Tutti gli articoli relativi a: memoria

Bartali “Giusto tra le nazioni” l’ultima impresa del campione eroe, di Leonardo Coen

Ginettaccio aveva la lingua lunga, quando voleva, ed era uno che non le mandava a dire, anche col pubblico se la pigliava, se pensava d’aver ragione. Ma su quei dieci mesi passati sul filo del rasoio, ad evitare i posti di blocco dei nazifascisti, tra il settembre del 1943 e il giugno del 1944, è sempre stato una sfinge. Il campione del riserbo. Lo disse pure Indro Montanelli, toscanaccio come Bartali: «Il segreto della popolarità di Gino sta tutto nella sua reticenza». Ma aveva le sue buone ragioni, Bartali, da ieri “giusto tra le nazioni” come annunciato dal memoriale dello Yad Vashem. C’era un aspetto segreto della sua vita. Preferiva tenerlo per sé e per il suo confessore. Che poi, altri non era che l’arcivescovo di Firenze, Elia Angelo Dalla Chiesa, gran tifoso di ciclismo. L’aveva battezzato, e aveva celebrato il matrimonio con Adriana. Anzi, non c’era poi bisogno di confessare cosa aveva fatto in quei dieci misteriosi mesi: il cardinale sapeva già tutto. Perché era stato lui a coinvolgere Bartali: un giorno gli chiese …

“Storia di un compromesso”, di Filippo Ceccarelli

A quarant’anni di distanza i nodi della storia si sciolgono senza smettere di aggrovigliarsi. Per cui dinanzi all’anniversario del compromesso storico, la formula coniata da Enrico Berlinguer al termine di tre successivi articoli pubblicati su Rinascita tra il 23 settembre e il 12 ottobre con il titolo “Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile”, l’irresistibile tentazione è di far partire il ricordo da come era ridotta l’automobile, enorme e sgraziatissima berlina della nomenklatura, dopo lo spaventoso incidente mentre portava il segretario del Pci all’aeroporto di Sofia. Le foto si vedono in Sofia 1973: Berlinguer deve morire, di Giovanni Fasanella e Corrado Incerti (Fazi, 2005). Era il 3 ottobre, a missione conclusa, e in quel groviglio di vetri e lamiere rese informi da un camion militare, Berlinguer riportò diverse contusioni, ma volle ripartire lo stesso. Allora in diversi, anche molto vicini a lui, maturò il sospetto, reso noto da Emanuele Macaluso nel 1991, che i bulgari avessero tentato di fargli la pelle. Perché troppo “indipendente” dalla casa madre del comunismo. Ma quel 3 ottobre né l’intransigente …

“Viaggio nel ricordo dell’11 settembre. Apre le porte il museo di New York”, di Francesco Semprini

Con un primo tour dei giornalisti al National September 11 Memorial and Museum, si è dato inizio alle celebrazioni per il dodicesimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle del 2001. Sullo sfondo di una Freedom Tower ormai completata ma ancora disabitata, si sono aperti per la prima volta i portoni di quello che è considerato il luogo della memoria dell’evento che ha cambiato il volto dell’America e le sorti del mondo. Nel Museo dell’11 settembre, che aprirà ufficialmente nella primavera del 2014, sono raccolti numerosi reperti in acciaio ritrovati e salvati dalla montagna di macerie e polvere causati dal crollo delle due torri, durante il quale morirono circa 3 mila persone. I primi cimeli che i visitatori incontrano sono due pezzi imponenti di acciaio appartenenti alla base della Torre Nord, che si ergono da terra a cielo nell’atrio della struttura, un’entrata suggestiva definita da vetri che esaltano i giochi di luce. «Sono pezzi grandissimi, alti oltre 20 metri e l’intera struttura è stata costruita proprio intorno a loro», spiega Joseph Daniels, presidente del museo. Proseguendo il …

“Il partigiano Johnny nella notte di Allende”, di Luis Sepùlveda

Il giorno più nero della storia del Cile spuntò coperto di nuvole. La primavera alle porte, atterrita dall’orrore che si avvicinava, aveva deciso di negarci i primi tepori. Alle sei del mattino Salvador Allende, il Compagno Presidente, ricevette le prime informazioni sul golpe imminente e diede ordine alla scorta, al Gap, di lasciare la residenza di calle Tomás Moro per raggiungere il palazzo de La Moneda. Un contingente del Gap – Gruppo di Amici Personali – rimase a garantire la sicurezza della residenza e il resto si mise in marcia armato di kalashnikov. Fra i Gap che uscirono insieme al Compagno Presidente c’erano tre ragazzi molto giovani: Juan Alejandro Vargas Contreras, ventitré anni, studente; Julio Hernán Moreno Pulgar, ventiquattro anni, studente e dipendente del palazzo presidenziale e Óscar Reinaldo Lagos Ríos, ventun anni, studente e operaio in un’azienda agroalimentare. Tutti e tre erano militanti della Federación Juvenil Socialista. E oggi, a quarant’anni dal colpo di stato che ha messo fine al più bel sogno collettivo, voglio parlare di uno di loro, di Óscar, un ragazzo …

“Paola, morta per difendere lo Stato”, di Marco Bucciantini

Adesso si valutano i problemi, si cercano soluzioni. Si riuniscono i responsabili del governo e della polizia. Entrano in campo le maiuscole. Adesso succede. Come se un motore invisibile avesse cominciato a girare. Adesso che Paola è morta ammazzata, ventotto coltellate conficcate su questa madre sacrificata in una guerra quotidiana, difficile, silenziosa, fondamentale per la tenuta di un territorio, per dare senso a quell’espressione di comunità che non si mantiene da sola, non cresce spontanea come i capperi sui muri. Va coltivata, ovunque. Paola Labriola era una di questi contadini che seminano il nostro Paese. Faceva un lavoro di frontiera, perché si misurava con i margini dell’umanità, con i limiti dell’umanità. Cercava – con i colleghi – di «includere» in questa comunità anche chi vive ammorbato dai disagi psichici, chi si è chiamato fuori dalla vita, chi la confonde e la imbroglia con le droghe. Ogni giorno, ogni ora, ogni momento Paola lavorava un passo di qua dalla sottile linea rossa, nella struttura che accoglieva il disagio psichico e sociale. Com’è finita è cronaca dell’altroieri: …

Un eroe normale

Sembra incredibile che siano già passati tre anni dalla scomparsa di Angelo Vassallo, del “Sindaco pescatore”. Ed è grave che a tre anni di distanza i suoi assassini siano ancora impuniti. Non vorrei però che Angelo fosse ricordato solo per come è morto, per il suo impegno per la legalità e per l’ambiente. Angelo era innanzitutto un bravo politico, un ottimo amministratore. Aveva la fantasia e la dote di saper trasformare buone idee e buoni ideali in buona economia. E sapeva che il cuore di questa buona economia è l’ambiente, la qualità, l’amore per la propria terra. Realizzazioni concrete e visione erano in Angelo sempre assieme. Penso al completamento degli impianti di depurazione, alla realizzazione del porto di Acciaroli, fondamentale per i pescatori e per lo sviluppo turistico di quel territorio, alla raccolta differenziata vicina all’80%, ai progetti sulle fonti rinnovabili, alla difesa del territorio dalle speculazioni. Sempre assieme alle iniziative sociali e culturali e ad un grande patriottismo locale. Quando non bastavano i fatti a promuovere una terra, che non era di per sé …

“Il perchè di una strage”, di Paolo Pezzini

Molto opportunamente la Ministra Maria Chiara Carrozza ha inserito nella sua orazione ufficiale di commemorazione della strage di Sant’Anna di Stazzema un forte richiamo alla conoscenza storica, come elemento fondamentale di comprensione di quanto avvenuto e di formazione delle giovani generazioni. Vediamo allora, sul terreno specifico della storia («scienza degli uomini nel tempo», secondo la nota definizione di March Bloch che la ministra ha richiamato nel suo discorso), se vi siano questioni ancora aperte sull’episodio commemorato ieri. Partendo dalla domanda più importante: il perché della strage. La strage di Sant’Anna di Stazzema si inquadra in quella particolare fase della situazione bellica che si apre con l’arretramento dell’esercito tedesco sulla così detta Linea Gotica. In zone di grande rilievo strategico, come i monti a ridosso della Versilia, le Alpi Apuane o la Lunigiana, la presenza di numerose formazioni partigiane, di diverso orientamento (dai garibaldini agli autonomi) rappresentava per i tedeschi un effettivo problema. A partire da luglio si segnala così una radicalizzazione dell’atteggiamento degli occupanti nei confronti della popolazione civile, accusata, a torto o a ragione, …