Tutti gli articoli relativi a: lavoro

“Quei cinquecento euro in più guadagnati da chi si laurea e va via”, di Alessandra Dal Monte

Mille e trecento euro netti al mese a quattro anni dalla laurea. È lo stipendio medio dei «figli della crisi», i giovani italiani che hanno finito gli studi universitari (triennali) nel 2007 e che si sono immessi nel mondo del lavoro in concomitanza con l’inizio della recessione economica mondiale. La maggior parte di questi ragazzi ha trovato un posto, una piccola parte no — e si va ad aggiungere a quel milione di giovani tra i 16 e i 24 anni che oggi in Italia non sta né studiando né lavorando —, ma in generale i laureati italiani hanno pagato lo scotto della crisi più dei coetanei di altri Paesi. Lo dimostra l’elaborazione degli ultimi dati Istat sull’inserimento professionale dei laureati (relativi al 2011) curata da Carlo Barone, docente di Sociologia all’Università di Trento. Il risultato è che, a quattro anni dal titolo, chi è andato all’estero prende quasi 1.800 euro netti al mese (1.783, per l’esattezza), mentre chi è rimasto in Italia ne guadagna 1.300. Certo, con dei distinguo di area geografica e disciplina: …

“I numeri della disoccupazione record”, di Marco Ventimiglia

Applicare la proprietà transitiva in campo economico può a volte risultare fuorviante. Ma il timore è che non lo sia affatto ragionando su quanto comunicato ieri dal Fondo monetario internazionale all’interno del suo World Economic Outlook. Da un lato, infatti, l’istituto di Washington ritiene che il principale rischio mondiale a breve termine consiste nella difficoltosa ripresa economica «dovuta agli aggiustamenti fiscali e ai passi indietro sul fronte delle politiche da adottare in un’area euro finanziariamente frammentata». Dall’altro lato l’Fmi individua l’Italia come la grande nazione messo peggio nel Vecchio Continente, con relative pessime performance in fatto di Pil e, soprattutto, andamento della disoccupazione. Insomma, la proprietà transitiva indica proprio il nostro Paese come uno dei maggiori punti interrogativi sulla strada che porta verso l’agognata ripresa globale. C’è poco da sorridere, anche perché l’Istat, sempre ieri, ha sfornato una serie di dati che certificano ancora una volta l’entità della crisi, con la pressione fiscale salita alle stelle ed il crollo del potere d’acquisto delle famiglie. CIFRE DRAMMATICHE In particolare, secondo i dati in possesso del Fondo …

“Allarme per l’occupazione: la Cig diventa mobilità”, di Luigina Venturelli

All’inizio della crisi, quando migliaia e migliaia di aziende hanno iniziato a chiedere la cassa integrazione per i propri dipendenti, si sperava fosse solo per qualche mese, abbastanza da superare il calo degli ordini di mercato. Poi i mesi sono diventati anni, e la cig da ordinaria si è trasformata in straordinaria, causa ristrutturazione e riorganizzazione. Adesso però, ad ormai cinque anni dallo scoppio della recessione, la cassa integrazione si è fatta ormai sussidio di disoccupazione per moltissimi lavoratori. È quanto ci dicono gli ultimi dati forniti dall’Inps sugli ammortizzatori sociali relativi a settembre 2013: gli strumenti per supportare chi perde il proprio posto si stanno pian piano esaurendo, e le politiche di ricollocamento dei dipendenti in esubero non stanno minimamente compensando i tagli occupazionali in corso. Certo, le ore di cig complessivamente autorizzate sono state 85,2 milioni, in calo dell’1,3% rispetto allo stesse mese del 2012, ma non si tratta di una contrazione significativa. Ad essere significativa, piuttosto, è la diversa composizione delle misure di sostegno richieste: quella ordinaria è diminuita del 3,7%, con …

“Prima di tutto il lavoro”, di Massimo D’Antoni

La settimana che abbiamo alle spalle è stata testimone di un passaggio fondamentale sul piano politico, con la rinnovata fiducia al governo Letta e un cambiamento nei rapporti di forza nel centrodestra che potrebbe preludere ad una vera e propria mutazione. Cruciali per capire se questa evoluzione positiva darà qualche frutto saranno i prossimi appuntamenti di politica economica. A pochi giorni dalla presentazione da parte del governo della legge di stabilità, vale la pena di richiamare quali sono le principali partite aperte. Innanzitutto quella dell’Imu. La nota di aggiornamento sui conti pubblici presentata dal governo a fine settembre ha chiarito quali sono le risorse disponibili e dovrebbe costituire un bagno di realismo per le forze che sostengono il governo. È tempo che la destra moderata, se aspira ad essere realmente tale, accetti che non saranno più possibili proposte ultimative, magari corredate da ipotesi di copertura fantasiose come quelle cui ci aveva abituato l’onorevole Brunetta. Non è realistico pensare che ci siano le risorse per abolire la seconda rata Imu, e se tali risorse ci fossero …

“Un taglio alle tasse per l’occupazione”, di Tito Boeri

Un governo più stabile si avvia a varare la sua prima legge di stabilità. Ha solo questa cartuccia se vuole contribuire a far ripartire l’economia italiana nei 15 mesi che lo separano dalla fine del suo mandato. Gli spazi di manovra sono minimi. Il che impone di concentrarsi sulle priorità. Sin qui, l’unica conclamata è quella legata alla disoccupazione, soprattutto giovanile. È la priorità giusta perché questo mercato del lavoro penalizza i consumi e spreca il capitale umano di cui disponiamo. Dopo le parole e le misure cosmetiche come il bonus giovani, è tempo di passare ai fatti. Un taglio di 2 miliardi del cuneo fiscale è inutile. Solo una riduzione di almeno due punti e mezzo della pressione fiscale sul lavoro può avere effetti significativi sull’occupazione. Vale un punto di Pil. Vediamo prima perché e poi come attuarlo e finanziarlo. La priorità oggi non può che essere il lavoro. Sono circa sette milioni le persone disoccupate, sottoccupate o inattive solo perché scoraggiate dopo aver a lungo cercato un lavoro. Quasi la metà di queste …

“Italia paese del terziario arretrato più lavoro solo per colf e badanti così ci condanniamo alla decrescita”, di Roberto Mania

Siamo il Paese delle colf e delle badanti, candidato alla decrescita più che ad agganciare la ripresa. Benvenuti! Sì, è vero, l’Italia industriale declina ma resiste, siamo pur sempre la seconda economia manifatturiera dell’Europa dopo la grande Germania. Ma avanza silenzioso il nuovo operaio- massa, quello dei servizi alle famiglie, del lavoro domestico, dell’assistenza agli anziani, composto soprattutto da donne straniere. Quello del terziario arretrato in un Paese che invecchia e continua a perdere colpi rispetto al club delle economie dell’Ocse. Accade nelle province del nord postindustriale, come in quelle del sud proto-industriale, senza significative distinzioni. È la nostra metamorfosi del lavoro. È la via tutta italiana alla mini-crescita o alla stagnazione permanente. Dove le imprese hanno ormai deciso di abbassare del 15-20%, e anche più, il proprio potenziale produttivo, e dove aumenta la quota di lavoratori a bassa professionalità a scapito del lavoro intellettuale ad alta intensità di conoscenze e di innovazione. Una anomalia in Europa, che non fa vedere la luce in fondo al nostro tunnel. Perché la direzione intrapresa dai nostri partner …

“Piombino vertenza italiana. Tutti difendono l’acciaieria”, di Silvia Gigli

La vertenza Piombino è la vertenza Italia. È da questo piccolo grande distretto siderurgico bagnato dal Tirreno e affacciato sull’isola d’Elba che può ripartire il futuro industriale italiano. Ne sono convinti i tre segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti che ieri hanno accompagnato la lunga marcia delle diecimila tute verdi delle acciaierie ex Lucchini che hanno sfilato insieme a centinaia e centinaia di colleghi dell’indotto e di Piombino e della Val di Cornia per chiedere che la città non chiuda, che l’acciaieria non muoia. Operai, studenti e commercianti sono scesi in piazza in una Piombino completamente chiusa dove tutti i negozi hanno aderito alla manifestazione con la serrata generale. FARE MURO È un grido di dolore ma anche di rabbia quello che sale alle labbra del sindaco della città livornese, Gianni Anselmi: «Da quando è svanito il sogno siderurgico di Piombino, viviamo una situazione drammatica. Stiamo attraversando una temperie durissima, per migliaia di famiglie. Oggi dobbiamo fare muro. I governi non devono solo risolvere i problemi di …