Tutti gli articoli relativi a: economia

"Prof inidonei, tutti Ata da subito", di Nicola Mondelli

Doccia gelida sugli oltre tremilacinquecento docenti che prestano servizio nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, negli uffici scolastici territoriali e in quelli del ministero dell’istruzione svolgendo compiti diversi dall’insegnamento: diventeranno tutti assistenti amministrativi. Sono i docenti dichiarati permanentemente inidonei per motivi di salute a svolgere la funzione di insegnante, ma idonei appunto ad altri compiti quali, ad esempio, quelli elencati nel contratto collettivo nazionale integrativo del 2008: servizio di biblioteca e documentazione; organizzazione di laboratori; supporti didattici ed educativi; supporto nell’utilizzo di audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche e attività relative al funzionamento degli organi collegiali, dei servizi amministrativi e ogni altra attività deliberata nell’ambito del progetto d’istituto. Per loro sembrerebbero infatti sfumate le residue speranze di poter continuare a prestare servizio nelle scuole e nelle sedi da anni occupate per lo svolgimento appunto di compiti diversi dall’insegnamento almeno fino a quando fosse stato loro consentito di partecipare alla mobilità intercompartimentale ovvero chiedere di essere dispensati dal servizio e collocati a riposo secondo le norme in vigore prima della riforma Fornero. Speranze che …

"Tre mosse per dare «scacco» alla crisi", di Giuliano Amato

Non è la prima volta che una settimana inizia nel segno della speranza e si chiude nel segno della paura. Questa volta la speranza l’avevano suscitata le novità finalmente uscite dal Consiglio Europeo del 28 giugno – oltre alle misure per la crescita, l’apertura dei fondi salva-Stati al salvataggio diretto delle banche e all’intervento sugli spread a favore dei paesi “virtuosi”. La paura l’hanno fatta tornare un insieme di circostanze – i dubbi dei mercati sulla effettiva portata di queste misure, le aspettative negative che gli stessi mercati hanno letto nelle parole usate da Mario Draghi per spiegare la riduzione dei tassi al di sotto dell’1%, i dati infine sulla disoccupazione americana, che venerdì hanno dato al nero la pennellata finale. Certo si è che le Borse hanno chiuso male e gli spread sono tornati a salire. Era tutto sbagliato, dunque? Era meglio non fare ciò che si è fatto? No, questo non me la sento proprio di dirlo. Intanto, nella situazione nella quale ci trovavamo, il non far nulla era semplicemente restare in balia …

"Esternazioni irresponsabili", di Tito Boeri

Giorgio Squinzi è un noto appassionato di ciclismo. Sarà forse per questo motivo che ha deciso di ispirare la sua personale interpretazione del ruolo di Presidente di Confindustria al temperamento di un corridore di altri tempi. Ogniqualvolta si trova a commentare una qualche scelta del governo, non trova di meglio che ripetere la celebre frase di Gino Bartali al termine di ogni gara in cui non avesse trionfato: «L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare». Peccato che ciò su cui viene chiesto il parere di Squinzi non sia il risultato di una tappa del Giro, ma le scelte di un governo che opera in condizioni di emergenza con gli occhi del mondo puntati addosso. Peccato che Squinzi non si riferisca come Bartali a una sua prestazione, non parli del tempo da lui impiegato nella salita dello Stelvio, ma intervenga a nome di tutti gli industriali italiani, impegnati oggi in una prova molto più difficile di una salita di 24 chilometri. C’è sempre un tempo di apprendimento nel cambiare mestiere e speriamo che Squinzi rapidamente capisca …

"Squinzi: a Monti do un 5/6, Camusso: no, è da bocciare", di Teodoro Chiarelli

Se non è il “patto di Serravalle”, poco ci manca. Metti una sera d’estate il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e il neo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a dibattere all’ombra della torre di “Castruccio”, nel castello di Serravalle Pistoiese, e succede quello che non ti aspetti. Il leader degli industriali che, fra gli applausi dei militanti del sindacato, dice soavemente: «Condivido tutto quello che ha detto la signora Camusso». E la segretaria della Cgil: «E’ importante quello che dice il presidente Squinzi». E’ il loro primo incontro pubblico, ma sul palco di Serravalle le convergenze sono quasi su tutto, sicuramente più delle divergenze. Stesso giudizio sul governo Monti (largamente insufficiente per la Camusso, tra il 5 e il & per Squinzi), stessa difesa della concertazione fra le parti sociali aborrita dal presidente del Consiglio, stessa richiesta (anche se con sfumature diverse) di una patrimoniale, stesso giudizio negativo (partendo da sponde dioverse) su riforma del lavoro e pensioni, stesso ripudio della “macelleria sociale”. Con Squinzi che ribadisce il suo giudizio («una boiata») sulla riforma …

Jacques Attali «Senza federalismo europeo la moneta unica sarà travolta», di Umberto De Giovannangeli

È uno dei guru dell’economia francese, ex consigliere di Mitterrand e primo presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Le misure tampone possono tenere a bada i mercati ma così non si garantirà il futuro Ue. Cedere quote di sovranità nazionale a organismi sovranazionali. Occorre rilanciare la produttività e creare Project bonds, cioè del debito buono. Bisogna finanziare solo progetti generatori di futuri redditi. «Le misure tampone possono forse “calmierare” per un po’ i mercati e cercare di tenere a bada la speculazione finanziaria. Ma non è così che si garantirà un futuro all’Europa: il salto di qualità sta nel cedere sempre più quote di sovranità nazionale a organismi sovranazionali. Si tratta di una scelta politica: oggi più che mai, l’obiettivo a cui tendere, quello su cui convogliare tutte le energie migliori, è il federalismo europeo. Attorno a questo discrimine occorre verificare le alleanze. Il vero “scudo” per l’Europa si chiama federalismo» Governo europeo o la fine stessa dell’euro sarà solo una questione di tempo! A sostenerlo è uno dei guru dell’economia …

"Ho parlato con Draghi di Balotelli e di Germania", di Eugenio Scalfari

La situazione economica si è di nuovo imbruttita. Non parlo di quella italiana e neppure soltanto di quella europea, parlo della situazione mondiale, compresi i colossi emergenti, la Cina, l’India, il Brasile, il Sudafrica. La recessione che ha fatto la sua comparsa già da un paio d’anni ed è diventata una realtà da sei mesi, si aggrava; nuove «bolle» si profilano su alcuni mercati: quella immobiliare – pensate – in Cina; quella dei derivati un po’ dovunque perché le banche occidentali sono quasi tutte inquinate di titoli sporchi, di scommesse, di «Corporate bond» e di obbligazioni sovrane che stentano a mantenere i valori nominali e perdono colpi sotto le ondate speculative. Ma il fatto nuovo di questi ultimi giorni viene dalla Germania: la locomotiva europea è ferma. Non accadeva da molto tempo. I tedeschi consumano poco ma esportano e investono molto e il saldo tra questi «fondamentali » era positivo e consentiva al treno tedesco di correre con buona velocità. La novità sgradevole è che quel saldo ormai è in pareggio, perciò la locomotiva si …

"Il ventennio perduto dell'Italia", di Marco Alfieri

Dagli all’Europa, che inchioda i cittadini a pagare per scelte su cui non possono decidere. In questi mesi non si sente altro: se la crisi è diventata una camicia di forza è colpa di Bruxelles e della Bce; se i governi sono costretti all’austerity di bilancio è colpa della moneta unica. Nel gran ballo mediatico l’Europa è sempre tirata per la giacca: c’è chi la critica perché avrebbe avallato alla guida dei paesi membri tecnocrati graditi ai mercati internazionali, sospendendo il gioco democratico. E chi ne vorrebbe di più per imporre alla Germania di Angela Merkel maggiore solidarietà verso la casa comune europea. In tutti i casi è diventata l’alibi comodo dei nostri fallimenti, anche se la sua sovranità è sempre ciò che gli stati nazionali lasciano che sia. Se ci sono leader coraggiosi progredisce verso gli Stati Uniti d’Europa, dando fondamento alla moneta unica, altrimenti rincula miseramente come in questi anni. L’impressione è che con il baratro italiano l’Europa matrigna, lo spread, la Bce e l’euro c’entrano nella misura in cui una moneta comune …