Tutti gli articoli relativi a: memoria

Peppino Impastato e Aldo Moro, oggi anniversario della morte

Oggi 9 maggio l’Italia ricorda due vittime della mafia e del terrorismo nel giorno in cui decorre l’anniversario della loro morte nel 1978: il giornalista e attivista Peppino Impastato e il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. La morte di Impastato, avvenuta in piena notte, passò inizialmente inosservata perchè proprio in quelle ore veniva ritrovato il corpo senza vita dell’ex Presidente del Consiglio in via Caetani a Roma, dopo 55 giorni di prigionia delle Brigate Rosse. Il giornalista di Cinisi fu assassinato a 30 anni su mandato di Gaetano Badalamenti, boss di Cosa Nostra, nel corso della campagna elettorale, 5 giorni prima della sua elezione a consigliere comunale di Cinisi nelle liste di Democrazia proletaria. Con il suo cadavere, dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani, venne inscenato un suicidio. Solo l’11 aprile 2002, grazie alla guerra combattuta dalla madre di Peppino e dal Centro Impastato, il mafioso Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del giovane attivista. A 34 anni dalla morte il Paese celebra i due …

Ciao 'Cev'

Maurizio Cevenini, ex candidato sindaco del Pd a Bologna nel 2011, si è suicidato questa mattina gettandosi da una delle “torrette” della sede del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna in Viale Aldo Moro. La notizia è stata data nella prima mattinata dal Presidente del Consiglio regionale Emilia-Romagna Matteo Richetti. Cevenini, 58 anni, era consigliere regionale dal 2010 e nel 2011 era stato candidato dal Pd alla carica di sindaco di Bologna, ma aveva dovuto ritirare la propria candidatura dopo essere stato colpito da ictus. Il suo impegno politico nel capoluogo emiliano lo aveva portato a partecipare alle primarie del 2008, nelle quali aveva raccolto oltre il 23% dei voti, piazzandosi alle spalle di Flavio Del Bono. Il “Cev” era conosciuto a Bologna per la sua passione per il calcio e per essere un «recordman» nella celebrazione di matrimoni in Comune dove è stato consigliere sin dal 1995. Sembra però che da tempo fosse depresso. Su Facebook, Cevenini aveva dovuto aprire tre profili, perché uno solo e nemmeno due bastavano a contenere la quantità di persone «amiche» …

"Trent'anni fa l'omicidio di Pio La Torre un agguato che fermò il cambiamento", di Roberto Leone

Quando il direttore de L’Ora, Nicola Cattedra, si affaccia sulla porta del salone della Cronaca, la redazione ribolle ormai da dieci minuti. Sono le 9,40 del 30 aprile 1982 e da un quarto d’ora stiamo impazzendo per sapere qualcosa di più preciso su un delitto appena successo. Dieci minuti prima, dalla radio sintonizzata su polizia e carabinieri, avevamo colto qualche frase smozzicata: “morto… piazza Generale Turba… no, due… forse”. Poche parole, ma abbastanza per capire che era successo qualcosa. Poi, però, solo silenzio sulle frequenze delle volantie dei carabinieri. I numeri delle centrali operative squillavano a vuoto. Dunque, in base alla nostra esperienza, era accaduto qualcosa di “grosso”. Omicidi di mafia e cadaveri eccellenti, picciotti o politici potenti, magistrati e poliziotti: da tre anni la città era un mattatoio. Nulla di strano che anche quella mattina ci fosse stato un delitto “importante”. Il direttore resta sulla soglia e guarda dritto verso l’angolo della “nera”. “Mi ha chiamato il questore – sibila verso Attilio Bolzoni e me – dice che hanno ucciso Pio La Torre”. Dodici …

"Una lapide per ricordare il Duce. Vergogna a Giulino di Mezzegra", di Massimo Franchi

Fascisti vivi e vegeti nel Comasco. Con perfino un prete a benedire loro e la lapide nel luogo dove furono fucilati Benito Mussolini e Claretta Petacci del 28 aprile del 1945.. È successo ieri a Giulino di Mezzegra. A sessantasette anni esatti dalla sentenza di morte decisa dal Comitato di Liberazione Nazionale, la sedicente Unione nazionale combattenti della Repubblica sociale italiana ha pensato bene di celebrare la memoria del (loro) Duce e della sua amante con un cippo di marmo che raffigura un libro aperto con le due effigi in cui Mussolini e la Petacci sono ritratti in abiti civili. L’Unità 30.04.12 Si tratta del secondo tentativo, visto che anni fa gli stessi fascisti appesero una croce nera con il nome del duce sul vicino muro della casa dove Mussolini e la Petacci trascorsero l’ultima notte. In corteo, con una bandiera tricolore con al centro un’aquila, circa duecento nostalgici vestiti quasi tutti con la camicia nera hanno raggiunto il luogo, e quando è stato chiamato ad alta voce il nome di Benito Mussolini, hanno risposto …

"Come un nuovo dopoguerra", di Federico Orlando

Con perfetta sintonia – unità e risanamento –, Napolitano e Monti hanno celebrato il 25 aprile come si conviene a una classe dirigente seria, non accecata dalla retorica e dal fanatismo, e dalla partigianeria che perseguita il “bel paese” da molto prima che Dante tuttavia lo battezzasse così. Chi ha gli anni, o ha studiato un po’ la storia dei secoli italiani Otto e Novecento, ricorda la lunga polemica del dopoguerra tra “risorgimentisti”, che consideravano resistenza e liberazione come l’ultima guerra d’indipendenza, e “comunisti” che la definivano lotta di liberazione sociale e premessa di rivoluzione. Polemica che faceva tutt’uno con le divisioni tra nordisti e sudisti, “vento del nord” e restaurazione dello stato, monarchici e repubblicani, lavoratori e imprenditori, baroni e contadini, laici e clericali, europeisti e nazionalisti, antifascisti e nostalgici, ricostruzione e ristrettezze di bilancio: tutte antinomie superate da un’ondata di buonsenso civile che unì nel profondo, senza annullarne le differenti culture, politici, imprenditori, sindacati, intellettuali, elettori. È a quel buonsenso diffuso che ci hanno richiamato ieri Napolitano dalla piazza di Pesaro e Monti …

"Quando la storia insegna", di Franco Cordero

Cent´anni fa tenevamo banco europeo, sciaguratamente perché l´impresa libica innesca convulsioni balcaniche: Giolitti (quarto ministero) s´è rassegnato all´avventura coloniale sotto la spinta d´un nazionalismo ancora invisibile in aritmetica parlamentare ma influente tra i colletti bianchi più o meno umanisti (lo sostengono industriali dell´acciaio e dello zucchero: «I miei clienti duri e dolci», li chiama Alfredo Rocco, giurista, futuro architetto dello Stato totalitario); se il gioco riesce, terrà quieta la destra aggressiva mentre le Camere votano un´inaudita riforma elettorale (suffragio maschile quasi universale). Dal «Corriere della Sera» D´Annunzio canta le Gesta d´Oltremare in terzine dantesche, dieci canzoni, 8 ottobre 1911-14 gennaio 1912. Albertini gliele paga 1250 lire l´una e tira un milione di copie. Non è più tempo d´empiria giolittiana. Gl´interlocutori naturali nel riformismo socialista perdono quota: smania l´antilibico Benito Mussolini; il «sindacalismo rivoluzionario» dista poco dalle cabale imperialiste. Enrico Corradini, piccolo letterato, ha scoperto la guerra di classe tra Stati e Giovanni Pascoli tiene un discorso che ai miei tempi figurava nelle antologie, «La grande proletaria s´è mossa». In capo a due anni, quando un …

Intervento del Presidente Napolitano in occasione del 67° anniversario della Liberazione

Celebro per il sesto anno, da Presidente, la Festa della Liberazione. L’ho celebrata in città capitali della Resistenza come Genova e Milano, l’ho celebrata, fuori d’Italia, a Cefalonia – che fu teatro di una straordinaria prova di dignità, eroismo e sacrificio dei militari della Divisione Acqui – e successivamente a Mignano-Montelungo dove ebbe il suo battesimo di fuoco il rinato esercito italiano dopo che ci era stato riconosciuto, dalle forze alleate, lo status di paese co-belligerante. Alla mia presenza oggi qui tra voi attribuisco il significato particolare di un richiamo dell’attenzione storica e della memoria collettiva su quelle realtà dell’Italia profonda, popolare e contadina, in cui si radicò, venne combattuta e vinta la Guerra di Liberazione. Territori di antica storia, province di tradizionale laboriosità, piccoli Comuni legati all’agricoltura, in cui si sprigionarono – di fronte all’oppressione e alle angherie nazifasciste- un senso civico, un sentimento nazionale, uno spirito di ribellione e un anelito di libertà che diedero filo da torcere anche alle agguerrite forze tedesche. Fino a concorrere, nel settembre 1944, a quello sfondamento della …