Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"Disoccupazione record al 10,7%. Crescono gli inattivi", di Luigina Venturelli

Finché l’Italia resta arenata nella recessione, il mercato del lavoro non può che rimanere stagnante. Il tasso di disoccupazione registrato dall’Istat ad agosto, infatti, si è mantenuto sui livelli di luglio e giugno al 10,7%, dunque su livelli record, i più pesanti mai registrati da che hanno avuto inizio le rilevazioni mensili dell’istituto di statistica, e da che la crisi finanziaria si è abbattuta sull’economia reale nazionale. In un simile quadro, anche l’assenza di variazioni negative potrebbe essere considerata una buona notizia. In realtà, però, un’analisi più attenta dei dati rivela un ulterior e deterioramento della situazione perché, se il numero dei disoccupati è rimasto stabile, è aumentato quello degli inattivi, che hanno rinunciato persino a cercare una nuova occupazione. DISOCCUPAZIONE E INATTIVITÀ Nel dettaglio, il numero dei disoccupati ad agosto era pari a 2 milioni e 744mila unità, con un incremento rispetto allo stesso mese del 2011 del 2,3%, pari a 640mila persone in più che, nel giro di un anno, hanno perso il proprio posto di lavoro. Particolarmente drammatico il quadro relativo alla …

"Precari, mille euro sono un miraggio", di Flavia Amabile

Essere precari non significa soltanto non avere certezze sul futuro ma anche guadagnare molto meno nel presente. È l’Isfol a denunciarlo sottolineando che per i dipendenti a termine il salario nel 2011 è stato pari a 945 euro, appena un euro in più rispetto all’anno p’recedente e inferiore a mille euro. Rispetto al salario di un lavoratore fisso si tratta del 28% in meno: la media in quel caso è di 1313 euro al mese. La situazione non migliora molto con l’età: chi ha tra i 15 e i 24 anni guadagna 834 euro,. Ma chi ne ha tra i 35 e i 44 non porta molto di più a casa: 996 euro. Mentre quando si ha un lavoro fisso la differenza è molto più evidente: i più giovani guadagnano 926 euro ma con il passare degli anni si arriva quasi a 1500. Oltretutto «il divario risulta in crescita rispetto all’anno precedente (27,2%), come sottolinea il direttore generale dell’Isfol, Aviana Bulgarelli. I precari sono i più penalizzati, ammette l’Istituto. E questo avviene per diverse ragioni, …

"Precari, mille euro sono un miraggio", di Flavia Amabile

Essere precari non significa soltanto non avere certezze sul futuro ma anche guadagnare molto meno nel presente. È l’Isfol a denunciarlo sottolineando che per i dipendenti a termine il salario nel 2011 è stato pari a 945 euro, appena un euro in più rispetto all’anno p’recedente e inferiore a mille euro. Rispetto al salario di un lavoratore fisso si tratta del 28% in meno: la media in quel caso è di 1313 euro al mese. La situazione non migliora molto con l’età: chi ha tra i 15 e i 24 anni guadagna 834 euro,. Ma chi ne ha tra i 35 e i 44 non porta molto di più a casa: 996 euro. Mentre quando si ha un lavoro fisso la differenza è molto più evidente: i più giovani guadagnano 926 euro ma con il passare degli anni si arriva quasi a 1500. Oltretutto «il divario risulta in crescita rispetto all’anno precedente (27,2%), come sottolinea il direttore generale dell’Isfol, Aviana Bulgarelli. I precari sono i più penalizzati, ammette l’Istituto. E questo avviene per diverse ragioni, …

"Lombardia, la locomotiva arranca", di Giuseppe Vespo

Al Pirellone c’è un dossier riservato sulle più grosse crisi industriali in Lombardia. Ci sono i nomi di una quarantina di grandi aziende e la situazione occupazionale di migliaia di lavoratori. Indesit, Ideal Standard, Nokia, Alcatel, Brasilia, Riello, solo per citare i marchi più conosciuti a livello nazionale. Ma si tratta della punta dell’iceberg. A luglio il 33esimo Rapporto della Fim-Cisl lombarda contava solo nel settore metalmeccanico 2.466 aziende in difficoltà per via della crisi economica, 2.356 lavoratori licenziati nei primi sei mesi del 2012 e 58.737 sospesi nel limbo della cassa integrazione, cresciuta in un anno del 67 per cento. Cifre che si aggiornano quotidianamente al rialzo e che rendono obsoleto lo stesso documento della Regione Lombardia, che non ha fatto in tempo a considerare la situazione della Franco Tosi, azienda legnanese, altro nome importante dell’industria italiana finito in brutte acque per via del grosso indebitamento. «I dati tracciano un quadro assolutamente drammatico», avvertiva prima della pausa estiva il segretario generale della Fim-Cisl regionale, Nicola Alberta. «Occorre tenere alta l’attenzione sui problemi dell’industria manifatturiera …

"Lombardia, la locomotiva arranca", di Giuseppe Vespo

Al Pirellone c’è un dossier riservato sulle più grosse crisi industriali in Lombardia. Ci sono i nomi di una quarantina di grandi aziende e la situazione occupazionale di migliaia di lavoratori. Indesit, Ideal Standard, Nokia, Alcatel, Brasilia, Riello, solo per citare i marchi più conosciuti a livello nazionale. Ma si tratta della punta dell’iceberg. A luglio il 33esimo Rapporto della Fim-Cisl lombarda contava solo nel settore metalmeccanico 2.466 aziende in difficoltà per via della crisi economica, 2.356 lavoratori licenziati nei primi sei mesi del 2012 e 58.737 sospesi nel limbo della cassa integrazione, cresciuta in un anno del 67 per cento. Cifre che si aggiornano quotidianamente al rialzo e che rendono obsoleto lo stesso documento della Regione Lombardia, che non ha fatto in tempo a considerare la situazione della Franco Tosi, azienda legnanese, altro nome importante dell’industria italiana finito in brutte acque per via del grosso indebitamento. «I dati tracciano un quadro assolutamente drammatico», avvertiva prima della pausa estiva il segretario generale della Fim-Cisl regionale, Nicola Alberta. «Occorre tenere alta l’attenzione sui problemi dell’industria manifatturiera …

"La grande baruffa del capitale", di Roberto Mania

«Diego, ma chi sei? Charles Bronson, il giustiziere delle notte?». Raccontano che Luca di Montezemolo, presidente Ferrari controllata dalla Fiat, abbia cercato di convincere l’amico per frenare la sua ira contro «i furbetti cosmopoliti», i due italiani con accento straniero, Sergio Marchionne e John Elkann, che guidano la Fiat diventata americana. Lui, il provinciale, residente in quel di Casette d’Ete, terra di ciabattini, diventati imprenditori globali, contro quel che resta del capitalismo aristocratico sabaudo. Che, persa la erre moscia, è rimasto con la voce roca, di chi dorme poco e fuma tanto, e che, al patron di Tod’s, dice: «Non mi rompere le scatole! ». Questo non era mai successo. Diego Della Valle gliel’ha giurata al «ragazzino» (John Elkann detto Jaki, erede degli Agnelli) che poi tanto ragazzino non è più essendo ormai passati 36 anni da quando nacque in quel di New York. Se n’è andato sbattendo la porta dal patto di sindacato di Rcs, che controlla il Corriere della sera, proprio contro il «ragazzino» il «funzionario » (Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca), e …

"La grande baruffa del capitale", di Roberto Mania

«Diego, ma chi sei? Charles Bronson, il giustiziere delle notte?». Raccontano che Luca di Montezemolo, presidente Ferrari controllata dalla Fiat, abbia cercato di convincere l’amico per frenare la sua ira contro «i furbetti cosmopoliti», i due italiani con accento straniero, Sergio Marchionne e John Elkann, che guidano la Fiat diventata americana. Lui, il provinciale, residente in quel di Casette d’Ete, terra di ciabattini, diventati imprenditori globali, contro quel che resta del capitalismo aristocratico sabaudo. Che, persa la erre moscia, è rimasto con la voce roca, di chi dorme poco e fuma tanto, e che, al patron di Tod’s, dice: «Non mi rompere le scatole! ». Questo non era mai successo. Diego Della Valle gliel’ha giurata al «ragazzino» (John Elkann detto Jaki, erede degli Agnelli) che poi tanto ragazzino non è più essendo ormai passati 36 anni da quando nacque in quel di New York. Se n’è andato sbattendo la porta dal patto di sindacato di Rcs, che controlla il Corriere della sera, proprio contro il «ragazzino» il «funzionario » (Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca), e …