L’urlo di gioia di Bebe Vio, dopo la stoccata che le ha meritato la medaglia d’oro per il fioretto. O l’abbraccio di Zanardi con Podestà e Mazzone, la staffetta che ha conquistato l’oro italiano della handbike. O ancora le immagini dei nuotatori senza braccia letteralmente appesi con la bocca ai nastri di partenza. Le Paralimpiadi di Rio hanno centrato l’obiettivo di garantire una ribalta internazionale a giovani donne e uomini dalla tempra eccezionale. Ha ragione il presidente del Comitato italiano paralimpico Pancalli quando, oggi, tracciando un primo bilancio di questa straordinaria edizione dei giochi, ha ribadito che, nonostante alcune prestazioni siano paragonabili (in un memorabile caso anche superiori) ai risultati agonistici ottenuti dai cosiddetti atleti normodotati, è giusto mantenere un palcoscenico separato per gli atleti paralimpici. E’ ancora necessario, almeno al momento, che possano avere garantita la scena mediatica tutta per loro, perché i temi che, con il loro esempio, portano all’attenzione di tutti sono essenziali per l’inclusione e la coesione di una comunità. Corpi non “perfetti”, in alcuni casi mutilati in maniera vistosa, abitati da carattere e volontà indomite, possono raggiungere obiettivi impensati. Si sconfigge così l’immagine, spesso patetica e comunque sempre spaventevole, del disabile come essere di categoria inferiore, incapace di accudire se stesso e trovare un posto nella società. Bebe, Zanardi e tutti gli altri (Pancalli compreso visto che gli hanno appeno chiesto di assumere un incarico internazionale nel movimento paralimpico) sono la testimonianza – vitale e gioiosa – che le grandi prove della vita possono essere affrontate e vinte con il coraggio e la determinazione e che l’omologazione a un unico modello, a cui sembrano aspirare tanti giovani e meno giovani nella società contemporanea, è una rappresentazione assolutamente parziale di quella ricchezza di diversità che è l’umanità.
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Mercoledì 21 settembre a Roma la presentazione del rapporto sulla scuola di Cittadinanzattiva
Mercoledì 21 settembre a Roma presso l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, in piazza dell’Enciclopedia 4, sarà presentato il XIV Rapporto Cittadinanzattiva “Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola”, che fa il punto sulla sicurezza strutturale, sul livello di comfort delle scuole italiane e sull’accessibilità per gli studenti con disabilità. Particolare attenzione è dedicata quest’anno al tema della ricostruzione delle scuole situate nelle zone recentemente colpite da terremoti, fra le quali la nostra Bassa modenese. E proprio a questo specifico tema è stato dedicato il dibattito dal titolo “Sicurezza a scuola: trasparenza, ricostruzione e partecipazione”, al quale prenderò parte insieme al sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione Davide Faraone, il collega Giuseppe Brescia, Fabrizio Curcio capo Dipartimento della Protezione Civile, Pierfederico De Pari genitore e geologo, Laura Galimberti coordinatrice della Struttura di missione per il coordinamento e l’impulso nell’attuazione di interventi di riqualificazione dell’edilizia scolastica per alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Manuela Manenti della Struttura tecnica Commissario Delegato della Regione Emilia-Romagna, Angelo Di Monaco di Cittadinanzattiva Molise, Antonio Morelli presidente del Comitato vittime San Giuliano di Puglia, Rossella Sferlazzo presidente del Comitato “Le mamme di Lampedusa” e docenti ITIS G. Caso di Piedimonte Matese.
Nuove forme di drammatica violenza nell’era di Internet
#restareumani
Due storie di ordinaria “follia” internettiana che hanno travolto la vita di due giovani donne. A Rimini, una ragazzina in shock etilico è stata violentata nei bagni di una discoteca, mentre le sue amiche, invece di prestarle soccorso, filmavano e postavano il video sul web. A Napoli si è uccisa una trentenne, sconvolta dalla diffusione virale in Rete di un video hard che la vedeva coinvolta: aveva cercato di cambiare identità e di appellarsi al diritto all’oblio, ma non è riuscita a reggere il peso della pubblica gogna. Sono episodi di una inaudita violenza, sia per la drammaticità delle conseguenze per le giovani vittime, sia per la leggerezza estrema con cui individui, vicini e lontani dalle vittime, hanno condiviso immagini private in cui le protagoniste erano assolutamente riconoscibili, quasi fossero delle produzioni video da intrattenimento, in una apparente incapacità di distinguere la realtà dalla fiction. Pesa, in entrambi i casi, il tradimento di persone che si consideravano di fiducia. Lascia allucinati l’incoscienza con cui generazioni di adolescenti e di adulti, possessori di smartphone, utilizzano lo strumento come fosse solo un gadget tecnologico, senza rendersi conto della gravità delle conseguenze dei loro atti sulla vita delle persone, in carne ed ossa. Anche davanti alla morte, c’è chi ha continuato imperterrito a tranciare giudizi sulla moralità della vittima. Non c’è pietà, non c’è compassione, non c’è consapevolezza. E’ vero che la maldicenza è sempre esistita, in tutte le epoche, e sempre ha scavato solchi nelle comunità tra coloro che si eregevano a giudici morali e coloro che, in qualche modo, avevano deviato dalla regola comune. Allora, come adesso, quasi sempre le vittime erano donne. Ma ora la situazione, mi sembra, più grave anche per la rapidità e pervasività della diffusione di immagini digitali consentite dalla Rete. Non voglio fare facile moralismo, ma di fronte all’enormità di queste due vicende umane, mi sembra di poter denunciare l’assenza della società, della condivisione dei valori di fondo, di obiettivi comuni. Lo slogan è ormai abusato, ma, se vogliamo avere un futuro, dobbiamo #restareumani.
photo credit: Never Acceptable. Never Again. via photopin (license)
Serve un piano «Formazione Italia» per salvare l’educazione superiore
Mentre scendevo a Firenze, mercoledì scorso, per partecipare alla Festa de l’Unità nazionale tematica sulla Scuola, Università e Ricerca, riflettevo su come sarebbe stato opportuno realizzare un patto per la formazione superiore analogo a quanto il Governo sta mettendo in campo con il progetto «Casa Italia» per realizzare un grande piano per la prevenzione sismica basato su conoscenze, competenze e investimenti a medio periodo.
Un’idea che grazie anche ai contributi degli altri ospiti al dibattito – la vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, il rettore dell’Univerità di Firenze Luigi Dei e Rebecca Ghio della Rete Universitaria Nazionale – si è meglio definita nelle motivazioni e negli obiettivi. Di questo intervento pluriennale per la crescita del nostro capitale umano e quindi dello sviluppo del Paese ne scrivo oggi su Scuola24 del Sole24Ore
La scorta della Raggi non è kasta, ma è prova della demagogia di Grillo
No, il problema non è la scorta, ma la demagogia a suo tempo usata per casi analoghi. “Ossessione a cinque stelle”, quindi, come qualcuno accusa a proposito dei commenti sulla disgraziata giunta Raggi? No, non si tratta di questo. Ma della opportunità di marcare la distanza tra il dire e il fare, o, se preferite tra gli annunci e le azioni nel campo di chi, a suo dire, fa coincidere gli uni con le altre. Nella Roma a 5S gli spunti non mancano. Della corrente alternata applicata alla “misurazione” di candore e trasparenza per i propri amministratori rispetto a quelli di altri schieramenti si è già detto. In queste ore avanza invece la distanza della coerenza tra gli annunci demagogici che vellicano gli istinti populistici e il quotidiano difficile esercizio dell’amministrare. Esercizio impegnativo, reso ancora più gravoso dalla complessità della Capitale, che evidentemente incide anche sulla sicurezza personale della Sindaca. Nulla di strano quindi se alla Raggi è stata assegnata una scorta che, si badi, non è un “privilegio da kasta” ma è un reale impedimento alla libertà personale e familiare. Dal mio punto di vista, quindi, non condivido le critiche rivolta alla Sindaca che è andata a fare la spesa accompagnata dagli uomini della scorta poiché il protocollo di sicurezza lo prevede. Ad essere demagogiche e incoerenti sono invece le affermazioni di Grillo che appena due anni fa individuavano proprio nelle scorte ai politici uno spreco oneroso, che il MoVimento si sarebbe impegnato a combattere. Grillo auspicava la cancellazione delle scorte così che i politici fossero costretti a stare a casa, come agli arresti domiciliari… Una battuta, certo, che letta oggi, con la Raggi “scortata”, denuncia tutta la propria vuota propaganda mistificatoria.
Postilla: la Torino della Appendino non offre tanti spunti di riflessione. Vuoi vedere che a Roma anche il M5S ha un problema di classe dirigente?
photo credit: Campidoglio via photopin (license)
Lunedì 19 settembre a Ponte Alto si parla di riforma costituzionale
Ultimo appuntamento, lunedì 19 settimbre alla Festa provinciale de l’Unità di Modena, con il ciclo di iniziative di approfondimento dedicate alla riforma costituzionale. L’incontro “Basta un sì per un’Italia più semplice. Per dire addio al bicameralismo paritario” vedrà sul palco insieme a me, Paolo Pombeni docente dell’ Università di Bologna e autore del libro “La questione costituzionale in Italia” e il segretario del Pd di Formigine Lawrence Miles.
venerdì 16 settembre a Ponte Alto “Quale futuro per il diritto allo studio?”
Venerdì 16 settembre a Ponte Alto, nel corso della Festa provinciale de l’Unità di Modena, parleremo di diritto allo studio insieme alle associazioni studentesche e ai Giovani democratici. Appuntamento alle 18.30 allo spazio dibattiti