Anno: 2014

"Ricordo di Moro e di Berlinguer", di Claudio Sardo

Rileggere Aldo Moro dà quasi un senso di vertigine, tanto diversi erano il suo linguaggio, il contesto, i sentimenti stessi della politica. Sembrano preistoria quei lunghi discorsi, nei quali affidava alla parola il compito non solo di spiegare, ma di capire, di scavare, di distinguere. Di cercare sintesi più comprensive e avanzate. Sembrano preistoria, invece sono parte delle nostre radici democratiche. Rileggere Aldo Moro nell’anno delle celebrazioni di Enrico Berlinguer apre poi a domande radicali sul senso della politica, sul ruolo dei partiti, sul tempo che produce fratture e opportunità, e così incide sulla carne viva della società e sulle libertà delle persone. Qualcuno, con arroganza, irride la nostalgia associando ad essa una «certa sinistra ». Moro fu ucciso dai brigatisti il 9 maggio 1978. C’è un modo di guardare il passato da conservatori impauriti, pensando che tutto il meglio è alle nostre spalle. Ma c’è un modo di guardare alla storia come a una risorsa, a una riserva critica del presente. Questa nostalgia è proiettata nel futuro. In un futuro che non sia solo …

"La grande fuga dei giovani italiani a Londra", di Luca Pagni

Non si ferma la grande fuga degli italiani che si trasferiscono all’estero per lavoro. Secondo l’Aire (l’uffici del ministero degli Interni che registra i trasferimenti dei cittadini in altre nazioni), anche nel 2013 i flussi in uscita sono aumentati del 19 per cento, un dato che fa seguito all’incremento del 30 per cento comunicato nel 2012. Questo significa che in soli due anni, gli italiani che hanno varcato i confini sono cresciuti del 55 per cento: erano 61mila nel 2011 e ora sfioriamo i 100mila. Ma il dato ancora più clamoroso del 2013 riguarda i giovani e l’Inghilterra. Sempre l’anno scorso, nella fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni è stato dell’71 per cento (mentre complessivamente è stato dell’81%). A rivelarlo è stata la trasmissione di Radio24 “Giovani Talenti” che si è procurata i dati ufficiali dell’Aire per il 2013. Con una prevalenza della fascia 20-30 anni (4.531 espatriati) su quella dei 30-40 anni (4.136). Ma il dato complessivo potrebbe essere ancora più clamoroso se si considera che, secondo gli esperti …

"Scuola, è tempo di ri-creazione", di Pietro Greco

Il mondo è cambiato, diceva Gianni Rodari all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso. Io scrivo per i ragazzi di oggi, astronauti di domani. Ragazzi che vivono e apprendono in un mondo molto diverso da quello conosciuto dai loro padri e dai padri dei loro padri. Occorre una nuova scuola. Occorre un nuovo metodo d’insegnamento. Occorre una «nuova grammatica della fantasia». Non è un caso se cita anche Gianni Rodari, che con Collodi è stato il più grande scrittore per ragazzi nella storia della letteratura italiana, e chiede una nuova grammatica della fantasia, Luigi Berlinguer, cultore di storia del diritto, già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, parlamentare europeo uscente del Partito Democratico e soprattutto analista tra i più attenti del rapporto tra scuola e società, nel libro che ha appena pubblicato con l’editore Liguori dal titolo, niente affatto casuale, di Ri-creazione. Una scuola di qualità per tutti e per ciascuno. Un libro con cui il cultore di storia del diritto esce dal contingente per collocare la scuola nel mondo che cambia, sia proponendo una …

"Tra euroscettici e populisti la missione della sinistra che può vincere" di Bernardo Valli

Alle origini fu un nome della mitologia, quello della principessa fenicia rapita e deposta sulla spiaggia di Creta da un toro bianco che era Zeus. Adesso per molti suoi cittadini sulla parola Europa c’è una fredda, indecifrabile impronta. Evoca valori concreti ma inafferrabili. Zattere sull’oceano economico e finanziario. In particolare una moneta non sempre amica, dietro la quale si annidano i tanti demoni del mercato: le banche, le società finanziarie, gli speculatori. Una moneta sganciata dai governi nazionali succubi del Grande fratello di Bruxelles di cui si diffida, anche perché lo si pensa tedesco. È un peccato, alla nostra Europa manca un po’ di quel “mito” moderno che è la politica. Le elezioni europee sono di solito noiose, non esercitano il richiamo di quelle nazionali, né sembrano riguardare problemi vicini come quelle locali. IL VOTO del 25 maggio si differenzia tuttavia dai precedenti perché è destinato a rafforzare le prerogative del Parlamento, e quindi a infondere più politica nell’Unione. E la politica è la linfa indispensabile per darle l’energia di cui manca. Sull’Europa pesa l’errata …

"Le dieci start-up che sono già nel futuro", di Romano Prodi

L’edizione italiana della rivista dell’Innovazione del Mit (Massachussets Institute of Technology) da qualche anno si è presa il compito di presentare le aziende più innovative del nostro Paese. Fino allo scorso anno il concorso per premiare le aziende più innovative aveva il titolo «Disruptive Companies» ovvero aziende che stavano sviluppando qualche tecnologia così innovativa da portarle rapidamente a forti guadagni di quote di mercato o aperture di mercati prima sconosciuti. È chiaro che essere “disruptive” come è stato l’irrompere del mondo del digitale nella registrazione dei suoni o delle immagini, rispetto a quello precedente delle videocassette, o internet nel mercato dei media, è un vantaggio enorme. Un vantaggio che va comunque perseguito con una ricerca di base di grande qualità ed intensità. Ma non è il solo modo di innovare perché esistono (e sono molto importanti) le innovazioni incrementali che non rompono col passato ma lo migliorano. È stata perciò aggiunta al concorso la qualifica di “intelligenti”: “Smart”. Cercare le aziende “Smart&Disruptive” in Italia ci ha fatto guardare il mondo industriale Italiano con occhi diversi. …

"Gli obiettivi sono chiari, ma ora serve una strategia", di Fabrizio Forquet

Tra le figure del Vasari che assistevano potenti dalle pareti affrescate della sala dei Cinquecento, il dibattito tra i potenziali candidati alla guida della Commissione europea ha dato il senso di qualcosa che ancora non è ma che forse si comincia a intravedere. È quell’Europa politica da tanti evocata, che resta fuori dal disegno costituzionale europeo, ma si fa largo nella prassi, non senza forzature rispetto a un sistema istituzionale che non prevede alcuna elezione diretta. Il confronto che si è tenuto ieri a Firenze è un passo avanti che non si può non cogliere. Ma per sconfiggere il populismo che spaventa le urne di tutta l’Unione serve che l’Europa diventi innanzitutto uno spazio dove si possa lavorare con soddisfazione, uno spazio economicamente florido e capace di crescere, rilanciando la sua industria e la sua capacità produttiva. Matteo Renzi, nel suo discorso, ha fatto bene a mettere questa priorità tra i primi punti. Ha affermato la centralità della manifattura. E ha colto nel segno quando ha sottolineato l’esigenza di regole comuni, a cominciare dal lavoro. …