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“Crollano le assunzioni di immigrati”, di Nicoletta Cottone

La crisi occupazionale dell’economia italiana si riflette anche sugli immigrati. Nel 2013 sono state registrate 17.610 assunzioni in meno di immigrati non stagionali rispetto all’anno precedente, con una consistente contrazione (-29% ), ancor più forte rispetto al 2012 (quando il calo registrato fu del 27 per cento). Lo segnala l’indagine annuale sulla domanda di lavoro immigrato non stagionale per il 2013, segnalato dalle imprese italiane dell’industria e dei servizi, rilevato attraverso il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro.
La richiesta di lavoratori non stagionali immigrati prevista dalle imprese dell’industria e dei servizi si potrà attestare su un valore massimo di 42.960 unità, contro le 60.570 dell’anno scorso. Dunque le assunzioni di personale immigrato potranno arrivare a rappresentare l’11,7% di tutte le assunzioni previste dalle imprese manifatturiere e terziarie per l’anno in corso (nel 2012 la quota era stata del 14,9%).
Il comparto dei servizi è il più interessato dalla contrazione del fabbisogno di lavoratori immigrati: quest’anno sono previste 13.430 assunzioni in meno rispetto al 2012 (-31,7% in termini relativi). Meno interessato il comparto industria che, complessivamente, riduce di 4.180 unità il suo fabbisogno (-22,9% sull’anno precedente). «È da notare – è scritto in una nota del Sistema informativo Excelsior – come di queste ultime, ben 2.940 (il 70,3%) si riferiscono al solo settore delle costruzioni che, nel confronto con il 2012, segnala una riduzione del proprio fabbisogno di manodopera immigrata del 35,5%».
«Una preoccupante conferma – ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – della crisi del settore dei servizi e di quello delle costruzioni», «un segnale chiaro che, per sostenere i segnali di ripresa annunciati dal governo, è assolutamente indispensabile puntare sul rilancio della domanda interna, senza la quale non si risale la china della disoccupazione». Con il rischio «di perdere preziose competenze professionali che invece vanno salvaguardate».Numericamente il calo maggiore si registra in Piemonte e nel Lazio con, rispettivamente, 2.710 e 2.350 assunzioni in meno nel 2013 rispetto all’anno precedente. Nel Sud e nelle isole gli immigrati hanno perso nel confronto fra gli stessi anni, 4.760 posti, nel Nord Ovest 4.750, nel Centro Italia 4.140 posti e nel Nord Est 3.970 posti. Fra le grandi città spiccano Torino con 2.470 posti in meno, Roma che segna un meno 1.250 posti e Milano con un calo di 920 posti.
La contrazione dei fabbisogni, sottolinea l’indagine, tocca tutti settori, con punte maggiori nei servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (-4.300 assunzioni rispetto al 2012), dei servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone (-3.110) e dei servizi avanzati di supporto alle imprese (-1.370 unità, pari a una contrazione del 53,7% sul 2012). Eccezioni in positivo sono, invece, le industrie della fabbricazione di macchine e dei mezzi di trasporto (che segnalano un aumento di 240 unità rispetto al 2012, +16,4% in termini relativi); le industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi (+100 unità, +37%) e, nei servizi, le imprese che operano nell’istruzione e servizi formativi privati, dove le assunzioni previste nel 2013 potranno essere 890, in crescita di 400 unità rispetto alle 490 del 2012 (+81,6% in termini relativi).
La riduzione del fabbisogno tocca tutti i territori, con il Sud che segnala una contrazione del 43,8% del proprio fabbisogno rispetto al 2012. Il 34,6% delle assunzioni previste nel 2013 (14.880 unità) provengono da imprese del Nord-Ovest. Prime fra tutte da quelle della Lombardia che, con 9.890 richieste, è la regione che esprime il maggior fabbisogno di immigrati. Seguono Lazio (4.960) e Toscana (4.930).

Il Sole 24 Ore 08.08.13