Tutti gli articoli relativi a: memoria

"Bologna trentadue anni dopo. Il ricordo viaggia in un tweet", di Giuliana Sias

«Mia zia avrebbe dovuto iniziare a lavorare in Stazione, quella mattina, ma non andò. Fu inserita nella lista dei dispersi». Questione di mezz’ora, di un piede rotto oppure di uno sciocco imprevisto. Storie al condizionale passato che sono sospiri di sollievo strozzati verso la fine, visto che «pensarci è un dolore riflesso, per chi non ebbe la nostra fortuna». A trentadue anni dalla strage di Bologna, la sfida è quella al ricordo indotto, al racconto del racconto che scivola da una generazione all’altra e lentamente diventa Storia. In occasione dell’anniversario dello scoppio della bomba fascista alla stazione Centrale, sotto le Due Torri ci si è domandati in quale modo continuare a raccontarlo, quel 2 agosto. Quello del 1980 in cui rimasero uccise 85 persone. Quello delle 10.25, che chiunque passi da qui può ancora vederlo, fermo, inchiodato all’orologio che si affaccia su Piazza Medaglie d’Oro. La risposta del Comune di Bologna alle negligenze della mente, e dell’Italia e spesso della politica, è stata un blog, visitabile sul web all’indirizzo «dueagosto.tumblr.com». Le immagini di repertorio e …

"Giusva e Vincenzina", di Mario Adinolfi

Oggi non è il 2 agosto. Meglio. Il 2 agosto saremo intasati di ricostruzioni, ritratti, momenti rituali. Chissà se ci saranno le solite paginate innocentiste e santificanti per Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, condannati con sentenza passata in giudicato come esecutori materiali della strage di Bologna Di sicuro ci saranno strizzatine d’occhio dei giornalisti amici a Giusva. Di sicuro non ci sarà neanche una riga per Vincenzina. Rimediamo oggi. Oggi che non è il 2 agosto. Negli scorsi giorni si è discusso (poco, pochissimo, quasi per niente) delle dichiarazioni di Fioravanti rese in un documentario, rivolte contro il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime di Bologna, Paolo Bolognesi, che secondo il capo dei Nar avrebbe perso nella strage «solo la suocera e si sa che la suocera non è una vera perdita». Una frase che sarebbe ignobile anche se detta da chiunque di noi al bar, figuriamoci se a dirla è in tutta libertà (perché Giusva, ricordiamolo, è libero) l’esecutore materiale della strage. Fioravanti è poi stato intervistato in diretta alla Zanzara su Radio24 da …

"Il dovere della responsabilità", di Carlo Galli

E’ morto, con D’Ambrosio, un capace e leale servitore dello Stato, un magistrato integerrimo che tra l’altro ha collaborato direttamente, a suo tempo, alla stesura dell’articolo 41bis, strumento cruciale della lotta alla mafia. Tutti se ne dolgono, senza infingimenti, come uomini civili e come cittadini democratici. E’ morto forse di crepacuore, per quanto se ne può sapere; in ogni caso, le ultime settimane della sua vita sono state segnate da quelle che un comunicato del Quirinale – di inusitata durezza, vibrante di emozione e di violento dolore – ha definito “ingiuriose insinuazioni” a suo carico. Da chi questi attacchi siano provenuti quel comunicato non dice, com’è ovvio. Ciascuno può immaginarlo, se crede. Certo non da coloro che, in questo come in altri giornali, hanno rilevato nella vicenda delle telefonate del senatore Mancino ai collaboratori del Capo dello Stato, e anche nelle loro risposte – che forse non potevano non esserci, dato il rango dell’interlocutore – , comportamenti imprudenti e impropri. Nei quali può capitare a chiunque di incorrere, tanto più facilmente quanto più sono delicate …

Utoya un anno dopo. Premier: «Breivik ha fallito», da unita.it

Il killer «ha fallito, il popolo ha vinto». Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg ha aperto con questa frase la cerimonia di commemorativa dell’anniversario della strage di Oslo e Utoya dove 77 persone morirono per mano dell’estremista di destra Anders Behring Breivik. «La bomba e e le pallottole volevano cambiare la Norvegia. Ma il popolo norvegese ha risposto tenendo fede più che mai ai propri valori. Il killer ha fallito, il popolo ha vinto», ha detto Stoltenberg a Oslo. Sarà un tuffo nell’orrore per ogni norvegese la commemorazione delle stragi di Oslo e Utoya che lunedì, ad un anno esatto di distanza, il Paese scandinavo ha deciso di dedicare alle vittime dell’estremista di destra Anders Behring Breivik. Sarà una nuova dolorosa immersione nell’attacco più sanguinoso al cuore della Norvegia (la sua capitale e la sua gioventù) dalla fine della Seconda Guerra mondiale, ma sarà anche un’occasione per fare i conti con se stessa e con la sua concezione della democrazia. Un anno fa Breivik, 32 anni, cresciuto in solitudine nell’odio contro l’altro – soprattutto se …

"1944, Rodi-Auschwitz ebrei italiani dalle rose all’inferno", di Umberto Gentiloni

Un lungo abbraccio, dopo sessantasette anni, un incontro inatteso, imprevisto, quasi incredibile. Sami Modiano e Moshe Cohen fanno parte del gruppo di sopravvissuti alla distruzione della comunità ebraica dell’isola di Rodi. Senza saperlo si danno appuntamento per celebrare l’anniversario della deportazione (23 luglio 1944). Faticano a riconoscersi, sopraffatti dalla lacrime e dal tempo che li separa dall’ultimo incontro a Roma nel 1945. I loro destini non si erano più incrociati: Modiano, dopo alcuni anni trascorsi nel Congo belga, vive oggi tra Rodi e Ostia; Cohen aveva lasciato l’Italia per combattere volontario contro gli inglesi in Medio Oriente, e dopo un periodo in Israele si è trasferito in California. Si guardano intensamente, l’occhio cade sui numeri tatuati sull’avambraccio dai nazisti nella Sauna di Birkenau nell’estate del 1944: sono divisi da 150 cifre, nella sequenza che unisce i pochi scampati alla selezione sulla rampa della morte. Erano partiti dall’isola delle rose insieme, quando la macchina della deportazione nazista si era messa in moto. Ricordano a fatica, commossi e felici di incrociare il loro cammino. I racconti sfiorano …

"Vent’anni, nessuna verità", di Walter Veltroni

Credevamo di avere visto il peggio, col cratere di Capaci che inghiottiva, come in un bombardamento, la vita di Giovanni Falcone, di sua moglie e dei ragazzi della scorta. Credevamo che il fondo fosse stato toccato se la mafia poteva permettersi una dichiarazione di guerra così aperta e sfacciata, non un omicidio (ché quelli ne aveva consumati a decine anche contro i vertici dello stato e della politica) ma una strage, con una tattica che sembrava rovesciare le vecchie regole mafiose. Credevamo. Ma fummo costretti a vedere di più, un fondo ancora più buio. Vent’anni fa a via D’Amelio, sotto le finestre della vecchia madre Maria Lepanto, la mafia metteva in scena un nuovo atto terroristico: un’autobomba ammazzava Paolo Borsellino e con lui Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Quando qualcuno dice che sembrava Beirut e non Palermo non sta esagerando: la strada a brandelli, le case bucherellate, le finestre infrante, un groviglio di vetri, schegge, rottami e corpi. Credo che venti anni dopo si debba raccontare e …

"La vita nascosta del più feroce carnefice di Hitler", di Andrea Tarquini

È vissuto come un fuggiasco per sessantasette anni, dalla fine della seconda guerra mondiale all’altro ieri. Si è nascosto alla sua coscienza e alla giustizia del mondo per due terzi della sua vita. Braccato da Efraim Zuroff, direttore del Centro Simon Wiesenthal per la caccia ai criminali nazisti, odiato e ricordato dalle sue vittime e dai loro discendenti sparsi nel mondo, per ben oltre mezzo secolo è riuscito a farla franca. Solo l’altro giorno, messi sulla buona pista da Zuroff, gli investigative reporter del Sun hanno bussato alla sua porta, la porta d’un bell’appartamento in un elegante palazzo di Buda, la zona più chic della capitale magiara, sulla riva ovest del Danubio. Lui ha aperto sorpreso e tranquillo. Lo spazio d’un attimo, ha capito che la vita da fuggiasco stava finendo: col campanello della porta s’annunciava la Nemesi, la resa dei conti finale con il mondo. Questa è la storia di Laszlo Csizsik Csatary, 97 anni ben portati, ex alto ufficiale della Magyar Kiralyi Rendorség, la polizia ungherese sotto Horthy. Ha sulla coscienza almeno quindicimila …