo ritrovo dappertutto, nonostante il decreto del giudice che ha vietato che lui si avvicini a meno di 500 metri, è sempre nel parcheggio dove lavoro» racconta Rosa. Ricostruisce le denunce: «L’anno scorso, prima dell’estate, decisi di lasciarlo, erano due anni che non lavorava più. Non contribuiva più alle spese, pretendeva sempre primo e secondo in tavola. A casa tutto doveva essere come diceva lui: i bimbi non dovevano accendere la luce, il televisore… Mio figlio più grande l’ha sempre chiamato, da che era piccolo, ’maiale’ e ’pezzo di merda’. Mi rubava i soldi e io lavoravo come una schiava. Ha incominciato a perseguitarmi, mi diceva che mi avrebbe denunciato perché lasciavo i figli a casa da soli». Lei lavora per due, iniziando alle 5 del mattino e finendo alle 8 di sera, finché decide di dire basta, di chiedere la separazione e di denunciarlo.

Questa storia è ancora più complicata perché c’è un’adolescente che i servizi sociali, scelti dal tribunale, hanno deciso debba vedere il padre, nonostante la ragazza non sia d’accordo. Così Rosa è nell’angolo: le assistenti sociali le hanno detto che non può continuare a denunciare l’ex marito (nonostante le violazioni del decreto di allontanamento e le minacce) perché influenzerebbe il rapporto che stanno cercando di costruire tra lui e la figlia. Lei le ascolta, teme davvero che gliela possano togliere, anche se lei vuole stare con la madre. «Non capisco la legge italiana: perché una ragazza di 14 anni non è libera di decidere chi sono le persone da vedere? Loro (gli assistenti, ndr) conoscono tutta la situazione, che lui vede la figlia per avere notizie di me e hanno capito che non cambierà. Perseguita anche la bambina: la aspetta fuori da scuola, grida all’autobus perché lei scenda. Ha perso un anno per via di questa situazione. La legge dovrebbe tutelare chi è più debole, non chi fa finta di essere più debole».

Poi ci sono le violenze fisiche continue, da sempre. Prima delle denunce infatti, ci sono stati altri sei interventi dei Carabinieri che però hanno sempre minimizzato l’accaduto. «Ricordo il momento in cui mia figlia ha deciso che non dovevo più dormire con lui. Di notte, mi sono sentita tirare per i capelli. Mi ha tirato giù dal letto per i capelli e trascinato fino in cucina, dicendomi che doveva parlare e che io dovevo ascoltarlo perché ero sua moglie e aveva tutto il diritto di decidere il modo e l’ora in cui dovevamo parlare. Poi una mattina stavo andando a lavoro, mi ferma, mi dice ’se esci da quella porta ti ammazzo’. Mi ha dato una botta dietro la schiena. Sono cascata, mi sono rialzata. Mi ha dato un altro calcio, così forte all’altezza del femore che ho perso l’equilibrio. L’ho guardato e l’unica cosa che mi è uscita è stata ’mi fai pena’. Ormai ero rassegnata a prendere botte da lui. ‘Poi facciamo i conti stasera’ mi ha detto». Aspetta quattro giorni per andare al pronto soccorso, sarà lo stesso ispettore che ha raccolto le sue denunce a consigliarla di farlo. Le conseguenze alla gamba sono irreversibili.

Il tribunale ci mette un anno per allontanare il marito da casa. Nel frattempo lui ha fatto sparire tutto l’oro di famiglia e anche i soldi per quel viaggio a Medjugorje, 2 euro alla volta dentro a un salvadanaio, che a una settimana dal viaggio, madre e figlia, scopriranno vuoto. Nessun viaggio, così come nessun alimento, nonostante un giudice abbia deciso diversamente.

Oggi c’è solo paura e l’attesa per la sentenza di ottobre che decide sulla separazione, le violenze e l’affidamento della figlia: «Ho paura di morire, di infilare la chiave nella serratura della macchina e saltare in aria. Mi aspetto di tutto ormai, è un uomo che non ha nulla da perdere, usa la figlia per i suoi scopi». Ci sono state le minacce di morte, ’Prima che finisce questa storia andrò in carcere per davvero ma ti toglierò dal mondo’ ‘il tuo bel faccino te lo sfregerò tutto’, ’ti metterò sulla sedia a rotelle’. Rosa è stata fermata per strada, mentre guidava, da due uomini: ‘bada a come ti comporti o finisci male’. Uno di questi ha chiesto l’amicizia alla figlia su Facebook: «Mi son sentita il sangue gelare, mia figlia mi ha inviato la sua foto, era lo stesso uomo».

Lui, il marito, ha sempre negato tutto, e continua a farlo. A ottobre scadrà il decreto che impedisce l’avvicinamento. Rosa e i suoi figli avranno ancora più paura. Guarda al futuro ma anche al passato: «Ho sempre creduto alla famiglia, per me il divorzio è un fallimento. Volevo fare la super donna, tenere insieme la famiglia, ma non ci sono riuscita. Tornassi indietro cercherei di far crescere i miei figli in modo diverso, non starei più zitta, mi difenderei. Parlerei con qualcuno, cercherei di cambiare la situazione. Invece, ho sempre solo messo le mani davanti al viso per non prendere le botte».