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“Viaggio nel ricordo dell’11 settembre. Apre le porte il museo di New York”, di Francesco Semprini

Con un primo tour dei giornalisti al National September 11 Memorial and Museum, si è dato inizio alle celebrazioni per il dodicesimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle del 2001. Sullo sfondo di una Freedom Tower ormai completata ma ancora disabitata, si sono aperti per la prima volta i portoni di quello che è considerato il luogo della memoria dell’evento che ha cambiato il volto dell’America e le sorti del mondo. Nel Museo dell’11 settembre, che aprirà ufficialmente nella primavera del 2014, sono raccolti numerosi reperti in acciaio ritrovati e salvati dalla montagna di macerie e polvere causati dal crollo delle due torri, durante il quale morirono circa 3 mila persone.

I primi cimeli che i visitatori incontrano sono due pezzi imponenti di acciaio appartenenti alla base della Torre Nord, che si ergono da terra a cielo nell’atrio della struttura, un’entrata suggestiva definita da vetri che esaltano i giochi di luce. «Sono pezzi grandissimi, alti oltre 20 metri e l’intera struttura è stata costruita proprio intorno a loro», spiega Joseph Daniels, presidente del museo. Proseguendo il tour lungo la rampa principale si trova l’ultimo blocco di acciaio rimosso da Ground Zero, nel 2002, che poggia su una sorta di intercapedine d’argento che si trova incastonato nel livello più basso del museo. Proseguendo ancora c’è quello che Daniels definisce «impact steel», ovvero una pezzo di architrave della Torre Nord completamente deformata a dall’impatto del Flight 11 proprio in quel punto. «E’ possibile notare la pronunciata rientranza nella parte più bassa – prosegue Daniels – Quello è stato il punto di impatto del muso dell’aereo».

Ci sono anche i resti dell’autocarro dei vigili del fuoco della Engine Company 21 parzialmente distrutto dal crollo delle torri.

Il pezzo forte del museo tuttavia è la stele di ferro che per mesi restò in piedi dopo l’attacco, diventando l’emblema dei soccorsi e passata alla storia col nome di «World Trade Center Cross». «Questo è un museo, come amo definire, che non deve dare risposte ma sollevare quesiti, lasciare le persone con domande a cui trovare risposte nella propria testa», dice il presidente. Questa la principale novità dell’anniversario all’ombra della nuova torre i cui lavori sono terminati da pochissimo ma che dovrà ancora aspettare del tempo per vedersi popolata.

Ciò che invece tornerà protagonista delle celebrazioni è il «Table of Silence Project», che per il terzo anno consecutivo prenderà forma nello spazio antistante il Lincoln Center. Oltre 100 ballerini vestiti di bianco si esibiranno sotto la regia del coreografo Jacqulyn Puglisi, della visual artist Rossella Vasta e sulle note del flautista Andrea Ceccomori. La presentazione ufficiale del Tavolo del silenzio è avvenuta lunedì nella sede del Consolato generale d’Italia a New York. «E’ un’esperienza forte, anche per le persone di passaggio che si sentono coinvolte in questa esibizione», spiega il Console Generale d’Italia a New York, Natalia Quintavalle, che presenzierà l’evento. Il tutto cadenzato dai tempi del tragico attacco: «A partire dalle 8.15 il gruppo di artisti danzerà al suono del flauto nella piazza del teatro fino alle 8.46, ora in cui il primo aereo si è schiantato contro la Torre Nord del World Trade Center di Manhattan. I creatori la definiscono una sorta di danza della pace, che attraverso l’arte invita alla tolleranza, e ricorda la tragedia che ha cambiato il volto dell’America e le sorti del mondo intero. L’esibizione fa parte delle manifestazioni per l’Anno della cultura italiana negli Stati Uniti, sotto il patrocinio del Ministro per l’Integrazione Cecile Kynege, la quale sarà presente al Lincoln Center.

La Stampa 11.09.13

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