Tutti gli articoli relativi a: lavoro

“Dalla ripresina possono uscire due Italie”, di Carlo Buttaroni

I primi segni di crescita vanno governati da una politica forte, per frenare le differenze. La svolta potrebbe allargare la forbice tra il Nord industriale e innovativo e il Sud, bloccato da investimenti insufficienti Mentre la crisi politica è tornata ad avvitarsi su se stessa, sul fronte economico si è registrata una piccola schiarita, confermando le stime preliminari che avevano previsto un lieve miglioramento dal secondo trimestre di quest’anno. È troppo presto per dire che siamo fuori dal tunnel, perché sono migliorati soltanto alcuni indicatori e, nel complesso, il sistema economico del Paese continua a mostrare segni di grande difficoltà e ampie aree di disagio. Se non si può affermare che il peggio sia ormai alle spalle, è certo, invece, che bisognerebbe cogliere quest’opportunità senza incertezze, mettendo in campo politiche economiche che facciano leva proprio sul miglioramento di taluni parametri. Ma per farlo occorre un sistema politico forte, in grado di sostenere un’azione di governo incisiva, soprattutto agendo sugli elementi di maggiore fragilità del nostro sistema economico. Debolezze che rischiano, in un quadro più generale, …

“Imprese più grandi e ricerca Così l’Italia tornerà a crescere”, di Enrico Moretti *

Occorre un nuovo modello economico: il nanismo delle nostre aziende frena gli investimenti in innovazione e impedisce la creazione di posti di lavoro Da ormai un paio d’anni, il dibattito in Italia è incentrato su occupazione e crescita economica. Sia a destra che a sinistra ci si interroga con urgenza crescente su come uscire dalla crisi. L’errore di fondo che accomuna gran parte degli interventi in questo dibattito è pensare all’Italia come ad un malato con una malattia sì acuta, ma passeggera. Si crede che l’Italia stia soffrendo un problema ciclico di breve periodo, indotto in buona parte dalla recessione mondiale degli ultimi anni. Pensare ai problemi dell’Italia come legati ad un problema transitorio legato alla recessione è un errore grave, perché spinge il governo e le forze politiche a pensare alla politica economica in termini di stimolo di breve periodo: interventi piccoli, disegnati per ridare fiato all’economia per sei mesi o un anno. La realtà è purtroppo molto più grave: i problemi economici italiani sono strutturali e stanno decimando le capacità economiche del paese …

“L’arma del lavoro contro la recessione”, di Ronny Mazzocchi

Alcuni mesi fa il Ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni affermò che la crisi degli ultimi cinque anni è addirittura peggiore di quella del 1929. Non è questa la sede più appropriata per stilare una classifica delle varie crisi che si sono succedute nell’ultimo secolo e mezzo nel mondo occidentale. Tuttavia già il fatto che si sia potuto ripetere un episodio anche solo lontanamente paragonabile a quella che è passata alla storia come il più grave crisi del XX secolo dovrebbe essere sufficiente a mettere in discussione quei paradigmi teorici tutt’ora dominanti che considerano il capitalismo un regime economico e di produzione sostanzialmente stabile e quindi non bisognoso di essere controllato, vincolato e guidato. Ma purtroppo c’è di peggio. Lo storico dell’economia Robert Skidelsky, noto soprattutto per essere il biografo di Keynes, scrisse nel 1967 un agile volumetto dal titolo «Politicians and the Slump» in cui raccontò con grande abilità narrativa e con dovizia di particolari l’esperienza del governo laburista inglese del 1929-31 alle prese con la Grande Depressione. A rileggerlo oggi si ritrovano …

“Privilegi e ingiustizie delle pensioni italiane”, di Massimo Franchi

Un grafico a forma di burrone. Dai 91mila euro di Mauro Sentinelli, l’ex manager Telecom che grazie alla Corte Costituzionale ha la certezza di continuare a riceverli ogni mese, ai 236 euro al mese di Elisabetta, che se va bene li vedrà fra 29 anni e ha la certezza che si riducano perché è stata licenziata e non versa più contributi. Per finire con i zero euro che prende Beppe, nonostante 38 anni di lavoro e la certezza ormai sfumata di vederne 1.100 al mese dal 2012. I dati si riferiscono ad un pensionato d’oro, al calcolo dell’assegno pensionistico di una 40enne precaria e a quello di un esodato. Numeri che certificano come il sistema pensionistico italiano, nonostante (e anzi, in parte proprio per) la riforma Fornero, sia uno dei più ingiusti al mondo. Si dirà: «Però questi sono casi limite». Vero. Ma è vero anche che la stragrande maggioranza delle 14 milioni 635mila pensioni hanno un importo medio mensile di 881 euro (e dunque in fondo al grafico-burrone) per di più in costante calo. …

“Redistribuire per ripartire”, di Paolo Leon

Il presidente del Consiglio si è detto preoccupato, giustamente, del fatto che alla ripresa non seguirà un aumento dell’occupazione. Se l’Europa premierà la buona condotta italiana l’anno prossimo ci saranno risorse sufficienti.Intervenire per l’occupazione in modo massiccio, forse nel 2014, diventerà dunque imperativo. Intanto, nonostante l’ottimismo di Saccomanni, non c’è alcuna garanzia che la ripresa sia effettivamente in atto: i segnali positivi o meno negativi, vengono tutti dai conti con l’estero, che erano positivi anche nel pieno della crisi, senza dimenticare che l’Euro si sta rivalutando rispetto a tutte le altre valute. Non possiamo sperare, perciò, che la domanda estera sia la leva della nuova crescita. Esistono altre leve? Poco o niente nella finanza pubblica, perché nel 2013 e nel 2014 sarà necessario presentare un avanzo primario (le spese al netto degli interessi devono essere inferiori alle entrate), che sottrae domanda all’economia e indebolisce la crescita: manovre molto raffinate, ma fuori dalla realtà, potrebbero scegliere le spese che aumentano la crescita rispetto a quelle che non lo fanno, ma anche se ci fosse una tale …

“I tre macigni sulla strada della crescita al rallentatore”, di Luigi Guiso

Prevedere i punti di svolta del ciclo economico è un esercizio molto difficile. Si riesce, dall’esame degli indicatori, a capire la tendenza ma localizzare quando il ciclo invertirà, manifestando una ripresa dopo una recessione, è piuttosto arduo. Ne abbiamo una prova anche in questa fase: nel 2012 la ripresa era annunciata per gli inizi del 2013, è stata poi spostata a metà di quest’anno, passata la quale è ora attesa per l’autunno o (per i più pessimisti) per l’inizio del prossimo anno. Se vi è incertezza sul quando la ripresa avverrà, vi è invece maggior certezza (e non è una buona notizia) sulle caratteristiche che questa avrà: sarà molto lenta. In uno scenario realistico, alla fine del 2018 – ovvero alla fine di questa legislatura (se verrà portata a compimento) – l’Italia avrà recuperato il livello di prodotto del 2008. Undici anni per tornare al punto di partenza. Undici anni senza il minimo progresso economico. Neppure quello già di per sé insoddisfacente del decennio pre-crisi. La lentezza prevista della ripresa è a sua volta figlia …

“Crollano le assunzioni di immigrati”, di Nicoletta Cottone

La crisi occupazionale dell’economia italiana si riflette anche sugli immigrati. Nel 2013 sono state registrate 17.610 assunzioni in meno di immigrati non stagionali rispetto all’anno precedente, con una consistente contrazione (-29% ), ancor più forte rispetto al 2012 (quando il calo registrato fu del 27 per cento). Lo segnala l’indagine annuale sulla domanda di lavoro immigrato non stagionale per il 2013, segnalato dalle imprese italiane dell’industria e dei servizi, rilevato attraverso il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro. La richiesta di lavoratori non stagionali immigrati prevista dalle imprese dell’industria e dei servizi si potrà attestare su un valore massimo di 42.960 unità, contro le 60.570 dell’anno scorso. Dunque le assunzioni di personale immigrato potranno arrivare a rappresentare l’11,7% di tutte le assunzioni previste dalle imprese manifatturiere e terziarie per l’anno in corso (nel 2012 la quota era stata del 14,9%). Il comparto dei servizi è il più interessato dalla contrazione del fabbisogno di lavoratori immigrati: quest’anno sono previste 13.430 assunzioni in meno rispetto al 2012 (-31,7% in termini relativi). Meno interessato il …