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“I numeri della disoccupazione record”, di Marco Ventimiglia

Applicare la proprietà transitiva in campo economico può a volte risultare fuorviante. Ma il timore è che non lo sia affatto ragionando su quanto comunicato ieri dal Fondo monetario internazionale all’interno del suo World Economic Outlook. Da un lato, infatti, l’istituto di Washington ritiene che il principale rischio mondiale a breve termine consiste nella difficoltosa ripresa economica «dovuta agli aggiustamenti fiscali e ai passi indietro sul fronte delle politiche da adottare in un’area euro finanziariamente frammentata». Dall’altro lato l’Fmi individua l’Italia come la grande nazione messo peggio nel Vecchio Continente, con relative pessime performance in fatto di Pil e, soprattutto, andamento della disoccupazione. Insomma, la proprietà transitiva indica proprio il nostro Paese come uno dei maggiori punti interrogativi sulla strada che porta verso l’agognata ripresa globale. C’è poco da sorridere, anche perché l’Istat, sempre ieri, ha sfornato una serie di dati che certificano ancora una volta l’entità della crisi, con la pressione fiscale salita alle stelle ed il crollo del potere d’acquisto delle famiglie.

CIFRE DRAMMATICHE

In particolare, secondo i dati in possesso del Fondo monetario internazionale, l’economia italiana è già re- duce da una pesantissima contrazione nel 2012, con un -2,4%. Ma quest’anno non andrà granché meglio, se è vero che la stima parla di una contrazione dell’1,8%, con un modesto ritorno alla crescita nel 2014, pari allo 0,7%. Ancora peggiori, come detto, i numeri relativi al mercato del lavoro. Quest’anno il tasso di disoccupazione in Italia salirà fino al livello record del 12,5%, con una brusca impennata rispetto al già drammatico 10,7% registrato nel 2012. Ed a differenza del Pil non sono previste significative inversioni di tendenza per l’anno prossimo, con il tasso annuo dei senza lavoro stimato soltanto in leggero calo, 12,4%. Ben più attenuato il morso della crisi sull’intera Eurozona, dove il Pil è destinato a ridursi dello 0,4% nel 2013, per poi risalire dell’1% l’anno prossimo. Sempre in relazione al nostro continente, il World Economic Outlook sottolinea come «l’assenza di una vera unione bancaria porta i mercati finanziari a restare altamente vulnerabili», nonché soggetti a repentini cambiamenti di umore. Il documento cita poi gli Stati Uniti fra gli elementi di rischio con lo “shutdown” del governo federale e il nodo spinoso del tetto al debito pubblico.
Quanto all’Istat, ha comunicato ieri che la pressione fiscale nel secondo trimestre del 2013 è stata pari al 43,8%, risultando superiore di ben 1,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ed ancora, nello stesso periodo le entrate totali sono cresciute, in termini tendenziali, del 2,9% e la loro incidenza sul Pil è stata del 48,3% (46,3% nel corrispondente trimestre del 2012). Le uscite totali sono invece aumenta- te dello 0,3% e la loro incidenza rispetto al Pil risulta del 49,3% (48,5% nel corrispondente trimestre dell’anno precedente).

Intanto, sempre nel secondo trimestre, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti e dell’1,3% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. A conferma di una tendenza negativa purtroppo consolidata, l’Istat rileva inoltre che nei primi sei mesi del 2013, nei confronti del medesimo periodo del 2012, il potere d’acquisto ha registrato una flessione ancora maggiore, pari all’1,7%.

L’Unità 09.10.13