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"La grande fuga dei giovani italiani a Londra", di Luca Pagni

Non si ferma la grande fuga degli italiani che si trasferiscono all’estero per lavoro. Secondo l’Aire (l’uffici del ministero degli Interni che registra i trasferimenti dei cittadini in altre nazioni), anche nel 2013 i flussi in uscita sono aumentati del 19 per cento, un dato che fa seguito all’incremento del 30 per cento comunicato nel 2012. Questo significa che in soli due anni, gli italiani che hanno varcato i confini sono cresciuti del 55 per cento: erano 61mila nel 2011 e ora sfioriamo i 100mila.

Ma il dato ancora più clamoroso del 2013 riguarda i giovani e l’Inghilterra. Sempre l’anno scorso, nella fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni è stato dell’71 per cento (mentre complessivamente è stato dell’81%). A rivelarlo è stata la trasmissione di Radio24 “Giovani Talenti” che si è procurata i dati ufficiali dell’Aire per il 2013. Con una prevalenza della fascia 20-30 anni (4.531 espatriati) su quella dei 30-40 anni (4.136).

Ma il dato complessivo potrebbe essere ancora più clamoroso se si considera che, secondo gli esperti di flussi migratori, soltanto un italiano su due di solito comunica il suo trasferimento all’estero al Ministero.

I dati rivelano come gli italianis entano l’Europa, sempre di più, come la loro casa. Anche nel 2013, le nazioni del Vecchio Continente sono state la meta preferita di chi si è trasferito, con iltre il 61 per cento del totale. La Gran Bretagna rimane saldamente al primo posto (12.904 espatri), seguita dalla

Germania (11.713), Svizzera (10.300), Francia (8.342) e Argentina (7.496), il primo dei paesi non europei. Da segnalare, la crescita dei paesi dalle economie emergenti: nella classifica delle destinazioni, il Brasile ha raggiunto il sesto posto e ha superato gli Stati Uniti, ora settimi.

A preoccupare i nostri governanti, dovrebbe essere il fatto che il fenomeno riguarda in modo più significativo i giovani. L’incremento della fascia dei 20-40 anni è stato del 28,4 per cento, quindi nettamente superiore alla media. In dato che si conferma, in questo caso, visto che anche nel 2012, la crescita era stata del 28,3 per cento.

da repubblica.it